Congresso sulla “Populorum Progressio”: combattere la povertà creando ricchezza

Promossa dall’Acton Institute per i 40 anni dell’Enciclica sociale di Paolo VI

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di Carrie Gress

ROMA, lunedì, 3 marzo 2008 (ZENIT.org).- Quando si considera il problema della povertà, anziché guardare al perché la gente è povera, bisognerebbe considerare cosa crea la ricchezza, ha detto uno degli esperti che hanno partecipato a Roma alla conferenza per commemorare l’Enciclica “Populorum Progressio”.

Michael Miller, direttore dei programmi dell’Acton Institute, un team di esperti con base a Roma e nel Michigan (Stati Uniti), lo ha affermato giovedì nel corso di una conferenza ospitata dall’Istituto, sul tema “Lo sviluppo internazionale ha respinto i poveri?”.

L’evento commemorava il 40° anniversario dell’Enciclica sociale “Populorum Progressio” di Papa Paolo VI (1967).

“Paolo VI è stato profondamente colpito dalla dura realtà della povertà e la ‘ Populorum Progressio‘ è stata una chiamata per i cattolici e per tutta la gente di buona volontà a impegnare il cuore, la mente, le capacità e le risorse per aiutare i poveri. E quella dura realtà della povertà rimane con noi”, ha detto Miller.

“L’economista peruviano Hernando de Soto, scrivendo sui Paesi in via di sviluppo, ha affermato: ‘Pullulano di imprenditori’. E quello che vogliamo chiedere è come questo spirito imprenditoriale possa essere liberato di modo che i più poveri dei poveri possano vivere in modo dignitoso”.

Padre Thomas Williams, Legionario di Cristo, autore e commentatore della CBS TV, ha detto nel corso dell’evento che “la povertà è lo stato naturale dell’uomo”, e quindi è facile vederne le cause. “E’ lo stato innaturale della ricchezza che ha davvero bisogno di essere analizzato. Si dà un’attenzione insufficiente ai fattori che lo provocano”.

“Il primo di questi – ha osservato – è l’educazione. “Un popolo non educato manca dello strumento più fondamentale per il miglioramento economico e sociale. [Paolo VI] afferma in modo molto energico che ‘l’educazione di base è il primo obiettivo d’un piano di sviluppo’. ‘La fame d’istruzione non è in realtà meno deprimente della fame di alimenti: un analfabeta è uno spirito sottoalimentato’”.

“L’istruzione è ‘un fattore primordiale d’integrazione sociale così come di arricchimento personale, e per la società uno strumento privilegiato di progresso economico e di sviluppo ‘”, ha continuato padre Williams citando la “Populorum Progressio”. “L’istruzione e la tecnologia non solo solo una forma di ricchezza in se stesse, ma, cosa più importante, garantiscono la possibilità di una creazione di ricchezza continuata per la gente che le possiede. La ricchezza immateriale ha valore proprio perché è una fonte di ricchezza rinnovabile”.

Industrializzazione

Paolo VI, ricorda padre Williams, afferma nell’Enciclica: “Necessaria all’accrescimento economico e al progresso umano, l’introduzione dell’industria è insieme segno e fattore di sviluppo. Mediante l’applicazione tenace della sua intelligenza e del suo lavoro, l’uomo strappa a poco a poco i suoi segreti alla natura, favorendo un miglior uso delle sue ricchezze. Mentre imprime una disciplina alle sue abitudini, egli sviluppa del pari in se stesso il gusto della ricerca e dell’invenzione, l’accettazione del rischio calcolato, l’audacia nell’intraprendere, l’iniziativa generosa, il senso della responsabilità ”.

Considerando la questione degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, padre Williams sottolinea che “Paolo VI insiste su termini inequivocabili: ‘Le Nazioni sviluppate hanno l’urgentissimo dovere di aiutare le Nazioni in via di sviluppo’. Nonostante questi ripetuti appelli alla solidarietà e all’aiuto, ha anche riconosciuto un elemento fondamentale di quello che poi sarebbe stato chiamato ‘sviluppo sostenibile’”.

“Perché avvenga lo sviluppo sostenibile”, ha osservato il sacerdote, “lo sviluppo non deve essere momentaneo, o legato a una singola causa contingente, ma stabile e duraturo. Non deve dipendere dal continuo intervento esterno, ma raggiungere una certa indipendenza e interdipendenza. In varie occasioni, Paolo VI insiste sulla necessità che le Nazioni in via di sviluppo assumano una responsabilità personale per il proprio sviluppo. Dichiara che, ‘artefici del proprio sviluppo, i popoli ne sono i primi responsabili’”.

Efficacia

Philip Booth, direttore editoriale e di programmi presso l’Institute of Economic Affairs di Londra, ha discusso come l’aiuto governativo abbia dimostrato di non essere una fonte efficace di creazione di ricchezza nei Paesi in via di sviluppo.

“Quando la ‘Populorum Progressio‘ è stata scritta – ha detto Booth –, c’era un ampio consenso sul fatto che la cause della povertà nel mondo sottosviluppato fossero tali che la povertà poteva essere attenuata o alleviata dagli aiuti. Attualmente non c’è tale consenso sulla teoria e c’è una gran quantità di prove empiriche relative alla mancanza di successo degli aiuti nel promuovere lo sviluppo”.

Il problema con gli aiuti governativi, ha spiegato Booth, è “un processo dirigenziale”. “Gli aiuti ricompensano le élites governanti in quei Paesi in cui quelle stesse élites mantengono i loro popoli poveri. Gli aiuti rendono inoltre più probabile il fatto che il governo incompetente, corrotto o brutale sopravviva perché gli aiuti forniscono le risorse con cui le élites di governo possono alleviare alcuni dei problemi interni provocati da Governi poveri e ingiusti”.

Tra i numerosi esempi di problemi relativi a questo tipo di aiuto, Booth ha citato l’esempio di un’indagine su un programma di ospedali rurali in Ciad nel 2004, in cui si è scoperto che “solo l’1% del denaro sarebbe stata spesa per i progetti che al momento riguardavano gli ospedali”. “Non sorprende, quindi, il fatto che il 40% delle spese militari africane sia involontariamente finanziato dagli aiuti”.

“La gran parte del mondo sottosviluppato all’epoca in cui è stata scritta la Populorum Progressio‘ ora, parlando relativamente, è sviluppata, ma è estremamente difficile trovare prove che mostrino che gli aiuti hanno avuto successo nel processo di sviluppo”.

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ZENIT Staff

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