Pio XII, beato e dottore della Chiesa?

Un libro rivela il contributo teologico e pastorale di Papa Pacelli

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di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 30 settembre 2008 (ZENIT.org).- “Per la sua saggezza, profondità teologica e zelo pastorale, Pio XII dovrebbe essere proclamato non solo beato ma anche dottore della Chiesa”. E’ quanto propone monsignor Vitaliano Mattioli, docente della Pontificia Università Urbaniana e autore del libro “L’eredità di Pio XII” (Edizioni “Fede & Cultura”).

Monsignor Mattioli, autore di 15 libri e 30 saggi sui temi di storia e bioetica, rivela la grandezza, teologica e pastorale di Pio XII, attraverso l’analisi di alcune encicliche, radiomessaggi e discorsi.

Intervistato da ZENIT, il professore che tiene conferenze anche presso la Pontificia Università Cattolica “Rainha do Sertao” in Brasile, ha spiegato che in molti hanno ridotto il pontificato di Pio XII al rapporto con gli ebrei.

“Seppure la sua opera di assistenza e carità fu straordinaria – ha precisato – si è tenuto poco conto del contributo teologico e pastorale di Pio XII”.

“Pacelli non è stato solo un Pontefice solido dal punto di vista dottrinale – ha aggiunto –. E’ infatti notevole il suo contributo al Concilio Vaticano II”

“Il Cardinale Roncalli fu eletto Pontefice alla fine di ottobre del 1958, e già il 25 gennaio del 1959 aprì il Concilio Vaticano II. Tutti rimasero meravigliati per la tempestività, perché non sapevano che Pio XII aveva preparato tutto”, ha rivelato il prelato.

“Il Cardinale Roncalli – ha aggiunto – faceva parte della commissione dei lavori preparatori al Concilio, che Pacelli già anziano e malato, non sarebbe stato in grado di aprire e gestire”.

Inoltre, Pio XII pensava che il Concilio si dovesse tenere solo dopo un lungo periodo di preparazione del clero.

“La dottrina del Concilio – ha sottolineato monsignor Mattioli – fa riferimento ai documenti preparati da Pio XII. La maggior parte delle citazioni dei documenti del Concilio, il 44%, è di Papa Pacelli”.

Secondo il professore dell’Urbaniana, Pio XII fu “profetico anche sui temi della bioetica”.

“Molti dei temi che affrontò erano assolutamente futuristici, come la fecondazione in vitro e l’inseminazione. Eppure fu in grado di indicare i criteri per valutare con saggezza e rigore i problemi di bioetica”.

“Non è un caso – ha sottolineato il professore – che i padri che hanno elaborato documenti come la Donum Vitae e l’enciclica Evangelium vitae, si sono rifatti alla dottrina e ai fondamenti morali indicati da Pio XII”.

Alla domanda circa le accuse rivolte a Papa Pacelli di essere stato poco sensibile ai temi sociali, perché non avrebbe scritto nessuna enciclica in merito, monsignor Mattioli ha replicato che “in realtà Pio XII era sensibilissimo ai temi sociali ed ha scritto tantissimi discorsi e fatto interventi sui temi del lavoro, delle professioni, delle condizioni dei bisognosi”.

In particolare, c’è un discorso in cui si raccomanda ai Vescovi tedeschi e al clero in generale di “dare il giusto stipendio ai collaboratori laici che lavorano nelle nostre diocesi, perché a volte è l’unica risorsa che hanno per mantenere la famiglia”.

Parlando ai farmacisti Pio XII si raccomandò “di tenere bassi i prezzi delle medicine, perché altrimenti molta gente non le avrebbe potute comprare”.

“Papa Giovanni XXIII ha aumentato gli stipendi dei dipendenti del Vaticano, ma pochi sanno che la decisione, le previsioni in bilancio ed i calcoli erano già stati fatti da Papa Pacelli. Il beato Giovanni XXIII ha attuato quello che Pio XII aveva preparato”.

“Papa Pacelli – ha ribadito monsignor Mattioli – era un Pastore estremamente sensibile alle condizioni del suo gregge. Ascoltava tutti e si commuoveva. Dopo le udienze, che erano due a settimana, il mercoledì e il sabato, si era fatto preparare una stanzetta per confessare la gente”.

“Tornava con le mani ferite, perchè la gente gliele stringeva e le baciava. Era sorridente, paterno, sereno, trasmetteva un’armonia celeste, era chiaramente un uomo di Dio. Quando morì il 9 ottobre 1958, la Radio Tedesca disse: ‘Un faro si è spento sul mondo’”.

“Era intelligentissimo – ha continuato il prelato –. Fino al 1954 quando la sua salute cominciò a vacillare a causa del male allo stomaco, non leggeva mai i discorsi, li scriveva e li ripeteva a memoria, in diverse lingue. In alcuni casi si trattava di discorsi lunghi fino a trenta cartelle. Li scriveva lui perché diceva: ‘se li scrivo me li ricordo’”.

“Insomma – ha concluso monsignor Mattioli – Pio XII è stato un faro che ha illuminato l’umanità in periodi molto cupi della storia. Possa questa luce vieppiù risplendere per indicare ancora all’uomo di oggi la retta via da seguire per non cadere nelle fitte tenebre dell’errore”.

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ZENIT Staff

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