Ombre sulle Olimpiadi di Pechino

La Cina fuori dal podio dei diritti umani

Share this Entry

di padre John Flynn, L.C.

ROMA, domenica, 31 agosto 2008 (ZENIT.org).- I risultati spettacolari della Cina nelle ultime Olimpiadi non trovano tuttavia prestazioni corrispondenti nell’ambito del rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa. 

La pesante repressione dell’opposizione tibetana di qualche mese prima dell’inizio dei Giochi non aveva lasciato dubbi sulla ferma volontà delle autorità cinesi di tacitare ogni forma di opposizione. La stessa impressione si era avuta con la repressione delle attività cristiane qualche giorno prima dell’apertura dell’evento olimpico.

Le autorità cinesi avevano ordinato al pastore protestante Zhang Mingxuan di lasciare Pechino per l’intera durata delle Olimpiadi, secondo l’edizione del South China Morning Post del 1° agosto. Negli ultimi 22 anni, l’ex uomo d’affari ha svolto un’opera di evangelizzazione non autorizzata in tutta la Cina. 

Nell’ultimo decennio egli ha avviato più di 10 chiese domestiche: comunità di cristiani non ufficiali o non registrate. Di queste solo tre sono rimaste operative, mentre le altre sono state chiuse dalle autorità.

Secondo un servizio del 7 agosto della Union of Catholic Asian News, questo predicatore protestante non era l’unico obiettivo: diversi altri Vescovi e preti non affiliati alla Chiesa cattolica ufficiale sarebbero stati oggetto del divieto, emesso verso la fine di luglio, di amministrare sacramenti o di svolgere attività pastorale. 

Riguardo la situazione a Pechino, la UCA News ha riportato informazioni fornite da attivisti della Chiesa clandestina secondo cui dagli inizi di agosto la maggior parte dei sacerdoti che operava nella capitale è stata costretta a tornare nei propri luoghi di origine e a restarci fino alla fine delle Olimpiadi.

In questo contesto, mentre alcuni avevano sperato che i Giochi avrebbero aperto la Cina al resto del mondo, sembra invece che sia avvenuto l’esatto contrario, secondo un servizio sulla situazione generale pubblicato dal National Catholic Register nella sua edizione del 10-16 agosto. 

Il Register ha riportato stime secondo cui in Cina risiedono 12 milioni di cattolici e 70 milioni di protestanti . Di questi, la maggior parte appartiene alle Chiese clandestine cattolica e protestante.

Nell’arco dell’ultimo anno, più di 600 protestanti sono stati arrestati o detenuti e a 38 di questi è stata comminata una pena superiore a un anno di reclusione, secondo l’articolo. Per quanto riguarda i cattolici, circa 35 Vescovi della Chiesa clandestina si trovano in carcere, agli arresti domiciliari o latitanti, in base ai dati citati dal Register

Restrizioni più severe

Steve Mosher, presidente del Population Research Institute, ha riferito al Register che centinaia di missionari sono stati espulsi dalla Cina. “Vi è stata una stretta in tutto il Paese”, ha affermato. 

All’interno del villaggio olimpico, gli atleti avevano a disposizione luoghi di culto e dozzine di sacerdoti, ma questa libertà non ha superato i confini di quella zona, secondo un articolo sui diritti religiosi in Cina pubblicato il 10 agosto dal Washington Post.

L’articolo ha confermato le notizie di maggiori restrizioni da parte delle autorità, tra cui arresti di leader religiosi, diniego di visti ai missionari stranieri e chiusura di luoghi di culto. 

Diversi seminari di Pechino, inoltre, sono stati chiusi perché non erano registrati presso gli enti pubblici riconosciuti.

“Una causa importante delle maggiori restrizioni sono riconducibili alle Olimpiadi. Quest’anno, i leader cinesi si trovano di fronte a maggiori pressioni provenienti dai gruppi esterni, dalle chiese domestiche e persino da singoli cittadini comuni”, ha riferito al Washinton Post Fan Yafeng, professore di Diritto presso l’Institute of Law della Chinese Academy of Social Sciences e leader della chiesa domestica Sina, che conta 80 membri. 

Durante le Olimpiadi alcuni missionari provenienti dagli Stati Uniti hanno tentato di entrare in Cina per distribuire la Bibbia, ma il loro tentativo è fallito poiché la polizia doganale cinese ha confiscato il materiale, secondo l’Associated Press del 17 agosto.

Quattro missionari dell’organizzazione Vision Beyond Borders erano arrivati all’aeroporto della città di Kunming con l’intenzione di distribuire volumi della Bibbia alle persone del luogo. L’organizzazione, con sede a Sheridan, nel Wyoming, distribuisce Bibbie e altri documenti cristiani in tutto il mondo allo scopo di “rafforzare la Chiesa perseguitata”, secondo il loro sito Internet.

Fallimento olimpico

Sulla più ampia questione del rispetto dei diritti umani in Cina, l’organizzazione Freedom House ha recentemente pubblicato “China and the Olympics“. Secondo l’organizzazione – con sede a Washington -, Pechino avrebbe intensificato la propria azione repressiva durante la preparazione alle Olimpiadi.

Freedom House ha osservato che i giornalisti cinesi godono di minore libertà oggi rispetto al 2001, quando il loro Paese è stato scelto come sede dei Giochi olimpici. Non solo sono ancora sottoposti a indottrinamento marxista, ma il Dipartimento centrale per la propaganda arriva a dettare i contenuti attraverso direttive quotidiane.

I Giochi hanno portato anche all’espropriazione di più di 1 milione di abitazioni per consentire l’erogazione di nuovi servizi. Le autorità hanno inoltre arrestato centinaia di persone che si sono recate a Pechino in qualità di “ricorrenti” contro abusi commessi da funzionari locali

Un articolo pubblicato il 2 agosto dal Washington Post ha confermato questa versione, affermando che i Giochi olimipici sono diventati l’occasione per prendere provvedimenti contro “dissidenti, persone moleste e scontente”.

L’articolo riporta le affermazioni di alcuni esperti sui diritti umani, secondo cui migliaia di persone sarebbero state arrestate nelle repressioni precedenti alle Olimpiadi.

Anche alcune organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno accusato la Cina di un aumento nelle violazioni dei diritti fondamentali. Secondo un comunicato stampa di Human Rights Watch emesso il 6 agosto, il periodo precedente alle Olimpiadi “è stato segnato da una ben documentata ondata di violazioni dei diritti di libera espressione e di associazione, e della libertà di informazione”.

Tra i punti sollevati da Human Rights Watch vi sono le vessazioni e restrizioni nei confronti dei media stranieri, commesse peraltro in contrasto con le promesse fatte dalla stessa Cina quando è stata scelta come sede dei Giochi. Il comunicato stampa osserva anche che le autorità hanno allontanato da Pechino i lavoratori immigrati, i mendicanti e altre persone “indesiderabili” prima dell’inizio delle Olimpiadi.

Nessuna protesta

Le autorità hanno poi preso le misure idonee ad evitare ogni protesta durante l’evento. Come concessione hanno annunciato la creazione di siti speciali in cui le proteste autorizzate avrebbero potuto aver luogo.

Nonostante questo il 19 agosto il Los Angeles Times ha riferito che le autorità cinesi non hanno approvato nessuna delle 77 domande ricevute da persone che avrebbero voluto protestare regolarmente in questi siti.

L’articolo ha citato informazioni pubblicate dalla New China News Agency, un’agenzia di Stato, secondo cui 74 domande erano state ritirate in quanto i problemi sollevati erano stati “adeguatamente presi in considerazioni dalle competenti autorità o dipartimenti, attraverso procedure di consultazione”. Le altre tre domande non erano state accolte.

Le autorità hanno potuto quindi evitare le proteste locali, ma non hanno potuto tenere sotto controllo i numerosi rapporti dei media internazionali sulle violazioni dei diritti umani. France 24, un’emittente televisiva francese, ha mandato in onda u
n documentario sui trapianti di organi illegali in Cina. 

Secondo un comunicato stampa pubblicato il 7 agosto dall’emittente, centinaia di stranieri benestanti si rivolgono alla Cina come scorciatoia per ottenere i trapianti di organi necessari alla loro sopravvivenza.

La fonte di questi organi, secondo France 24, sono tuttavia prigionieri condannati a morte e non consenzienti. Il comunicato stampa ha riferito che ogni anno in Cina vengono eseguite dalle 2.000 alle 10.000 sentenze alla pena capitale. Secondo Amnesty International, il 90% degli organi oggetto di trapianti in Cina proviene da prigionieri condannati a morte. 

France 24 ha affermato che le autorità riconoscono l’esistenza di questa pratica, ma sostengono che i prigionieri diano il loro consenso. D’altra parte, il servizio francese ha riferito di prove provenienti dai parenti di alcuni condannati a morte secondo cui gli interessati non avrebbero acconsentito. 

Intanto, dall’altra parte del globo, Benedetto XVI – in vacanza nel nord Italia – ha visitato la città natale di San Giuseppe Freinademetz, un missionario italiano che ha trascorso gran parte della sua vita in Cina. “È importante che questo grande Paese si apra al Vangelo”, ha osservato il Papa.

“E San Giuseppe Freinademetz ci mostra che la fede non è una alienazione per nessuna cultura, per nessun popolo, perché tutte le culture aspettano Cristo e non vanno distrutte dal Signore: giungono anzi alla loro maturità”, ha aggiunto il Pontefice. Una maturità che in Cina ancora manca.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione