CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 4 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Gli insegnamenti e l'esempio di San Paolo sono fonte di “ringiovanimento” per la Chiesa intera, ha detto questo mercoledì Benedetto XVI in occasione della settimanale Udienza generale.

Nella ventesima  e ultima catechesi del ciclo dedicato a San Paolo, iniziato il 2 luglio 2008, il Papa ha raccontato l'ultima pagina della parabola umana dell'Apostolo delle Genti, dove la fine è davvero un inizio.

 “Egli infatti – ha detto il Pontefice – ha lasciato una straordinaria eredità spirituale. [...] E’ ovvio che i Padri della Chiesa e poi tutti i teologi si sono nutriti delle Lettere di san Paolo e della sua spiritualità. Egli è così rimasto nei secoli, fino ad oggi, il vero maestro e Apostolo delle Genti”.

La prima testimonianza sul martirio di San Paolo, ha ricordato Benedetto XVI, risale alla fine del I sec., all’incirca 30 anni dopo la morte dell’Apostolo, ed è stata scritta dal Vescovo di Roma, Clemente, che accenna anche al sacrificio di San Pietro.

Anche Eusebio di Cesarea, nel IV secolo, cita i “trofei” dei due Apostoli, cioè i monumenti sepolcrali che ancora oggi, ha detto il Pontefice, “veneriamo dopo due millenni negli stessi luoghi”: in Vaticano per San Pietro e nella Basilica sulla Via Ostiense per San Paolo.

La descrizione del martirio paolino, ha proseguito Benedetto XVI, si trova negli “Atti di Paolo”, un documento che si fa risalire al II secolo e che attribuisce all’imperatore Nerone la sentenza di morte per decapitazione, avvenuta secondo la tradizione alle Acquae Salviae sulla Via Laurentina, oggi conosciuta con il nome di “Tre Fontane”.

Dopo la decapitazione alle Acquae Salviae, Paolo venne sepolto sempre sulla via Ostiense, secondo la tradizione nella tomba della Matrona Lucilla. Durante la persecuzione di Valeriano (257-258) il corpo venne quindi traslato, insieme a quello di Pietro, nelle catacombe di San Sebastiano, lungo la via Appia Antica.

Nel IV secolo, le spoglie di Pietro tornarono in Vaticano, mentre quelle di Paolo vennero deposte nuovamente nell’antico cimitero sulla via Ostiense. Nel 320 Costantino costruì le due prime Basiliche apostoliche sui sepolcri di Pietro e di Paolo.

Immortale divenne l'insegnamento dell'Apostolo, ha osservato il Papa, come dimostra l’immediata influenza che le sue Lettere ebbero nella prima comunità cristiana.

 “Importante è constatare soprattutto che ben presto le Lettere di San Paolo entrano nella liturgia – ha spiegato il Pontefice, dove la struttura profeta-apostolo-Vangelo è determinante per la forma della liturgia della Parola. Così, grazie a questa 'presenza' nella liturgia della Chiesa, il pensiero dell’Apostolo diventa da subito nutrimento spirituale dei fedeli di tutti i tempi”.

Sant'Agostino, ha ricordato il Papa, dovrà proprio a lui il passo decisivo della propria conversione, mentre San Tommaso d’Aquino ci ha lasciato un commento alle Lettere paoline, che rappresenta il frutto più maturo dell'esegesi medioevale.

Un grande studioso di Paolo fu anche Lutero, il quale “trovò una nuova interpretazione della dottrina paolina della giustificazione”; una interpretazione che poneva “una nuova, radicale fiducia nella bontà di Dio che perdona tutto senza condizione” e che orienterà la spiritualità protestante.

“Nel progresso dell'esegesi – ha poi aggiunto il Papa –, soprattutto negli ultimi duecento anni, crescono anche le convergenze tra esegesi cattolica ed esegesi protestante realizzando così un notevole consenso proprio nel punto che fu all’origine del massimo dissenso storico. Quindi una grande speranza per la causa dell'ecumenismo, così centrale per il Concilio Vaticano II”.
 
“In buona sostanza, resta luminosa davanti a noi la figura di un apostolo e di un pensatore cristiano estremamente fecondo e profondo, dal cui accostamento ciascuno può trarre giovamento”, ha detto.

“Attingere a lui, tanto al suo esempio apostolico quanto alla sua dottrina, sarà quindi uno stimolo, se non una garanzia, per il consolidamento dell’identità cristiana di ciascuno di noi e per il ringiovanimento dell’intera Chiesa”, ha concluso infine.