L'Arcivescovo Marchetto invita a "investire" sui giovani zingari

In vista del Congresso su “I giovani zingari nella Chiesa e nella società”

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 31 agosto 2008 (ZENIT.org).- Investire sui giovani zingari in quanto protagonisti delle loro società nel futuro è l’invito rivolto dall’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in vista del VI Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari, che avrà luogo a Freising (Germania) dal 1° al 4 settembre.

Saranno oltre 150 i partecipanti all’evento, che si confronteranno sul tema “I giovani zingari nella Chiesa e nella società”.

“I giovani di oggi sono coloro che formeranno la società di domani, nelle loro mani è il futuro delle nazioni”, ha spiegato il presule in un’intervista concessa alla “Radio Vaticana”. “Su di essi è concentrata l’attenzione e le attese degli Stati per un domani magari migliore”. 

Per questo motivo, ha aggiunto, “è necessario ‘investire’ sui giovani, cioè offrire loro opportunità di educazione e formazione professionale, di crescita e di sviluppo di quel grande potenziale umano e spirituale che portano in loro”.

I giovani zingari, ha lamentato, sono di solito maggiormente soggetti alle discriminazioni. Per questo motivo, con il Congresso si vogliono “considerare le loro le necessità spirituali e materiali, denunciare e sanare le situazioni di svantaggio che oggettivamente gravano su di loro, e, inoltre, individuare modi più adeguati con i quali sostenere la loro formazione umana, professionale e religiosa”.

“In più, offriremo loro occasione per esprimere le proprie attese e necessità per favorire un’autentica integrazione (che non è assimilazione) e una maggiore partecipazione nei progetti e nelle decisioni e attività che li riguardano”. 

L’Arcivescovo Marchetto ha ricordato che il numero degli operatori pastorali a favore degli zingari è cresciuto notevolmente in tutto il mondo, al punto che oggi in quasi tutti i Paesi europei esiste una struttura pastorale specifica.

L’anno scorso, ha aggiunto, il dicastero ha convocato il Primo Incontro Mondiale di Sacerdoti, Diaconi e Religiosi/e di origine zingara, che ha avuto una quarantina di partecipanti. 

Per favorire una migliore pastorale specifica, il Pontificio Consiglio ha inoltre pubblicato, l’8 dicembre 2005, Orientamenti per una Pastorale degli Zingari, “il primo Documento della Chiesa, nella sua dimensione universale, dedicato alla popolazione zingara e ai nomadi in generale”.

Nel testo si afferma che per la Chiesa l’accoglienza degli zingari rappresenta una sfida, che il presule ritiene possibile vincere “grazie, in gran parte, alle persone che sono impegnate nella pastorale degli zingari, ma soprattutto grazie agli zingari consacrati”.

“Per poter parlare di un’autentica accoglienza, intesa anche in termini di integrazione e di incontro di culture, è necessario un grande cambiamento di mentalità, anche in ambito civile”, ha sottolineato. 

“Purtroppo – denuncia -, molto spesso ancora nei nostri rapporti con gli zingari ci lasciamo guidare da pregiudizi e preconcetti nei loro confronti”. Dai rapporti che pervengono dalle Chiese locali si constata infatti che “un po’ dappertutto gli zingari sono vittime di discriminazione, disuguaglianza, e altresì razzismo e xenofobia”.

Di fronte a questa situazione, la Chiesa propone in primo luogo “uno sforzo comune per una migliore conoscenza della situazione delle comunità zingare dall’interno, della loro cultura e storia”, grazie a scuole, mass-media e mediatori culturali, offrendo “un’immagine anche positiva degli zingari per sradicare preconcetti persistenti”.

Allo stesso modo, da parte dei giovani zingari deve esserci la consapevolezza di dover collaborare a un migliore inserimento nella società, perché “sarà difficile poter parlare di un futuro costruttivo degli zingari se questi non saranno coinvolti pienamente nelle politiche che riguardano la loro esistenza”. 

Quanto al messaggio dell’incontro di Freising, l’Arcivescovo sottolinea il desiderio di “assicurare gli zingari che sono al centro della preoccupazione della Chiesa, in quanto figli dello stesso Padre. Pur se spesso relegati ai margini delle società e discriminati, essi continuano ad occupare il posto che spetta loro, come disse Paolo VI, ‘nel cuore della Chiesa’”.

“Vogliamo incoraggiare i giovani zingari ad un impegno concreto e duraturo per migliorare le condizioni di vita delle loro comunità, e per difendere la propria dignità e i propri diritti”, ha aggiunto, sottolineando che “allo stesso tempo non si mancherà di ricordare loro anche il dovere di assumere tutti gli obblighi che una partecipazione responsabile alla vita sociale, politica ed ecclesiale comporta”. 

Il Congresso rappresenterà inoltre un invito “agli uomini di buona volontà e alle comunità ospitanti, ad aprire cammini di fiducia e rispetto, di comprensione e perdono reciproco”, non dimenticando mai che “il rispetto della dignità trascendente della persona umana è il principio supremo che deve governare la convivenza umana, culturale e religiosa”.

Il presule ha avuto infine un pensiero al ruolo degli Stati, ai quali lancia un appello “per adottare una normativa che veramente tuteli i diritti delle popolazioni zingare e le protegga dalla discriminazione, dal razzismo ed emarginazione”, così come “un invito ad un dialogo aperto e costruttivo con le rappresentanze zingare”.

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ZENIT Staff

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