MILANO, venerdì, 26 settembre 2008 (ZENIT.org).- Per iniziativa del Centro Culturale Cattolico San Benedetto si è svolto a Milano, il 18 settembre, presso l’oratorio San Luigi della parrocchia di santa Apollinare, un incontro sul tema “Ambiente: quale speranza?”.
Secondo Luca e Paolo Tanduo, i gemelli che dirigono il centro culturale e che hanno promosso e organizzato l’incontro, lo scopo era quello di “affrontare le tematiche ambientali considerando l'uomo non come il problema ma come risorsa” con l’intento di “sviluppare un parametro culturale ottimista, diverso da quello dominante, non più basato sul conflitto tra attività lavorative e ambiente”.
Nell’ambito dell’incontro il prof. Ernesto Pedrocchi, Ordinario di Energetica del Dipartimento di Energetica al Politecnico di Milano, ha analizzato le diverse fonti energetiche utilizzate dall’umanità, illustrando il ruolo ed il futuro dell’energia nucleare.
Il docente, autore di più di 125 tra libri e lavori scientifici, ha fatto presente che dall’incidente di Chernobyl (1986) si è avuto quasi un raddoppio dell’energia annua prodotta da impianti nucleari, e che in termini futuri nel solo 2007 nel mondo risultano in costruzione 34 nuovi reattori, mentre 38 sono stati programmati, 100 pianificati e 200 proposti.
Il prof. Pedrocchi, che ha appena pubblicato insieme a Carlo Lombardi il libro “Introduzione all’energia nucleare” (edizioni Polipress del Politecnico di Milano), ha spiegato che la fonte nucleare è più vantaggiosa ed efficiente perché utilizza un combustibile, l’uranio, che a parità di massa produce 10.000 volte più energia del petrolio.
“Inoltre – ha aggiunto – l’uranio è presente a diverse concentrazioni in tutto il suolo e l’acqua terrestre”, e “con le nuove tecnologie autofertilizzanti, diventerà praticamente inesauribile”.
Per quanto riguarda le scorie, il prof. Pedrocchi ha respinto l’allarmismo diffuso, cercando di far capire la dimensione del problema.
“Un reattore nucleare di 1000 MWe di potenza – ha spiegato – produce ogni anno 4 metri cubo di scorie vetrificate” per questo “si può calcolare che durante tutta la vita di un reattore nucleare si producono rifiuti corrispondenti ad un appartamento di dimensioni medie”.
“Mentre – ha rilevato – una centrale a carbone di pari potenza produce ogni anno circa 40.000 metri cubi di ceneri e rifiuti che contengono 3000 metri cubi di metalli tossici che non possono essere dispersi nell’ambiente. A questi si aggiungono i fumi rilasciati dal camino”.
In termini di sicurezza, secondo il docente di Energetica, proprio perché più potente e sofisticato, l’impianto per la fonte nucleare è progettato e costruito con maggiore cura, attenzione e investimento, al fine di “garantire la massima sicurezza e il minimo rischio di perdita di radiazioni”.
Per il prof. Pedrocchi sono questi i motivi che stanno spingendo la maggior parte dei Paesi nel mondo a preferire la fonte nucleare.
Antonio Gaspari, coordinatore del master in Scienze Ambientali della Università Europea di Roma (UER) ha respinto l’ideologia catastrofista, che, “in nome di una distorta concezione dell’umanità e dell’ambiente, ha promosso i piani di controllo demografico e la riduzione delle attività lavorative”.
Gaspari che ha pubblicato più di dieci libri e centinaia tra saggi e articoli sui temi ambientali, ha spiegato che “non basteranno le soluzioni offerte dalla tecnologia per risolvere i problemi ambientali e garantire il bene comune”.
Secondo il coordinatore del Master della UER, per “il buon governo dell’umanità e dell’ambiente c’è bisogno di un progetto culturale finalizzato alla ricerca di verità, giustizia e bellezza”.
“Una cultura – ha concluso Gaspari – che utilizzando la grammatica dell’ecologia umana indicata dai Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI vada a promuovere i diritti della persona, la centralità della famiglia, la dignità del lavoro, la libertà di educazione, lo sviluppo integrale ed il bene comune”.