YEREVAN, venerdì, 7 marzo 2008 (ZENIT.org).- Perché ci sia vera pace è necessario rispettare sempre i diritti dei più deboli e dei diseredati, ha affermato questo mercoledì il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, nel corso del suo viaggio in Armenia.

Il porporato ha visitato il Paese dal 4 marzo a questo giovedì, quando si è trasferito in Azerbaigian, da dove ripartirà domenica.

“Per creare una pace sicura e condivisa vanno sempre rispettati i diritti sacrosanti dei più deboli e di quanti vivono in condizioni precarie, derivanti spesso proprio dai conflitti bellici”, ha affermato incontrando il Corpo Diplomatico accreditato a Yerevan.

Il Cardinale ha confessato di essere “onorato” di trovarsi in Armenia, “che già nel 301 accolse il Cristianesimo come religione ufficiale”.

Da allora, ha detto ai presenti, il Paese “ha vissuto questa scelta con impegno e fedeltà”, “che sovente tinsero di sangue proprio queste pietre, facendo della vostra Terra un tempio spirituale per un sacrificio gradito a Dio”.

“Il popolo armeno con la sua cultura ha arricchito in modo singolare l’umanità. Con la sua esperienza, spesso tragica della diaspora, ha saputo costituire ad un tempo un modello di continuità e di organico sviluppo delle proprie origini e di feconda apertura a popoli con tradizioni diverse”.

In virtù di questo glorioso passato, gli Armeni “non possono non proseguire a tessere tra loro una cooperazione sempre più proficua”, che “permetterà a tutta l’umanità di godere dell’esperienza della convivialità tipica del vostro popolo e di gustare il sapore unico dell’armenità”.

Il Cardinal Bertone ha ammesso che “rimangono purtroppo aperte alcune dolorose ferite del passato, che costituiscono una memoria indelebile”.

Questo, tuttavia, “più che scoraggiare deve suscitare la speranza nelle nuove generazioni”, che “devono guardare avanti traendo lezione dal passato e non perdere mai la fiducia, perché il futuro può riservare tante positive sorprese”.

“So bene che ci sono ancora focolai di contrapposizione – ha osservato –, ma la Santa Sede auspica che possano essere estinti il più presto possibile, nel rispetto dei diritti delle persone e dei popoli”, favorendo e promuovendo “soluzioni positive con l’aiuto disinteressato della diplomazia internazionale”.

“Auspico che la comunità internazionale collabori nel sostenere la crescita e le prospettive dell’Armenia, guardando non solo alla sua importanza strategica. Non solo guardi ad interessi ristretti o parziali, ma si impegni a riconoscerne dall’interno la cultura e a valorizzare al meglio le sue espressioni. Solo da questa condivisione infatti possono venire prospettive stabili di pace”.

Il Segretario di Stato vaticano ha quindi augurato che l’Armenia “possa trovare in modo efficace ed autentico il giusto posto che ad essa spetta nel concerto delle Nazioni”, che le è dovuto “per l’antichità e la qualità della sua cultura da tutelare dovunque con attenzione e rispetto”.

Non si può dimenticare, ha aggiunto, che l’Armenia “intende percorrere un cammino deciso e condiviso verso i veri valori della trasparenza e dell’onestà, dell’amore e della collaborazione al bene comune. Vuole superare la spinta ad interessi particolaristici per favorire una più equa distribuzione delle risorse, in modo che tutti i cittadini possano godere di condizioni di vita rispettabili e dignitose”.

Il Segretario di Stato vaticano ha quindi espresso gratitudine per “il rapporto di fraternità, di stima e collaborazione” con la Chiesa Armena Apostolica, “determinante” perché la Chiesa cattolica trovasse nel Paese “un giusto riconoscimento dei suoi diritti”.

La Chiesa cattolica, dal canto suo, “è fiera di aver contribuito, attraverso l’opera di suoi figli e figlie di inestimabile valore umano, cristiano e nazionale, a sostenere e promuovere la cultura degli Armeni, soprattutto in epoche di particolare travaglio”.