Camilla Battista Varano, “maestra di umanità” per l'uomo odierno

CAMERINO, martedì, 18 marzo 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la riflessione di suor Chiara Laura Serboli, Madre Abbadessa del Monastero di Santa Chiara di Camerino, sulla figura della Beata Camilla Battista Varano, di cui si commemora il 550° anniversario della nascita (1458-2008).

 

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Camilla Battista Varano è una donna vissuta nel ‘500 ma non per questo manca di attualità profonda. E’ una maestra di umanità e di fede per l’uomo di oggi. Camilla, infatti, ha vissuto in un’epoca per tanti aspetti simile alla nostra: ha una personalità “moderna”, il suo itinerario presenta analogie con i nostri e la sua esperienza di Dio come donna consacrata, sulla via tracciata da S. Chiara e S. Francesco, è capace di rispondere alle sfide del nostro tempo.

Principessa, cresciuta alla corte dei Varano, immersa nella cultura del Rinascimento, fa esperienza di quel culto della libertà individuale che anche oggi sembra dettare legge; del divertimento come regola di vita; della cosiddetta “famiglia allargata”. Basti pensare che lei e altri suoi fratelli sono figli naturali del padre Giulio Cesare Varano.

Come noi, si trova a vivere in un’epoca di grandi movimenti, di rifiuto di ogni assolutismo e di dittatura del relativismo; di benessere e di edonismo; di allergia alle regole morali in nome di una pseudo libertà.

Camilla ha vissuto, come noi, in un’epoca in cui non è scontato orientarsi. Questa ragazza intelligente, dalla personalità forte, capace di relazioni autentiche e assetata di assoluto, è una donna radicale, animata da grandi passioni che, immersa nel frastuono di mille voci, ha saputo riconoscere in Cristo la Stella polare e, docile alla sua Parola, ha lasciato che il Padre compisse in lei “cose meravigliose”.

Attualità per le Clarisse

Ciò che costituisce la perenne attualità dei santi, e quindi anche di Camilla, è il Vangelo che hanno saputo prendere sul serio. Francescana, formata in ambiente osservante, Camilla è donna della radicalità evangelica. Figlia di Chiara d’Assisi, il suo sguardo è polarizzato da Gesù: solo in Lui cerca e trova accesso al mistero di Dio e dell’uomo e della loro alleanza. Il suo è un cristocentrismo trinitario profondo e convinto.

La Parola di Dio è la fonte immediata dell’intera avventura spirituale di Camilla. Nella predicazione, nei sacramenti, nella direzioni spirituale, nella lectio divina, nella meditazione dei misteri di Cristo, Camilla non ha mai cercato altro che la Voce e la Volontà dell’Amato.

Questa è Camilla Battista Varano: una donna che, a distanza di 250 anni dalla nascita dell’Ordine delle Sorelle Povere di S. Chiara, è perfettamente e totalmente in sintonia con i desideri di Francesco e Chiara di Assisi. La vita di Camilla è, infatti, segnata dall’incontro con il Crocifisso, nella tipica linea della spiritualità francescano-clariana. Di Francesco e Chiara possiamo dire che non abbiano davvero desiderato altro, come S. Paolo, che “conoscere Cristo e questi crocifisso”.

Entrambi riconoscono nel volto sfigurato del Crocifisso, un volto colmo solo d’amore. Le Sue ferite diventano per loro feritoie di salvezza, segni tangibili non di una sconfitta, ma di una vita più forte della morte. Egli si mostra a loro come Signore della vita, della loro vita.

Come Francesco e Chiara, anche Camilla si lascia immergere totalmente nell’esperienza di Gesù Cristo. Tutta la sua persona viene coinvolta nella relazione col Crocifisso, niente ne rimane estraneo. Alimentati dal medesimo costante desiderio di conformazione totale a Cristo, Francesco, Chiara e Camilla vi giungono in modi diversi.

L’itinerario di Francesco inizia a San Damiano – luogo in cui le ferite di Cristo crocifisso gli si imprimono nell’anima – e si compie a La Verna – luogo nel quale gli si imprimono nel corpo.

Chiara, entrando nel segreto della sua cella per farsi compagna di Cristo, compenetra pienamente gli eventi della Passione, fino a fare l’esperienza mistica dell’essere inchiodata con Cristo sulla croce.

Camilla, nella sua autobiografia, descrive in che modo abbia ricevuto il dono di vivere la medesima esperienza mistica. Dopo il grande travaglio affrontato per aderire a quelle “voci” che dentro di lei la invitavano a consacrarsi, racconta come Colui che è “il fiore del campo e il giglio delle valli, per darle un segno certo che era passato nell’anima sua, le lasciò tre gigli primaverili e profumati”: l’odio per la vita mondana, una profonda umiltà di cuore e un infuocato desiderio di “mal patire”.

Stando ai piedi del crocifisso, sboccia lo splendido frutto della volontà dell’amante di stare con l’Amato del suo cuore, perché chi ama nient’altro desidera se non stare accanto all’Amato, ovunque egli sia: in un giardino fiorito o sulla croce, in un talamo nuziale o nel letto di un ospedale. Quanta fedeltà nell’ora del dolore! Se uno ama sul serio o condivide tutto, o non condivide fondamentalmente niente.

Per questo Camilla sceglie di fare della sua vita un unico Venerdì Santo, non per vivere in lacrime continue come una vedova, ma per condividere fino in fondo la sorte dell’Amato. Camilla non teorizza sull’argomento; semplicemente si perde nella contemplazione del dolore di Gesù nel Getsemani, fissando lo sguardo sul Suo cuore nel quale scorge l’intera storia di Dio e dell’umanità fino a sperimentare la Passione di Cristo come “passione d’amore”.

Qui scopre il centro, il senso, la casa dell’unico Amore capace di colmare la nostra sete. Perché allora stupirci che abbia deciso di abitarci una vita? Chi di noi non ha bisogno di piantare la sua tenda lì dove ha trovato il suo tesoro? Francesco, Chiara, Camilla Battista fanno parte di quella schiera di giganti dello Spirito che offrono ancora ai nostri giorni una scuola, una tradizione mistica eccezionale alla quale continuamente attingere.

  

Madre Chiara Laura Serboli

Abbadessa

Monastero S. Chiara

Via A. Medici, 20

62032 CAMERINO – MC

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ZENIT Staff

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