MUMBAI, martedì, 23 settembre 2008 (ZENIT.org).- Un sacerdote e due laici sono stati assassinati nelle ultime ore in India, secondo quanto ha reso noto ieri l’agenzia cattolica “AsiaNews”. Nel frattempo, continuano gli attacchi a chiese e centri cristiani negli Stati di Chhattisghar, Orissa, Madhya Pradesh, Karnataka e Kerala.
Il sacerdote cattolico assassinato si chiamava Samuel Francis e apparteneva alla Diocesi di Meerut (Agra, a 400 km da Nuova Delhi). Era conosciuto per la sua vita ascetica secondo la tradizione indiana e perché era un promotore carismatico del dialogo interreligioso, sia con gli indù che con i musulmani. Il suo corpo è stato trovato con le mani legate e con ferite alla testa nell’ashram (monastero) in cui viveva.
I corpi di altri due cristiani sono stati ritrovati fatti a pezzi e gettati in una cisterna nello Stato dell’Orissa. Uno di loro era stato catturato dagli estremisti mentre cercava di fuggire con la sua famiglia in un campo di rifugiati.
Secondo quanto ha denunciato il Consiglio delle Chiese dell’India (All India Christian Council), solo nell’Orissa sono già stati uccisi 37 cristiani, tra cui due pastori protestanti; più di 4.000 case sono state date alle fiamme e circa 50.000 fedeli sono fuggiti nei campi di rifugiati o nella foresta.
Gli obiettivi principali dei radicali, denuncia il Consiglio, sono i sacerdoti, le monache e le loro famiglie, che devono anche nascondere la propria identità nei campi di rifugiati per non essere intercettati dalla polizia o dagli estremisti.
Sono stati registrati anche nuovi attacchi contro alcune chiese a Bangalore, dove sono state profanate le specie eucaristiche, e due chiese di rito siro-malabar nel Kerala, considerate patrimonio storico e risalenti al Medioevo (una di queste, la cattedrale dei Giacobiti, fu costruita nell’825).