Arriva a Roma una delegazione di leader musulmani

Colloqui con i rappresentanti vaticani per definire l’incontro con il Papa

Share this Entry

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 4 marzo 2008 (ZENIT.org).- Il 4 e 5 marzo si terranno i primi incontri preparatori dell’annunciata visita in Vaticano di una rappresentanza delle personalità musulmane che il 13 ottobre 2007 hanno indirizzato al Papa e ai capi di altre confessioni cristiane una lettera con un invito al dialogo, dal titolo: Una parola comune tra noi e voi”.

Questi incontri procedurali, che si terranno nella sede del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, serviranno a fissare le date e la composizione della delegazione per l’incontro tra il Papa e i leader islamici, mentre per un incontro tra gli estensori della lettera e gli altri leader cristiani non è ancora predisposto nulla.

La delegazione islamica sarà composta da cinque studiosi di altrettante Nazioni: Abdel Hakim Murad Winter, inglese, docente di studi islamici alla Shaykh Zayed Divinity School dell’università di Cambridge; Aref Ali Nayed, libico, già docente del Pontificio Istituto di Studi Arabi e Orientali (PISAI); Sergio Yahya Pallavicini, italiano, vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica d’Italia (COREIS); Ibrahim Kalin, turco, direttore della Seta Foundation di Ankara; Sohail Nakhooda, giordano, direttore di “Islamica Magazine“, edito negli Stati Uniti.

La delegazione vaticana sarà guidata dal Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e sarà composta, tra gli altri, dal Segretario del Dicastero vaticano, monsignor Pierluigi Celata, e dal Preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (PISAI), padre Miguel Ángel Ayuso Guixot.

L’agenda prevede che, a partire dalla prossima primavera, i rappresentanti dell’islam incontrino Benedetto XVI e altre autorità della Chiesa e tengano sessioni di studio in istituti come la Pontificia Università Gregoriana e il PISAI.

Tutti fanno parte del gruppo di esperti coordinato dal principe di Giordania Ghazi bin Muhammad bin Talal, Presidente dell’al-Bayt Institute for Islamic Thought, primo promotore della lettera dei 138 e protagonista dello scambio di lettere avvenuto a novembre e dicembre con Benedetto XVI, tramite il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, in preparazione ai futuri incontri.

In un’intervista alla “Radio Vaticana”, commentando l’incontro annuale svoltosi presso la Università islamica Al-Azhar del Cairo, il 25 e 26 febbraio, sul tema “Amore di Dio e amore del prossimo”, il Cardinale Jean-Louis Tauran ha detto che se ne può trarre “un bilancio del tutto positivo”.

“Abbiamo scoperto di avere in comune questa convinzione, cioè che la fede conduce alla carità. La fede ci spinge ad amare il prossimo. La parte musulmana ha insistito molto sul fatto che secondo il Corano in materia di religione non ci sia costrizione”.

“Ne ho approfittato – ha aggiunto – per dire che questo è un principio molto bello, ma ci sono purtroppo dei Paesi dove questo principio non viene applicato e ci sono situazioni in cui i cristiani non hanno nemmeno la possibilità di avere una chiesa per praticare il loro culto”.

“Loro hanno riconosciuto che questo è un problema e poi hanno insistito molto sulla necessità di evitare che le religioni, i loro simboli, i loro libri sacri siano oggetto di derisione da parte di alcuni mass media”, ha aggiunto.

“Condividiamo anche noi ovviamente questo punto di vista – ha concluso -, e nel comunicato finale congiunto sono state citate le parole del Papa Benedetto XVI, quando ha ricevuto le credenziali dell’ambasciatore del Marocco nel 2006, dove dice in maniera molto chiara che questo deridere i simboli religiosi non è assolutamente giustificabile”.

Il teologo don Andrea Pacini, consultore della Commissione per i rapporti religiosi con i musulmani presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ha rivelato all’emittente pontificia che la lettera dei leader musulmani “esprime il frutto del dialogo intercorso negli ultimi decenni”.

“Certamente non ha risolto i problemi, ma apre – semmai – delle prospettive interessanti per poterli risolvere in futuro”, confessa.

Un aspetto interessante, ha spiegato, è che nell’introduzione alla lettera si afferma che “espressione concreta dell’amore per il prossimo è il rispetto del suo diritto alla libertà religiosa”.

“E’ un tema molto caro alle comunità cristiane minoritarie nei Paesi musulmani e che spesso hanno invece notevoli difficoltà a vedersi riconosciuto questo diritto e il fatto che sia stato messo a tema come espressione concreta dell’amore per il prossimo, mi pare un passo avanti importante”, ha commentato.

Il dialogo, ha concluso, sarà efficace quando “passerà dalla dimensione – che ci vuole – di carattere culturale alla traduzione in prassi giuridiche che tutelino la libertà religiosa”, “banco di prova” e “verifica di efficacia” di qualsiasi percorso di confronto costruttivo.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione