Il dialogo tra religioni, fonte di pace in Sri Lanka

Parla il Nunzio Apostolico del Paese, monsignor Mario Zenari

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ROMA, mercoledì, 20 agosto 2008 (ZENIT.org).- Il dialogo tra fedi in Sri Lanka non si arresta nonostante le difficoltà: ne è testimonianza l’esistenza di due organismi permanenti, il Congress of religions e l’Interreligious Council for peace, che riuniscono assieme cristiani, buddisti, induisti e musulmani.

L’Arcivescovo e Nunzio Apostolico nel Paese asiatico, monsignor Mario Zenari ha osservato in una intervista a “L’Osservatore Romano” come “nell’attuale difficile situazione in cui versa la nazione, a causa anche del conflitto tra i ribelli Tamil e le forze governative, i due organismi siano il frutto di una grazia divina, che ha voluto portare la luce tra le tenebre”.

Il conflitto che da 25 anni insanguina il nord e l’est dell’isola, nonostate la tregua firmata il 23 febbraio del 2002, ha prodotto finora circa 70 mila morti.

Tuttavia, ha precisato, “il dialogo tra comunità religiose, soprattutto cristiani e buddisti, non ha mai subito una battuta d’arresto, in quanto basato su un reciproco rispetto che dura da secoli”.

Il Nunzio ha spiegato poi che “gli organismi, nei quali i presuli rappresentano la parte cattolica, si riuniscono periodicamente per affrontare le varie questioni a livello nazionale; ma anche a livello più locale, non mancano iniziative concrete”.

A questo proposito, l’Arcivescovo ha citato come esempio la diocesi di Trincomalee-Batticaloa, dove opera un piccolo consiglio interreligioso, tuttavia molto attivo, che “offre una parola fondamentale non solo in campo religioso ma anche per tentare di placare il conflitto nel nord della nazione”.

In Sri Lanka il 70% della popolazione è di fede buddista, i cristiani sono solo il 7%. Gli induisti sono il 15% mentre i restanti sono tutti musulmani.

Il Nunzio ha ribadito che da parte dei buddisti “vige rispetto nei confronti dei cristiani, tenuti in considerazione per il loro lavoro di assistenza e per l’approccio fraterno nei confronti della popolazione”.

La comunità cattolica, in particolare, ha favorito l’apertura di numerose scuole professionali per aiutare i giovani a inserirsi in ambito lavorativo.

La Chiesa locale, inoltre, tramite la Caritas e altri organismi, ha svolto un ruolo fondamentale per garantire alla popolazione sofferente, soprattutto nel periodo della ricostruzione, il necessario sostentamento oltre a continuare a prestare soccorso e aiuto.

Il problema alla base – ha evidenziato il Nunzio – è quello della prolificazione delle sette, che soprattutto nei villaggi più poveri si stanno infiltrando in maniera massiccia.

Monsignor Zenari ha spiegato che “le sette dispongono di molto denaro e fanno leva proprio sulla povertà e i bisogni delle gente, per moltiplicare gli adepti”. Nel Paese si sta tentando di far approvare una legge antiproselitismo che, però “danneggerebbe anche la comunità cristiana”.

Infatti, ha specificato che spesso, soprattutto nelle zone più remote del Paese, in terra contadina e quindi al di fuori del contesto delle grandi città, “i cristiani sono accusati di fare proselitismo, messi alla pari di una setta e questo crea delle difficoltà con i buddisti”.

“Basta anche la semplice costruzione di una scuola in un villaggio – ha raccontato – per fare sorgere sospetti al monaco buddista che guida la comunità e favorire un clima di intolleranza”.

Nelle grandi città, invece, dove il livello culturale è elevato e di conseguenza vi è maggiore apertura mentale, la problematica è meno sentita e il dialogo è più favorito.

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ZENIT Staff

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