Pio XII e i mass media

Intervista con Umberto Tarsitano, autore di un libro sull’argomento

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di Miriam Díez i Bosch

ROMA, giovedì, 18 settembre 2008 (ZENIT.org).- L’atteggiamento positivo della Chiesa nei confronti dei media si deve a un Papa: Pio XII.

Lo sostiene Umberto Tarsitano, portavoce del Vescovo della diocesi di San Marco Argentano – Scalea e docente di Comunicazione sociale presso l’Istituto di Scienze Religiose “San Ciriaco Abate” di Belvedere Marittimo, nel suo libro “Il Messo di Dio Pio XII e i mass media”, con Prefazione di Giulio Andreotti (Edizioni Lulu 2008).

Pio XII non sembra a prima vista un Papa mediatico come Giovanni Paolo II. Lo era veramente?

Tarsitano: Vi è un rapporto costante tra i media e questo Papa. Già suo padre è tra i fondatori dell’Osservatore Romano, vive in famiglia le dinamiche del giornale.

Negli anni in cui è segretario di Stato, durante il pontificato di Pio XI, con Marconi, ha un ruolo determinante alla nascita di Radio Vaticana. Più volte e costantemente incontra i giornalisti.

Si occupa nei suoi scritti di radio, cinema, televisione. Gira un film – “Pastor Angelicus” – in cui illustra la vita dentro il Vaticano. Analizza più volte il rapporto delle masse con gli strumenti della comunicazione. A fine del suo Pontificato scriverà l’Enciclica “Miranda Prorsus”, che rappresenta la sintesi della dottrina della Chiesa Cattolica circa la comunicazione.

La visione positiva da parte della Chiesa del ruolo dei mezzi di comunicazione si ha grazie a Papa Pio XII. Si ha inoltre la consapevolezza del ruolo evangelizzatore della comunicazione. Pio XII traccia la strada alle novità del Concilio Vaticano II anche in ordine alla comunicazione sociale.

In un suo scritto, Papa Pio XII riconosce alla comunicazione “il più prezioso dei servizi sociali”, coniando già nel 1955 il termine che successivamente è stato adottato dal Concilio Vaticano II nella definizione dei media quali strumenti della comunicazione sociale.

Sono molti gli interventi di Pio XII sui media tenuti durante le tante udienze. Dagli scritti di Papa Pacelli sulla mondo dei media si coglie un interesse del Papa ad approfondire anche taluni aspetti tecnici e scientifici.

L’eredità di Pio XII è in parte ancora da scoprire. Per ciò che concerne i media, buon erede di Pio XII è stato sicuramente Giovanni Paolo II.

Lei suggerisce che sarebbe utile approfondire lo stretto rapporto nell’ambito della comunicazione tra Eugenio Pacelli e Karol Wojtyla. Perché?

Tarsitano: Così come sottolinea nella postfazione al libro la professoressa Annalisa Venditti, nel 1947 Karol Wojtyla era giovane studente in Roma e durante un’udienza Pio XII e il futuro Giovanni Paolo II ebbero modo di scambiarsi alcune battute. Oltre al contatto durante l’udienza, Pio XII è stato il Papa degli anni della formazione di Wojtyla.

Karol Wojtyla sicuramente ha approfondito il Magistero di Papa Pacelli. Il futuro Papa conosceva, ad esempio, come l’Anno Santo del 1950 era diventato uno dei primi eventi con la partecipazione della grandi masse. Ancora ad esempio, sarebbe interessante capire da dove nasceva l’interesse e l’impegno del giovane Wojtyla nel teatro…

Pio XII, un Papa spesso criticato e al centro del dibattito storico. Per lei è stato frainteso?

Tarsitano: Eugenio Pacelli è stato Papa negli anni più terribili del Novecento. Le aberrazioni dei regimi totalitari, le tensioni a livello mondiale, i cambiamenti epocali vissuti, hanno certamente reso non facile un ruolo così importante.

Al tempo stesso la straordinarietà della persona, dotato di un alto senso di diplomazia e fortemente legato alla visone evangelica della vita, hanno fatto epidermicamente incarnare in questo Pontefice non solo il ruolo di Vicario di Cristo in terra ma anche quello di Messo di Dio: Colui – così come dice Dante Alighieri – che è “dal ciel messo”.

I mass media hanno avuto, dopo la morte di Papa Pacelli, un ruolo di cassa di risonanza di taluni aspetti sensazionali che gli storici di diversa estrazione non hanno condiviso. Gli storici che parlavano a difesa di Pio XII spesso non hanno avuto molto spazio da parte dei media.

Il film “Il Vicario” del 1964, di Hochhut ha diffuso l’equivoco di Pio XII quale persona codarda e antisemita, e ha contribuito non poco a sviare la verità.

I comunicatori che avranno modo di conoscere gli aspetti legati al mondo dei media, riscopriranno la grandezza di questo Pontefice.

E cosa possono imparare del rapporto tra Pio XII e l’opinione pubblica?

Tarsitano: Negli anni dei regimi, l’opinione pubblica era soggiogata ai voleri dei dittatori. Successivamente nel dopoguerra il rischio della mancanza di una pubblica opinione era costituito dai cambiamenti epocali in atto.

Papa Pacelli cercava di far arrivare un messaggio forte alle coscienze, e al tempo stesso riconosceva nella stessa Chiesa cattolica il diritto alla formazione dell’opinione pubblica.

Per Pio XII era salutare nella Chiesa, la formazione di una pubblica opinione, naturalmente per le questioni lasciate alla libera discussione. Pio XII anche in questa materia traccia la strada al Concilio Vaticano II.

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ZENIT Staff

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