di Mirko Testa
RIMINI, mercoledì, 27 agosto 2008 (ZENIT.org).- Mentre dall’India giungevano notizie sulla nuova ondata di violenza anticristiana perpetrata da estremisti hindù, al Meeting di Rimini, il 25 agosto, si è tenuto un colloquio sulla pace.
A intervenire sono stati Franco Frattini, Ministro degli Esteri, Amre Moussa, Segretario generale della Lega degli Stati Arabi e il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
“Ci preme la pace – ha esordito il moderatore del dibattito, Mario Mauro, Vicepresidente del Parlamento Europeo –. Ques’ansia che vive nel cuore della persona umana”.
Nel suo intervento, Frattini ha posto l’accento sulla necessità di una nuova eleborazione del concetto di pace, non più intesa come “assenza di guerra” ma come “garanzia di accesso di tutti al godimento dei diritti fondamentali della persona”.
Ecco – ha affermato – che diventa fondamentale un dialogo rispettoso del proprio interlocutore, senza per questo dover “annacquare i propri valori”: “Deve prevalere l’inviolabilità di ogni persona come condizione imprescindibile per il dialogo, che non può portare al cedimento sui valori assoluti”.
“Oggi invece rischiamo il pensiero debole che attenua il richiamo alle proprie radici – ha avvertito –. Ma la rinuncia dei valori è solo un gesto di mancata sincerità”.
Nel prendere la parola Amre Moussa ha richiamato invece, il dovere di tutti a “non cadere prigionieri delle frange estremiste e dello scontro di civiltà”: “Spetta a noi opporci a tutti i comportamenti distruttivi, a tutte le reazioni violente”.
Moussa ha poi parlato dell’importanza di un’etica dello sviluppo in nome della pari dignità delle persone, perché aiutare il Terzo Mondo a riemergere vuol dire anche rifiutare le disparità e le ingiustizie che dividono i diversi popoli.
Il Segretario generale della Lega degli Stati Arabi, che riunisce 22 Paesi in rappresentanza di 300 miloni di persone, ha quindi toccato la questione palestinese, a suo avviso, un obiettivo imprescindibile per il conseguimento della pace.
Per questo, ha sottolineato l’importanza di dare vita a uno Stato palestinese, almeno entro la fine di quest’anno, e di “normali rapporti con Israele nel contesto di un accordo generale di pace che ripristini i confini”.
“La città di Gerusalemme deve essere la città della pace, la città di tutti e per tutte le religioni – ha affermato –. E l’obiettivo è di avere a Gerusalemme la capitale di entrambi gli Stati”.
Nel suo intervento il Cardinale Tauran ha quindi precisato che “le religioni sono fattori di pace”, intesa come “riflesso dell’armonia divina”, sebbene il paradosso che si vive oggi è che “le religioni fanno paura per le azioni di alcuni credenti che hanno tradito la propria fede”.
“Le ingiustizie, le malattie, le guerre di ogni tipo – ha detto il porporato – non sono una fatalità, ma la conseguenza di tutti i nostri egoismi (personali e collettivi), della nostra ignoranza, dei nostri errori non riconosciuti, della nostra incapacità a trarre insegnamento dalle esperienze – positive e negative – del passato”.
Sul cammino per la riconciliazione tra i popoli, ha detto, “la solidarietà è una priorità! Nessuna pace senza giustizia! Tutte le religioni invitano i loro seguaci alla compassione: un credente non può essere indifferente di fronte all’uomo che soffre o che è vittima di chi è più forte di lui”.
In questo contesto, ha aggiunto, “l’educazione alla pace, che comincia nella famiglia e nella scuola, è la migliore delle strategie per assicurare la tranquillità e l’armonia di domani”.
“Quindi i responsabili religiosi hanno il dovere di indicare la via da intraprendere per dare a ognuno la possibilità di scegliere, nella libertà e con responsabilità, la via giusta”.
Successivamente, ha osservato come spesso venga sottovalutato il patrimonio spirituale della preghiera che accomuna i fedeli delle diverse religioni.
“Ecco perché sono del parere – ha detto – che i credenti abbiano la missione di essere protagonisti di una vera e concreta ‘pedagogia della pace’, ovvero: primato della persona umana sullo Stato e sull’organizzazione economica della società; speciale attenzione alla giustizia; rifiuto della guerra quale mezzo per risolvere le controversie tra Stati; primato del diritto sulla violenza”.
Vitale, ha osserato, è il dialogo interreligioso nel rispetto delle reciproche identità e specificità, e l’impegno comune di tutti i fedeli nel “mobilitare le coscienze perché finalmente gli uomini capiscano che non possiamo essere felici gli uni senza gli altri e certamente mai gli uni contro gli altri!”.
“Alla fine – ha sottolineato il Cardinale Tauran –, basta ricordare che Dio continua a dire ai figli d’Abramo: ‘non uccidere’, ‘ama il prossimo come te stesso’, ‘la tua religione non è autentica se tu non auguri all’altro ciò che tu auguri per te stesso’”.
“È un messaggio di cui l’umanità ha bisogno, specialmente i giovani, qui così numerosi – ha concluso –. A questi giovani, troppo spesso eredi senza eredità e costruttori senza modelli, dobbiamo dare o ridare il gusto di vivere e di vivere assieme”.