Omelia del Cardinal Bagnasco per la solennità della Madonna della Guardia

GENOVA, domenica, 31 agosto 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata dal Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in occasione della solennità della Madonna della Guardia.

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Come ogni anno siamo riuniti sotto lo sguardo della Madonna della Guardia per rendere l’omaggio a Colei che da secoli veglia sulla nostra Chiesa e sulla Città. A Lei ci rivolgiamo con la fiducia dei figli, sapendo che della Madre ci si può sempre fidare, sempre si è ascoltati, compresi e, in qualche buona forma, soccorsi. Tutti sappiamo che da questo sacro monte si ridiscende rincuorati per riprendere le responsabilità della vita, con le sue gioie e le sue prove. 

Quest’anno, il nostro pellegrinaggio è segnato da una particolare preoccupazione. La Madonna della Guardia guarda Genova, ma guarda anche il mondo. E in questo momento le tensioni sono molteplici e gravi. Mi riferisco alla situazione del Caucaso che ha messo in seria difficoltà le relazioni Est Ovest, riesumando fantasmi che speravamo sepolti per sempre. Ma quante altre situazioni, dimenticate ma per nulla risolte, di guerre locali, di conflitti e di ingiustizia, sono presenti in tante parti del mondo, a partire dal continente africano! I mezzi di comunicazione di solito non ne parlano, ma i missionari – religiosi e laici – là vivono ogni giorno insieme alle popolazioni colpite, insieme alla povera gente, che – come sempre – è sempre più esposta, soffre e muore. Interessi politici ed economici la fanno da padroni sulle spalle di chi non ha voce: spesso l’unica voce resta quella dei Pastori.

Che cosa possiamo fare noi? Qui, ai piedi della Santa Vergine, il nostro primo compito è pregare, pregare seriamente e fare penitenza. Offrire alla Madonna, per i troppi nostri fratelli che vivono la brutalità delle guerre, i nostri sacrifici, le rinunce a piccoli benesseri, perché, nell’economia della grazia e della comunione dei santi, possano sollevare i gravissimi disagi ai quali tanti fratelli sono sottoposti. E poi, partecipare a quanto la Caritas nazionale – attraverso le Caritas diocesane – sta operando per portare in quei territori i soccorsi di prima necessità. Speriamo che l’opinione pubblica, sempre così pronta a essere visibile e rumorosa in occasioni simili, si mostri altrettanto presente ed efficace. 

Ma vi è anche un’altra situazione molto triste di sofferenza e di morte, sulla quale non sento particolari reazioni di sincero sdegno, di condanna e di richiamo: le persecuzioni sanguinose contro i cristiani in alcuni Paesi del mondo. La libertà religiosa è un diritto umano preciso che fa parte della Carta dei Diritti Universali; dovrebbe ormai appartenere alla coscienza dell’umanità. Ma così purtroppo non è, perché non tutto ciò che è scritto sulle Carte – anche le più solenni – è scritto anche nelle menti e nei cuori. La Chiesa da sempre annuncia il Signore Gesù e, attorno al Vangelo, nasce la comunità cristiana. Da sempre, come conseguenza della fede che ci ricorda che Dio è Padre e che tutti siamo uguali e fratelli, la Chiesa interviene là dove c’è bisogno della promozione umana e sociale. La salvezza che Cristo ha portato riguarda l’anima, ma investe tutto l’uomo, la sua vita, la società. La carità della Chiesa è aperta a tutti e non discrimina in base a nulla, tanto meno in base alla fede: questo accade in Italia come nel resto del mondo.

Viene da chiederci se si possa negare l’aiuto umano per non suscitare negli altri simpatia, benevolenza, vicinanza. In una parola, quello che oggi viene interpretato come colpevole «proselitismo»! L’adesione alla fede cristiana è un atto libero di ognuno, e la carità è di natura sua aperta a tutti i bisognosi e i sofferenti. 

La Chiesa non ha paura delle persecuzioni, comunque si presentino: fanno parte della fede. Duemila anni di storia ne sono segnati in modo luminoso, ricordando le parole di Tertulliano: «Sanguis Martyrum, semen christianorum». Ma non possiamo non alzare la voce – come ha fatto il Santo Padre Benedetto XVI – e dire che è ingiusto, e che la libertà religiosa e di culto è un diritto per tutti nel rispetto della sicurezza sociale. Se la giustizia è – come ricorda san Tommaso – «dare a ciascuno il suo», essa comincia proprio dal riconoscere questo fondamentale diritto, fonte di ogni altro.

Cari Amici, mentre esprimiamo qui, ai piedi della Madonna della Guardia, il nostro desiderio di giustizia e di pace per noi, per le nostre famiglie, e per quelle terre oggi particolarmente ferite, affidiamo a Lei i nostri fratelli che vivono le sofferenze delle guerre, i loro morti, e chiediamo per i responsabili delle Nazioni l’onestà, la saggezza. Raccomandiamo alla Santa Vergine i cristiani perseguitati, le loro comunità, i Pastori, perché dall’esempio del martirio trovino ulteriore coraggio e forza per testimoniare la fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Quel coraggio, quella forza e quella fedeltà che, per il loro sangue, chiediamo a Dio anche per tutti noi.

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ZENIT Staff

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