CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 11 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Fede, speranza e carità sono le tre virtù che conducono ogni cristiano verso il Cielo, ha detto questo mercoledì Benedetto XVI in occasione dell’Udienza generale.
Come annunciato la scorsa settimana, il Papa ha cominciato un nuovo ciclo di catechesi dedicato ai grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, soffermandosi in particolare sulla figura di San Giovanni Climaco (in greco, “climaco” significa “quello della scala”).
Giovanni Climaco nacque verso il 575, in un periodo buio della storia, quello delle invasioni barbariche, quando nello sfaldamento delle strutture civili dell’Impero bizantino a reggere fu soltanto la struttura della Chiesa, “che – come ha spiegato il Papa – continuò in questi tempi difficili a svolgere la sua azione missionaria, umana e socio-culturale, specialmente attraverso la rete dei monasteri”.
A 16 anni, diviene monaco, prima di ritirarsi per 40 anni come eremita tra le montagne del Sinai, senza però fuggire dal mondo ma preservando sempre “un amore ardente per gli altri” oltre che per Dio, ha sottolineato il Papa.
La sua fama è legata al suo scritto più famoso, la “Scala del Paradiso”, che diventerà popolarissima e verrà tradotta in latino, siriaco, armeno, arabo e slavo.
“Un trattato completo di vita spirituale – ha detto il Pontefice –, in cui Giovanni descrive il cammino del monaco dalla rinuncia al mondo fino alla perfezione dell’amore”; “un cammino che si sviluppa attraverso trenta gradini, ognuno dei quali è collegato col successivo”.
“L’insieme di questi gradini – ha affermato Benedetto XVI – costituisce senza dubbio il più importante trattato di strategia spirituale che possediamo”.
Una strategia che il Papa ha condensato in tre fasi principali.
La prima, ha detto, “si esprime con la rottura col mondo” per ritornare “allo stato dell’infanzia evangelica”, perché il distacco dalle persone e dalle cose porta a una più intima comunione con Dio.
“La seconda fase del cammino – ha continuato – è costituita dal combattimento spirituale contro le passioni”, anche se secondo Giovanni Climaco “è importante prendere coscienza che le passioni non sono cattive in sé”, ma “lo diventano per l’uso cattivo che ne fa la libertà dell’uomo”; infatti, “se purificate, le passioni schiudono all’uomo la via verso Dio con energie unificate dall’ascesi e dalla grazia”.
La terza e ultima fase è “la perfezione cristiana”, uno “degli stadi più alti della vita spirituale”, sperimentabili dai solitari, i cosiddetti “esicasti”, perché in grado di raggiungere la “quiete dell’anima”. Essa, ha osservato il Papa, prepara alla “preghiera corporea” e, più ancora, alla “preghiera del cuore”.
L’ultimo gradino della scala poggia “sulla trinità delle virtù”: la fede, la speranza e la carità, che non vanno tuttavia intese come “virtù accessibili solo a eroi morali” ma come “un dono di Dio a tutti i battezzati: in esse cresce anche la nostra vita”.
“Fondamentale è la fede, perché tale virtù implica che io rinunci alla mia arroganza, al mio pensiero”, ha detto Benedetto XVI.
Importante “la speranza nella quale trascendiamo le cose di ogni giorno, non aspettiamo il successo nei nostri giorni terreni, ma aspettiamo alla fine la rivelazione di Dio stesso”.
Mentre, “nella carità si nasconde il mistero della preghiera, della conoscenza personale di Gesù. Usiamo dunque di questa ‘scalata’ della fede, della speranza e della carità; arriveremo così alla vera vita”, ha quindi concluso.
Prima di congedarsi, il Papa ha dapprima augurato ai centocinquanta Vescovi amici del Movimento dei Focolari e della comunità di Sant’Egidio “frutti abbondanti” dai rispettivi incontri che li vedono impegnati in questi giorni a Castel Gandolfo e a Roma
Rivolgendo poi un pensiero di solidarietà spirituale agli infermi, nel giorno della Vergine di Lourdes, ha aggiunto: “Rivolga su voi tutti, cari fratelli e sorelle ammalati, il suo sguardo di consolazione e di speranza, e vi sostenga nel portare la croce quotidiana in stretta unione con quella redentrice di Cristo”.