L'attualità del Magistero teologico di Pio XII

Giuseppe Brienza lamenta la poca attenzione all’enciclica “Humani generis”

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di Antonio Gaspari

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 4 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Fino al 6 gennaio scorso, presso il “Braccio di Carlo Magno“, nel porticato della Basilica di San Pietro, si è tenuta  la mostra dal titolo “Pio XII. L’uomo e il Pontificato (1876-1958)“. Promossa dal Pontificio comitato di scienze storiche, la rassegna si tiene ora a Berlino e, successivamente, sarà anche allestita a Monaco di Baviera.

Attraverso 9 sezioni espositive, la mostra ha raccontato l’intero percorso di vita di Papa Pacelli, tracciandone un profilo che va ben oltre l’immagine ufficiale e le interpretazioni stereotipate acriticamente trasmesse da decenni.

ZENIT ne ha parlato con il dott. Giuseppe Brienza, giornalista pubblicista e corrispondente dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale (ISIIN), che ne ha appena curato una cronaca per il mensile Studi Cattolici (cfr. Pio XII: l’uomo & il pontificato, in Studi Cattolici, anno LIII, n. 575, Milano gennaio 2009, pp. 30-32).

Qual è il significato di una mostra organizzata in occasione del 50° anniversario di Pio XII?

Brienza: Credo che il Pontefice Benedetto XVI abbia voluto questa importante iniziativa, che si associa con altre promosse a livello pontificio, per valorizzare l’eredità lasciata alla Chiesa dal lungo pontificato di Eugenio Pacelli (1939-1958).

In particolare, ricordo come nel discorso che ha rivolto l’8 novembre scorso in Vaticano ai partecipanti al Congresso su “L’eredità del Magistero di Pio XII e il Concilio Vaticano II”, il Papa abbia chiarito nel modo più deciso come quel Concilio ecumenico che spesso viene presentato in antitesi col magistero pacelliano, vale a dire il Vaticano II, sia in realtà in perfetta continuità con la Tradizione della Chiesa, ricevuta ed esposta in modo ammirabile dal Servo di Dio (cfr. Il Papa mostra l’influenza di Pio XII sul Concilio Vaticano II. Nel 50° anniversario della sua morte, ZENIT 11 novembre 2008).

Perché nella sua cronaca della mostra rivolge un’osservazione critica al modo in cui è presentato il Magistero di Papa Pacelli?

Brienza: Il catalogo della mostra [cfr. Philippe Chenaux-Giovanni Morello-Massimiliano Valente (a cura di), Pio XII. L’uomo e il Pontificato (1876-1958), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2008, pp. 237], raccoglie molti autorevoli interventi, la cui ampiezza e varietà, costituiscono altrettanti elementi apprezzabili di questa iniziativa.

La mia critica riguarda la rappresentazione dell’eredità magisteriale di papa Pacelli. Mi pare infatti che vi sia dedicata troppa poca attenzione e, tale aspetto, è tanto più grave se si pensa alle 43 encicliche che segnarono il pontificato e i numerosissimi discorsi con i quali Pio XII affrontò i temi più controversi della sua e nostra epoca.

In particolare, appare discutibile quel “certo irrigidimento” con cui viene etichettata en passant, in uno dei pannelli espositivi, l’enciclica Humani generis che, promulgata da papa Pacelli il 22 agosto 1950, ha avuto tra l’altro il grande merito di aver smascherato e denunciato con decenni di anticipo la grave piaga del relativismo teologico.

Quanto è attuale oggi l’enciclica Humani generis?

Brienza: Tale importante documento pacelliano, da poco ripubblicato in versione tascabile dalle Edizioni Amicizia Cristiana [con una Presentazione (pp. 5-9) del card. Pietro Parente (1891-1986) ed un’Appendice cronologica, a cura dell’Associazione Inter Multiplices Una Vox (pp. 45-60), Chieti 2008, pp. 64], è citata ben 7 volte nel Catechismo della Chiesa Cattolica e costituisce un fondamentale richiamo del Vicario di Cristo contro quel relativismo che, pur affondando le sue radici nel divorzio tra ragione e fede maturata al tempo dell’illuminismo, ancora oggi influenza certe letture o ricostruzioni “liberalistiche”, razionalistiche e, relativistiche, della teologia della Salvezza.

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ZENIT Staff

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