Di seguito pubblichiamo il discorso del Cardinale Segretario di Stato.
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Santità, Eminenze, Eccellenze,
Reverendi Padri, cari fratelli e sorelle, vi saluto tutti con il santo bacio della pace.
Appena sono arrivato in terra armena, Sua Santità il Catholicos Karekin II ha avuto la squisita bontà di accogliermi in questa Cattedrale, con il canto liturgico e la preghiera della Chiesa Armena. Sono venuto in questo luogo in pellegrinaggio, perché è un luogo santo. Oltre ad essere il centro della spiritualità e della vita ecclesiale degli Armeni, esso è anzitutto il luogo in cui, come dice il nome stesso, “l’Unigenito è disceso”, disceso per apparire a San Gregorio Illuminatore. Ha posto così le fondamenta non solo di un tempio illustre, ma di una cristianità antica e fedele come è la Chiesa Armena.
Mi inchino, come già fece il Papa Giovanni Paolo II di venerata memoria, di fronte alla storia di santità di questa Chiesa, che ha le sue radici nella predicazione dei Santi Apostoli Bartolomeo e Taddeo. Sono particolarmente lieto che proprio il Papa Giovanni Paolo II abbia voluto far pervenire alcune reliquie di questi Santi Apostoli al Catholicos Vazken I. Lo stesso Pontefice consegnò a Vostra Santità, durante l’indimenticabile visita che Ella ha compiuto alle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, le reliquie di San Gregorio Illuminatore. Fino a quel momento esse erano custodite nel Convento di San Gregorio Armeno a Napoli e destinate alla nuova cattedrale di Yerevan, la cui bellezza mi è stata più volte decantata.
Sì, è sul fondamento degli Apostoli che la Chiesa è edificata. E le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. La Chiesa Armena testimoniò Cristo non solo con la conversione del suo popolo, ma con una fedeltà che fu nel tempo pagata con un alto prezzo di sangue. Nessuno può togliere agli Armeni la loro fede, come non si può separare la pelle dal suo colore, diceva un vostro grande e antico autore.
Il Papa Benedetto XVI, a nome dell’intera Chiesa Cattolica, vi ringrazia per questa storia di fedeltà, che si abbellì anche del martirio di sante Vergini, tra le quali spiccano Hripsimé e Gayané, i cui templi sorgono qui accanto. La santità è viva tra cristiani di varia provenienza e i santi sono la viva testimonianza della presenza di Dio tra noi.
So quanto il potere ateistico si propose di indebolire questa Chiesa e so quanti testimoni della fede, e persino venerati Pastori, versarono il loro sangue in anni ancora vicini. Conosco soprattutto, Santità, quale impegno instancabile Ella abbia profuso per ricostruire la Chiesa indebolita dal regime sovietico. Davvero di nuovo “l’Unigenito discese”, quando tanti cantieri furono aperti per costruire chiese che rimettessero visibilmente al centro della comunità la presenza di Cristo. Quando tanti giovani furono accolti nei seminari per servire il loro popolo mediante il Vangelo, fonte e origine della vostra cultura. E sono lieto e fiero che la Chiesa Cattolica, grazie soprattutto all’opera del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, abbia potuto accogliere molti di loro nelle proprie Università. Io stesso, che fui Rettore di una Università Pontificia, quella Salesiana, conosco quale motivo di orgoglio sia per noi aiutare i nostri fratelli che più hanno sofferto a compiere il loro servizio alla Chiesa mediante una salda formazione culturale e spirituale. La Santa Sede e l’intera Chiesa Cattolica rimangono disponibili in questo senso anche per il futuro.
E qui vorrei ancora ricordare l’impegno profuso da Vostra Santità per far conoscere nelle scuole la storia del cristianesimo e per la diffusione della cultura cristiana anche attraverso i mezzi di comunicazione. Inoltre, con le sue ripetute visite pastorali Ella fa sentire la voce del Pastore agli Armeni in tutte le parti del mondo. Li mantiene uniti a questo luogo santo, nel quale “l’Unigenito discese”. Sono davvero colpito dal diffondersi delle strutture sociali che, sotto la Sua guida, sorgono in Armenia per il servizio dei poveri e dei sofferenti, come ospedali e mense di carità, ma anche per l’educazione dei giovani, vero futuro della Chiesa e del Paese. Ho dedicato all’educazione, quale salesiano, figlio di San Giovanni Bosco, le forze migliori della mia gioventù e aspetto con trepidazione di incontrare i giovani accolti nel Centro che Ella ha voluto qui nella capitale, perché possano rituffarsi nelle migliori radici della propria storia. E non è un caso che, laddove gli Armeni erano portati dalle vicende della vita, là il sacerdote fosse non solo il loro padre spirituale, ma anche il maestro della loro cultura. Queste nuove chiese, questi nuovi spazi apostolici, sono il segno migliore per mostrare che quel Dio che si voleva cacciare dalla storia, ha ripreso possesso degli spazi e dei cuori. Questi luoghi sono il segno eloquente che, come ci ricorda la Scrittura, “la terra è di Dio”.
So che questo comporta sforzi immensi, che sembrano sottrarre tempo ed energie al lavoro più direttamente pastorale. Ma i fedeli hanno bisogno di segni concreti che parlino loro del Signore. Dunque questo lavoro così faticoso è già un rinnovato annuncio del Vangelo. E di ciò vi siamo riconoscenti.
Il Santo Padre Benedetto XVI sa bene quali rapporti di fraternità leghino le nostre Chiese e quale impegno Vostra Santità vi abbia profuso. Conosce bene come la comunità cattolica in questo Paese abbia potuto riprendere il suo cammino riappropriandosi delle strutture ecclesiastiche e sociali, grazie anche all’appoggio ed alla benevolenza del venerato suo predecessore il Catholicos Vazken I. Fu lui a invitare personalmente il primo sacerdote cattolico dopo la caduta del comunismo. Il Papa sa pure come la collaborazione, la preghiera comune, la simpatia reciproca, l’accoglienza che Ella riserva al Rappresentante Pontificio in Armenia siano una realtà acquisita. Per questo oggi anch’io mi sento a casa, mentre porto il caro abbraccio fraterno del Santo Padre che La attende con gioia a Roma. Egli desidera esprimerLe di persona la sua ammirazione per lo straordinario tesoro culturale e spirituale che gli Armeni hanno regalato all’umanità. Benedetto XVI auspica per voi giorni di pace, interna ed esterna. Auspica il superamento di condizioni sociali per molti ancora precarie. Auspica il cammino verso un progresso che sia rispettoso dei valori religiosi e che da essi tragga fondamento e stimolo ad aiutare i più sofferenti per costruire un avvenire di giustizia, di fiducia e di trasparenza per tutta la Nazione. Questo appare ancora più chiaro in questi giorni che hanno portato ad eventi drammatici. Siamo qui anche per pregare per le vittime e per invocare da Dio per il popolo armeno pace nella giustizia e nel dialogo. Il Papa è ben consapevole del ruolo primario ed insostituibile che la Chiesa è chiamata a svolgere in questo processo. Egli assicura a Lei, ai Vescovi, ai sacerdoti e a tutto il popolo armeno il suo ricordo nella preghiera ed il calore del suo affetto e della sua grande stima.
Grazie, Santità, per questa accoglienza che mi commuove profondamente. Voglia Dio onnipotente ricompensarLa e sostenerLa in ogni momento nelle fatiche del suo alto ministero.