CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 4 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Le posizioni del Vescovo Williamson sulla Shoah erano “non conosciute dal Santo Padre nel momento della remissione della scomunica”, e per questo il presule dovrà “prendere in modo assolutamente inequivocabile e pubblico le distanze” da queste dichiarazioni “per una ammissione a funzioni episcopali nella Chiesa”.
Lo afferma una Nota della Segreteria di Stato vaticana, resa pubblica questo mercoledì, in cui si spiega che la remissione della scomunica ai quattro Vescovi ordinati da monsignor Lefebvre nel 1988 non presuppone la loro riabilitazione nel ministero.
La Segreteria ha ritenuto opportuno emettere la Nota “a seguito delle reazioni suscitate” dalla remissione della scomunica ai quattro presuli della Fraternità San Pio X “e in relazione alle dichiarazioni negazioniste o riduzioniste della Shoah da parte del Vescovo Williamson della medesima Fraternità”.
Il documento consta di tre paragrafi in cui si spiegano motivi della remissione, la situazione dei presuli nella Chiesa e la questione delle dichiarazioni del Vescovo Williamson sull’Olocausto.
Circa il primo aspetto, si osserva che il Papa con questo gesto “ha voluto togliere un impedimento che pregiudicava l’apertura di una porta al dialogo” dopo lo scisma.
“Egli ora si attende che uguale disponibilità venga espressa dai quattro Vescovi in totale adesione alla dottrina e alla disciplina della Chiesa”.
Riguardo la seconda questione, la Segreteria di Stato osserva che la remissione della scomunica “ha liberato i quattro Vescovi da una pena canonica gravissima, ma non ha cambiato la situazione giuridica della Fraternità San Pio X, che, al momento attuale, non gode di alcun riconoscimento canonico nella Chiesa Cattolica”.
“Anche i quattro Vescovi, benché sciolti dalla scomunica, non hanno una funzione canonica nella Chiesa e non esercitano lecitamente un ministero in essa”, sottolinea.
Perché avvenga questo riconoscimento, dichiara la Nota, è “condizione indispensabile” il “pieno riconoscimento del Concilio Vaticano II e del Magistero dei Papi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e dello stesso Benedetto XVI”.
Shoah
Quanto alle dichiarazioni oggetto della polemica, “assolutamente inaccettabili e fermamente rifiutate dal Santo Padre”, la Nota sottolinea che erano “non conosciute dal Santo Padre nel momento della remissione della scomunica”.
“Il Vescovo Williamson, per una ammissione a funzioni episcopali nella Chiesa dovrà anche prendere in modo assolutamente inequivocabile e pubblico le distanze dalle sue posizioni riguardanti la Shoah”, aggiunge il testo.
Il Papa, constata, ha già chiarito la sua posizione nei confronti dell’Olocausto il 28 gennaio, “quando, riferendosi a quell’efferato genocidio, ha ribadito la Sua piena e indiscutibile solidarietà con i nostri Fratelli destinatari della Prima Alleanza”.
Il Pontefice, conclude la Nota, “chiede l’accompagnamento della preghiera di tutti i fedeli, affinché il Signore illumini il cammino della Chiesa. Cresca l’impegno dei Pastori e di tutti i fedeli a sostegno della delicata e gravosa missione del Successore dell’Apostolo Pietro quale ‘custode dell’unità’ nella Chiesa”.