La famiglia, una scuola d'amore

Parla Helen Alvaré, consultore del Pontificio Consiglio per i Laici

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CITTA’ DEL MESSICO, giovedì, 15 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Dove si inizia a promuovere il valore e la dignità della vita in una cultura che si dimostra opposta alla sua protezione? Secondo Helen Alvaré ciò avviene in famiglia.

La docente di Diritto presso la George Mason University lo ha affermato nel corso del VI Incontro Mondiale delle Famiglie, in svolgimento fino a domenica a Città del Messico. Il suo intervento ha avuto come tema “La famiglia e i valori della vita umana”. 

La Alvaré, consultore del Pontificio Consiglio per i Laici, è stata la direttrice della pianificazione e delle informazioni del Segretariato per le Attività Pro-Vita della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti nel 1999-2000.

La docente ha parlato della “genuina crisi della contraddizione” tra gli insegnamenti della Chiesa relativi alla vita “e le politiche e la retorica di potenti Governi e organizzazioni nazionali e internazionali”. 

“C’è anche una proporzionata crisi nel cuore delle donne, degli uomini e delle coppie”, ha aggiunto, “che sembrano credere sempre più che la loro ragione – e le loro preoccupazioni – limitata sull’accettazione di una nuova vita umana sia sufficiente ai loro bisogni e a quelli del mondo”. 

Secondo l’esperta, è “allarmante” il “gap tra l’esortazione della Chiesa a rispettare il ‘linguaggio del corpo umano’ e il dono della vita umana e le posizioni assunte da influenti gruppi e Governi sul matrimonio e sui figli”.

Questo gap, ha aggiunto, è dovuto a “un apprezzamento impoverito e incompleto del significato della vita stessa: servizio d’amore, morte dell’egoismo e via per il ritrovamento di se stessi”.

Scuola d’amore

Chiedendosi come si possano “approcciare le istituzioni che esercitano il potere mondiale […] con la richiesta di rispettare ogni vita umana”, ha suggerito di iniziare dal contesto familiare. 

“Per la maggior parte della gente – ha spiegato –, la famiglia è il luogo in cui si impara ad amare o a non farlo. […] In momenti fondamentali dello sviluppo precedenti all’età adulta, se non comprendiamo i contenuti dell’amore attento, sicuro e generoso da parte della nostra famiglia, per noi sarà difficile se non impossibile capire la questione del dare e ricevere amore”.

La Alvaré ha parlato della famiglia come di una “scuola d’amore” “instancabile” nell’assegnare “compiti sulla materia del dare e ricevere amore”.

Il matrimonio, ha continuato, “ci porta a cogliere il valore e il significato della procreazione; troviamo noi stessi, siamo colti alla sprovvista nella grande impresa del nostro amore che dona una nuova vita”.

“Le circostanze che legano al matrimonio e lo costituiscono lo rendono il luogo in cui la nuova vita può ricevere il suo benvenuto più grande”, ha osservato. “Nel matrimonio, troviamo l’impegno a lungo termine necessario per allevare i bambini fino all’età adulta”.

“Vi troviamo anche maggiore stabilità economica, famiglie estese ben disposte ad assistere i neogenitori e soddisfazione sociale con l’iniziazione delle coppie sposate alla via del sacrificio, della pianificazione a lungo termine e della cura per la generazione successiva”.

Lezioni di vita

La docente di Diritto ha affermato che la famiglia è anche il luogo in cui gli individui imparano molte importanti lezioni di vita: “In famiglia vediamo per la prima volta la costruzione di un ponte tra maschi e femmine, tra giovani e anziani e tra personalità diverse”.

“Nel prendere e dare tra i membri della famiglia, impariamo a modellare i tratti e i doni maschili e femminili. Impariamo il significato del compromesso, dei sacrifici e della condivisione. Impariamo quello che la religione ‘sembra’ quando viene vissuta”.

“Si trasmettono cultura e valori, si scambia capitale sociale e si acquisiscono le abilità pratiche necessarie a vivere in modo indipendente”.

“Nella famiglia, impariamo – perché lo sperimentiamo totalmente con il nostro corpo, la nostra mente, le nostre emozioni e il nostro spirito – il rapporto tra l’amore adulto e la benedizione dei figli”, ha aggiunto. “Non importa quanto spesso accada nella storia, chiunque lo sperimenta se ne meraviglia”.

“Sorprende, quindi, come Giovanni Paolo II ha affermato tanto spesso, che la famiglia sia il luogo in cui abbiamo il primo scorcio del carattere e della qualità dell’amore di Dio?”, ha chiesto.

Rispetto per la vita

La Avaré ha infine presentato la famiglia come il luogo in cui si può misurare la divisione politica tra quanti promuovono il rispetto per la vita e quanti sostengono la conduzione di una vita “degna”.

“L’ho sperimentato regolarmente nel mio Paese”, ha spiegato, “circa la necessità di estendere la nostra immaginazione morale di modo che quanti condannano facilmente l’ingiustizia che vedono – violenza, razzismo, sessismo e altro – possano capire l’ingiustizia che si perpetua in luoghi che non possono vedere, come nelle cliniche abortiste e nei recipienti che ospitano centinaia di migliaia di ‘embrioni sovrannumerari’”.

“Recentemente, ad ogni modo, mi sono chiesta se forse non ci sia nessun messaggio o serie di messaggi per aprire gli occhi della gente sull’intera panoplia di cause a favore della vita umana. Forse, anziché un messaggio, c’è un luogo”.

“Forse c’è un gruppo di persone, e un modo di vita, che può farlo meglio di ogni altro messaggio”. 

Questo luogo, suggerisce, è la famiglia: “La famiglia, che si prende cura automaticamente sia della santità della vita umana che della sua dignità, può mediare e medierà il rispetto per la vita umana in ogni periodo e in tutte le condizioni meglio di qualsiasi formula verbale”.

“Nella famiglia pratichiamo l’amore per la persona umana nella sua integrità – il suo corpo, la sua anima, i suoi doni, la sua promessa, le sue speranze – e amiamo le persone dal primo momento della loro esistenza fino all’ultimo”.

“Non diciamo di volere che il nostro coniuge o i nostri figli o nostra madre abbiano la vita ma non la dignità, o la dignità ma non la vita”. 

“Il matrimonio e il dono dei figli restano tra le più grandi benedizioni che Dio ci ha dato”, ha continuato la Alvaré. “Gli esseri umani nella storia vedranno sempre il volto di Dio in questo amore. La costellazione unica dell’unione, dell’impegno, della fedeltà e dell’apertura alla nuova vita che è il matrimonio continueranno a offrire il porto più sicuro per i bambini che Dio ci affida”. 

“Come nostra Madre Maria, il nostro modello umano, dobbiamo tener conto delle parole di Dio, ‘Non temere’, mentre ci rimettiamo alle cause di Dio nel matrimonio, nella maternità e nella paternità”.

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ZENIT Staff

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