Maria, pilastro della fede dei cristiani, spiega monsignor Marchetto

Interviene al Convegno della Rete Europea dei Santuari Mariani

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SARAGOZZA (Spagna), mercoledì, 10 settembre 2008 (ZENIT.org).- “Come in ogni costruzione il pilastro portante sostiene l’edificio, così Maria fa con la nostra fede attraverso la sua preghiera d’intercessione”, ha affermato questo mercoledì l’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Il presule ha partecipato al Convegno della Rete Europea dei Santuari Mariani, in svolgimento a Saragozza (Spagna) dal 10 al 12 settembre, con un intervento sul tema “Principio petrino e mariano nella Chiesa espresso nei santuari mariani”.

Ricordando che a Maria è dedicata a Saragozza la Basilica di Nostra Signora del Pilar e che secondo la leggendo nel 40 d.C. la Vergine si recò nella città spagnola per confortare l’Apostolo San Giacomo mentre predicava il Vangelo, lasciandogli come testimonianza una colonna (il pilar, appunto), il presule ha sottolineato che simbolicamente Maria “offre il ‘Pilastro’ della sua fede a coloro che esitano, dubitano e camminano a tentoni fra oscurità e luce, non scegliendo fra via retta e via della perdizione”.

Chiedendosi perché il cristianesimo sia forse la religione che annovera il maggior numero di luoghi di culto, dedicati in prevalenza a Maria, il presule ha risposto che ciò è dovuto al fatto che “la Vergine Maria è il santuario vivente del Verbo di Dio, l’Arca dell’alleanza nuova ed eterna”.

“I santuari mariani si rivelano veri pilastri nell’annuncio di Cristo”, ha proseguito, perché “Maria non solo ci ha donato il Signore, ma tuttora ci conduce a Lui attraverso il Suo esempio e il Suo messaggio”.

La missione dei santuari mariani è quindi quella di “proporre Maria come modello da seguire, ma soprattutto come cammino per arrivare a Cristo, che è il Signore e la fonte della salvezza”.

Fin dai primi secoli del cristianesimo, il credente ha avvertito l’esigenza di recarsi in pellegrinaggio in “un luogo particolarmente significativo per la sua fede, per il desiderio di conoscere e ritrovare le sue radici e seguire anche le orme degli apostoli”, ha constatato l’Arcivescovo.

Con il tempo, “il pellegrinaggio è divenuto ancor più cammino di preghiera e di penitenza”, incrementato negli ultimi 30 anni anche dai numerosi viaggi apostolici dei Papi ai santuari mariani.

Maria, del resto, offre un grande esempio ai fedeli, perché la sua forza d’animo ai piedi della croce stimola ad affrontare le avversità della vita con forza e coraggio.

“Infatti, quale sofferenza è più grande di quella di una madre che assiste alla morte del proprio figlio? – ha chiesto monsignor Marchetto -. Eppure Maria ci offre l’esempio di una presenza dolorosa ma coraggiosa, in piedi al fianco del figlio sul Calvario, nella preghiera straziante ma nella fiducia incondizionata al Padre che è nei cieli”.

“La maternità di Maria – ha ricordato – si compì ai piedi della croce sul Golgota, dove Gesù morente La affida all’apostolo Giovanni, il quale a Lei pure era stato consegnato in un nuovo vincolo tra Madre e Discepolo, per saldare indissolubilmente la maternità divina e la maternità ecclesiale”.

I santuari, ha continuato il presule, sono considerati anche “luoghi privilegiati per pregare per la pace tra i popoli, così precaria nella nostra epoca”. Alcuni sono visitati anche da non cristiani, e per questo motivo “offrono occasioni di dialogo e di sereno confronto”.

In alcune Nazioni, infatti , “i pellegrinaggi hanno svolto un ruolo chiave di unione fra i fedeli cristiani, della Chiesa cattolica e di quelle di rito orientale, ma anche fra i componenti delle comunità ebraiche e musulmane, consentendo una convivenza pacifica tra le diverse confessioni e religioni”.

“La loro forza d’attrazione è stata superiore alle difficoltà imposte da politiche repressive e la loro influenza si è sentita, oltre che in ambito religioso, anche in quello educativo, solidale, sociale e culturale”.

Allo stesso modo, i santuari mariani sono “luoghi in cui un’adeguata catechesi può tradursi in vera e propria evangelizzazione, con purificazione anche della pietà popolare e della spontaneità”.

“Si compie un pellegrinaggio per convertirci di cuore, per chiedere perdono e liberarsi dalla colpa, per avere la grazia di essere un malato cristiano, per intercedere per gli altri, per esternare riconoscenza”, ha avvertito.

Considerata l’importanza dei santuari e dei pellegrinaggi, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti “ha una specifica competenza per i pellegrini, persone che viaggiano per motivi legati alla vita spirituale, ‘motivi di pietà'”, perché “questa esperienza deve contribuire alla loro formazione morale e religiosa, con l’aiuto delle Chiese locali che prestano adeguata assistenza pastorale”.

In questo contesto, si tratta di “promuovere un’assistenza prima, durante e dopo il pellegrinaggio, monitorando le diverse tradizioni, vagliando le nuove iniziative” e favorendo “la diffusione d’informazioni fra i Paesi”.

A tale scopo, ha concluso l’Arcivescovo, accanto ad alcuni documenti, il dicastero vaticano organizza periodicamente Convegni regionali specifici con la collaborazione di una Chiesa locale ospitante per “agevolare l’incontro tra i rettori dei santuari e i direttori dei pellegrinaggi di uno stesso continente affinché possano conoscersi reciprocamente, mettere in comune le loro capacità e migliorare i servizi, in ambiti sociali non distanti per usi e tradizioni”.

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ZENIT Staff

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