CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 9 marzo 2008 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha celebrato questa domenica la Messa insieme a circa duecento giovani dei vari continenti che collaborano alle attività del Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo, situato accanto al Vaticano, che festeggia i suoi 25 anni di vita.
Il Centro, che ha avuto un ruolo importante nella promozione delle Giornate Mondiali della Gioventù, è stato inaugurato da Giovanni Paolo II il 13 marzo 1983 come luogo in cui i giovani pellegrini che giungono a Roma possano avere opportunità di incontro con Cristo e con la Chiesa.
Nell’omelia, Benedetto XVI ha messa da parte i fogli per offrire una meditazione sul senso della vita e della morte alla luce del Vangelo della liturgia di questa domenica, la resurrezione di Lazzaro.
L’essere umano non è solo vita biologica, ha spiegato parlando nella piccola chiesa romanica di San Lorenzo “in piscibus“, del XII secolo, gremita.
“Pur essendo parte di questo grande biocosmo, lo trascende perché certo l’uomo è sempre uomo con tutta la sua dignità, anche se in stato di coma, anche se embrione, ma se vive solo biologicamente non sono sviluppate e realizzate tutte le potenzialità del suo essere e si aprono nuove dimensioni”, ha spiegato.
La prima dimensione è quella della conoscenza, ha proseguito Benedetto XVI, una conoscenza che nell’uomo, a differenza degli animali, si identifica con una “sete di infinito”.
Tutti aspiriamo a “bere dalla fonte stessa della vita” e per farlo ci affidiamo alla “seconda dimensione della natura umana”, l’amore.
“L’uomo non è solo un essere che conosce, ma vive in relazione di amicizia e di amore. Oltre alla dimensione della conoscenza e della verità esiste, inseparabile da questa, la dimensione della relazione. Qui si avvicina più alla fonte della vita, dalla quale vuol bere per avere vita in abbondanza, la vita stessa”, ha detto.
La scienza, ha continuato il Papa, e la medicina in particolare rappresentano una grande lotta per la vita, ma non possono soddisfare il bisogno di eternità che è proprio dell’uomo, neanche se venisse scoperta la pillola dell’immortalità.
“Immaginiamo che cosa succederebbe con una vita biologica immortale dell’uomo: un mondo invecchiato, un mondo che non lascerebbe più spazio per i giovani, per la gioventù, per questa novità di vita. Quindi questo non può essere quel tipo di immortalità del bere dalla fonte della vita, che noi tutti desideriamo”.
L’unico vero farmaco dell’immortalità è l’Eucaristia e la certezza di essere amati e aspettati da Dio, sempre, ha concluso.
Alcuni dei canti della liturgia intonati dai giovani provenivano dalla comunità ecumenica di Taizé, e tra i presenti c’era il priore, fratel Alois.
Il Papa ha lodato in particolare il fatto che il Centro sia animato grazie alla partecipazione di giovani di vari movimenti e comunità e ha menzionato soprattutto la Comunità dell’Emmanuele, “che da venti anni coordina con grande fedeltà le diverse iniziative”.
La Messa del Pontefice ha dato inizio a una serie di celebrazioni dell’anniversario del Centro, che si concluderanno la Domenica delle Palme, Giornata Mondiale della Gioventù nelle diocesi del mondo.