di Gilberto Hernández García
CITTA’ DEL MESSICO, venerdì, 6 febbraio 2009 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo primate dell’Honduras, il Cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, afferma che l’attuale crisi economica ha importanti ripercussioni sullo sviluppo delle famiglie, ma allo stesso tempo che per affrontare questa situazione l’unità familiare sarà un fattore determinante.
Il porporato, presidente di Caritas Internationalis, lo ha detto a ZENIT dopo la sua partecipazione al VI Incontro Mondiale delle Famiglie (IMF), svoltosi a gennaio a Città del Messico.
Lei ha un ampio panorama delle questioni sociali e delle loro ripercussioni sulla famiglia. In questo senso, qual è la problematica che preoccupa di più la Chiesa oggi?
Cardinale Rodríguez Maradiaga: La famiglia stessa; è il punto principale, l’opzione più importante della vita dell’essere umano; rientra quindi nelle nostre preoccupazioni: come fare perché le persone si preparino sempre di più a questa scelta di vita. Tutte le cose grandi si preparano, non si improvvisano, ma molte volte l’opzione più grande della vita che è l’amore, la famiglia, si improvvisa in modo spaventoso. Ci sono famiglie che iniziano per errore e non per una libera scelta. Preparare questa opzione di vita è forse l’obiettivo più grande di ogni evangelizzazione e della pastorale familiare.
Cosa pensa dell’evidente processo di povertà e disuguaglianza di cui soffre l’America Latina e che in molti casi frena lo sviluppo integrale delle famiglie?
Cardinale Rodríguez Maradiaga: Nell’Incontro Mondiale delle Famiglie, un esperto di economia ci ha parlato delle conseguenze della mancanza della famiglia per lo sviluppo economico, per la povertà stessa. Con studi e statistiche ci è stato dimostrato che la salute fisica e quella mentale sono molto migliori nelle famiglie coese piuttosto che in quelle monogenitoriali o disintegrate.
La povertà è molto peggiore nelle famiglie disintegrate che in quelle unite. Per questo ci si è concentrati su vari aspetti: ad esempio sull’istruzione superiore, e sugli ostacoli che si verificano quando ci sono genitori divorziati. Sono aspetti che la stampa sottolinea molto poco, ma vale la pena di concentrarsi su questo.
Si parla del ruolo educativo della famiglia, che alcuni riducono all’educazione scolastica. A questo proposito ci si è concentrati su ciò che significano l’educazione morale in famiglia, l’educazione spirituale, gli aspetti economici e la testimonianza del padre di famiglia, quando tra le vicissitudini della vita è capace di accompagnare con eroismo i propri familiari. Queste sono ricchezze inesplorate e che vale la pena di far conoscere, perché ci sono persone che soffrono e facendo conoscere queste testimonianze si sentono rafforzate.
La povertà è una realtà che nei nostri Paesi cresce anziché diminuire. Ora attraversiamo questa crisi finanziaria molto profonda e si prevede che avrà numerose altre conseguenze.
Alcuni dicono che i Paesi poveri lo sono perché non regolamentano la natalità. Molti governanti lottano contro la povertà con politiche di controllo delle nascite…
Cardinale Rodríguez Maradiaga: Queste politiche di controllo delle nascite sono in realtà di eliminazione della natalità. Contemplano solo una delle prospettive. Si pensa che siamo poveri perché abbiamo molta popolazione e questo è un sofisma. La popolazione è necessaria perché ci sia sviluppo economico; c’è un Paese in America Latina che è stato il primo già negli anni Cinquanta ad applicare riduzioni della natalità. Cosa gli è successo? Non può crescere, e quindi non ha consumatori perché ci siano imprese prospere, deve importare tutto da altri grandi Paesi e ha solo un’economia di sussistenza, non uno sviluppo come dovrebbe essere.
La Chiesa parla chiaramente di paternità e maternità responsabile; la trasmissione della vita è una grande responsabilità da parte dei genitori e non è il prodotto di un disordine; è una grande responsabilità. Così come i Governi hanno la grave responsabilità di cercare il bene comune di tutti i cittadini, e se ci sono cittadini che dovrebbero essere privilegiati sono i poveri e non i ricchi. E’ questo il motivo per il quale la Chiesa, che è Madre, insiste profondamente nella sua Dottrina Sociale sul fatto che la famiglia non è un elemento che non entra nella problematica sociale.
Nella Dottrina Sociale della Chiesa un capitolo molto importante è proprio quello della famiglia, perché in questa si tocca molto da vicino tutto ciò che si riferisce alla problematica sociale. La Chiesa ha chiesto sempre ai Governi di preoccuparsi anche delle famiglie povere.
C’è chi ritiene che la Chiesa privilegi solo i ricchi. Cosa ne pensa?
Cardinale Rodríguez Maradiaga: Chi dice questo non conosce la vita della Chiesa. In primo luogo essa non si riduce alla gerarchia; ogni battezzato è Chiesa. Se vediamo tutti gli sviluppi pastorali nel continente ci rendiamo conto del fatto che la Chiesa ha compiuto un’opzione preferenziale per i poveri.
In Messico c’è un caso unico nel nostro continente: imprenditori e persone molto ricche sostengono l’Istituto Messicano di Dottrina Sociale (IMDOSOC), che educa il popolo proprio perché è convinto che uno dei modi migliori per alleviare la povertà sia l’istruzione; l’IMDOSOC ha concesso borse di studio a studenti di Paesi poveri, tra cui Cuba, che sono venuti in Messico con borse totali, per approfondire lo studio della Dottrina Sociale della Chiesa; per questo non si può generalizzare questa idea. Chi esamina la vita della Chiesa comprende che l’opzione preferenziale per i poveri non è poesia, ma realtà.
A volte si critica la morale cattolica perché si oppone all’uso dei preservativi come soluzione per il problema dell’Hiv/Aids, ma voglio dire che il 27% di tutte le opere che ci sono nel mondo a favore di chi è portatore di questa malattia appartiene alla Chiesa cattolica e riceve appena il 2% del Fondo Globale per l’aiuto ai pazienti con Hiv/Aids. Se parliamo di programmi di costruzione di alloggi, ci rendiamo conto di ciò che significa quando si verificano delle catastrofi. Parlo come presidente di Caritas Internationalis, l’istituzione più rispettata per l’opzione preferenziale per i poveri.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]