NUOVA DELHI, mercoledì, 14 gennaio 2009 (ZENIT.org).- L'Arcivescovo che dirige la Chiesa indiana durante uno degli episodi più sanguinosi della sua storia ha espresso la sua “profonda delusione” per la risoluzione del Tribunale Supremo sulle atrocità commesse nello Stato dell'Orissa.

Monsignor Raphael Cheenath, Arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, ha definito i documenti che raccolgono le sentenze del Tribunale Supremo indiano sugli attentati contro i cristiani nel Natale 2007 e nel 2008 “terribilmente deludenti”.

Il presule, riferisce un comunicato dell'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) inviato a ZENIT, definisce le sentenze “imprecise”, in chiara opposizione con la stampa indiana, che afferma che il Tribunale ha chiesto di aumentare la sicurezza e incrementare gli indennizzi per le vittime.

Il Tribunale si è pronunciato in risposta a una petizione presentata dall'Arcivescovo, che aveva chiesto l'aumento e l'ampliamento della protezione da parte della polizia e degli indennizzi per quei cristiani che hanno perso la casa a causa dell'ondata di violenze.

Il presule ha segnalato che il Tribunale ha deciso di eseguire dei tagli alla “rapida protezione di polizia” auspicata dal Governo centrale e di stabilire chiari limiti per gli indennizzi.

In un'intervista concessa ad ACS il 12 gennaio, il presule ha detto di essere rimasto “terribilmente deluso leggendo i documenti della risoluzione, perché non riflettono assolutamente quello che dice la stampa”.

Secondo monsignor Cheenath, la stampa ha confuso le argomentazioni presentate per esporre il caso della Chiesa con la sentenza del Tribunale.

A suo avviso, la risoluzione non sarà di grande consolazione per i cristiani del distretto di Kandhamal, nell'Orissa, bersaglio principale delle aggressioni. Molti, ha rivelato, sono ancora troppo spaventati per tornare nelle loro case e stanno lottando per far fronte alle necessità fondamentali con gli indennizzi governativi già distribuiti.

Le famiglie rimaste senza casa, ha spiegato, stanno spendendo tutte le 10.000 rupie consegnate dal Governo per la ricostruzione degli alloggi per procurarsi i beni di prima necessità. Ad ogni modo, sono state promesse altre 40.000 rupie.

“Tra la gente, anche tra i funzionari dell'amministrazione locale, regna ancora la paura – ha confessato –. Questi ultimi sono consapevoli del fatto che la situazione continua ad essere difficile e che non si può costringere la gente ad abbandonare i campi di rifugiati per tornare nei loro villaggi”.

L'Arcivescovo ha affermato che sta già raccogliendo prove dell'enorme necessità di sicurezza e di risorse economiche che presenterà nell'arco di un mese.