FIRENZE, lunedì, 31 marzo 2008 (ZENIT.org).- E' stata beatificata questa domenica a Firenze madre Celestina della Madre di Dio, al secolo Maria Anna Donati (1848-1925), fondatrice delle Figlie povere di San Giuseppe Calasanzio (Suore Calasanziane).
Il suo esempio, ha ricordato il Cardinale portoghese José Saraiva Martins – prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi –, che ha presieduto la celebrazione, è particolarmente valido nella nostra epoca, in cui “non è sempre facile credere, perché sono tante le insidie che la vita ci presenta, le prove, le difficoltà che talvolta appaiono insuperabili”.
A volte, ha ammesso secondo quanto riportato da “L'Osservatore Romano”, “temiamo che Gesù sia quasi un 'fantasma', che non sia vivo e presente”, ma la comunità cristiana “si costruisce attorno a Gesù vivo e presente, crocifisso e risorto”.
In questo tempo pasquale, ha osservato, “dovremmo riuscire a rendere la nostra vita personale e delle nostre comunità – famiglia, parrocchia, diocesi, congregazione – ancor più missionaria”.
È anche per raggiungere meglio questo scopo che la Chiesa offre “l'ausilio” di eventi come la beatificazione di madre Celestina, che “con il suo esempio e la sua intercessione può spingerci più avanti su questo cammino dell'impegno nella vita cristiana”.
“La Chiesa, infatti, è il luogo in cui la storia del Risorto non viene raccontata come una bella favola, ma come una storia che ha continuato a svolgersi, attraverso i suoi testimoni, i quali, con la forza dello Spirito, hanno saputo evangelizzare l'amore di Cristo tra i fratelli”, ha constatato.
Madre Celestina, ha ricordato il prefetto del dicastero vaticano, “si consacrò totalmente al Signore, dedicandosi al servizio delle bambine più povere e bisognose di cure, fondando per questo la nuova Congregazione di religiose, oggi note come Calasanziane”.
“Seppe unire contemplazione e azione: visse con profonda intensità la devozione a Gesù Crocifisso e fu ardente apostola della adorazione perpetua dell'Eucarestia”, “guidata da un amore squisitamente materno, nella sua opera pedagogica, fatto di umiltà, delicatezza e tenerezza”.
Il Cardinale Saraiva Martins ha ricordato come la religiosa dicesse spesso alle sue figlie: “Veneriamo nelle bambine l'infanzia di Gesù”.
“Guardando alla beata Celestina e alla preziosa eredità che ci lascia, attraverso le opere delle sue religiose, continuiamo a credere che anche nel nostro tempo educare al bene è possibile, anzi che si tratta di una passione che – sull'esempio della beata Madre Donati – dobbiamo portare nel cuore, un'impresa comune alla quale ciascuno è chiamato a recare il proprio contributo”, ha aggiunto il porporato.
L'eredità della nuova beata, “guida e stimolo nel nostro cammino verso il futuro”, è l'invito a “operare al meglio nel vasto e articolato campo dell'educazione e della formazione della persona”, “ricordando sempre quanto ci insegna il Santo Padre, nell'ultima enciclica Spe salvi, e cioè che 'anima dell'educazione, come dell'intera vita, può essere solo una speranza affidabile'”.
“La beatificazione della madre Donati è, in sostanza, un caldo invito a porre in Dio la nostra speranza, a confermarci nella certezza che solo Lui è 'la speranza che resiste a tutte le delusioni; solo il suo amore non può essere distrutto dalla morte'”, ha concluso il porporato.