Dignità umana in bilico

Il Regno Unito propone di riconsiderare gli ibridi e il ruolo dei papà

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di Padre John Flynn, LC

ROMA, domenica, 2 marzo 2008 (ZENIT.org).- Una nuova proposta di legge sulla fecondazione in vitro nel Regno Unito ha suscitato le critiche della Chiesa e degli istituti di bioetica, per il rischio di un allentamento della normativa di settore. Il Human Fertilization and Embryology Bill ha concluso il suo iter presso la Camera dei Lord e sarà presto avviato l’esame dalla Camera dei Comuni.

Il disegno di legge riguarda alcune “questioni fondamentali sulla vita e la dignità umana”, si avverte in un messaggio pastorale reso noto il 19 febbraio dal cardinale Cormac Murphy-O’Connor a nome dei vescovi di Inghilterra e Galles.

Nel messaggio, l’Arcivescovo di Westminster osserva che tra le modifiche contemplate dalla proposta vi è l’estensione della possibilità di svolgere ricerca scientifica sugli embrioni umani, nonché persino la possibilità di creare a fini di ricerca embrioni ibridi animal-umani. Essa prevede anche la rimozione di una norma attualmente vigente, che impone, al momento di prendere in considerazione una richiesta di fecondazione in vitro, di tenere conto dell’esigenza dei bambini ad avere un padre.

Il cardinale Murphy-O’Connor, dopo aver espresso queste preoccupazioni, chiede che ai parlamentari sia garantita la libertà di coscienza al momento del voto.

Secondo le notizie stampa, alcuni membri del Governo del Partito laburista, hanno criticato la mancanza di un voto di coscienza sul disegno di legge. I ministri Ruth Kelly e Paul Murphy sono i principali promotori della libertà di voto dei parlamentari, riferisce il quotidiano Observer del 27 gennaio. Secondo l’articolo, il Partito laburista consente attualmente il voto di coscienza su emendamenti relativi alla questione dell’aborto.

Vita geneticamente modificata

Una delle organizzazioni che si sono attivate contro le modifiche proposte è l’istituto caritativo aconfessionale “Christian Institute”. Interrogato sul contenuto della proposta di legge, l’Istituto ha osservato che, oltre a consentire la creazione di embrioni ibridi e di famiglie senza padre, prevede anche un allentamento delle restrizioni sulle possibilità di ricorrere alla diagnosi embrionale.

Se approvato, il disegno di legge consentirà la diagnosi genetica in vitro di embrioni, per selezionare quelli compatibili con fratelli già nati, in vista della donazione di organi per curarne la malattia. Il Christian Institute ha anche avvertito che la normativa proposta non definisce quali tessuti embrionali sarebbe possibile usare, aprendo così la strada anche alla raccolta di organi.

Un’altra preoccupazione relativa al contenuto del disegno di legge è che consentirebbe la creazione di embrioni umani utilizzando due madri genetiche e un padre. Questo si potrebbe verificare nel caso in cui una donna presenti difetti nel mitocondrio dei suoi ovuli, ovvero nella parte della cellula che circonda il nucleo. In questi casi il nucleo verrebbe trasferito in un ovulo sano di un’altra donna.

Un’altra organizzazione che ha criticato la proposta di legge è Human Genetics Alert (HGA). In una lettera inviata il 20 dicembre al sottosegretario per la salute Dawn Primarolo, il direttore di HGA, David King, ha sottolineato che il disegno di legge consentirebbe modificazioni genetiche agli embrioni umani: un primo passo verso la creazione di “bambini OGM”.

La normativa infatti prevede la rimozione del divieto, attualmente contenuto nella legge che disciplina la fecondazione in vitro, di qualsiasi modificazione genetica di embrioni umani. “È la prima volta che un Paese ha ufficialmente sancito l’ingegneria genetica degli embrioni umani come il primo passo verso l’autorizzazione alla modificazione genetica degli esseri umani”, ha osservato King.

La lettera spiega che a causa delle sue implicazioni eugenetiche, la modificazione genetica degli esseri umani è stata trattata, nel diritto internazionale, in modo molto simile alla clonazione riproduttiva e pertanto largamente bandita.

Embrioni come materia prima

Le modifiche proposte dal Governo sollevano “enormi preoccupazioni per l’eugenetica e la visione degli embrioni umani e dei bambini come materie prime”, afferma King. L’uso delle modificazioni genetiche potrebbe consentire ai genitori di generare dei superbambini, trasformando dei soggetti umani in oggetti.

Ma già prima dell’approvazione della nuova legge, le autorità di regolamentazione stanno allentando le restrizioni sul trattamento degli embrioni. La Human Fertilization and Embryology Authority ha concesso il permesso ad un gruppo di scienziati di creare il primo embrione metà animale e metà uomo, secondo quanto riferito dalla BBC il 17 gennaio.

È stata concessa l’autorizzazione a due centri, il King’s College London e la Newcastle University, di svolgere ricerca nell’arco di un anno. Il dottor Stephen Minger e i suoi colleghi del King’s College London hanno intenzione di creare ibridi per studiare le malattie che notoriamente hanno cause genetiche, secondo la BBC. Gli embrioni saranno creati e distrutti nell’arco di qualche giorno di esistenza, al fine di produrre le cellule staminali che verranno utilizzate dagli scienziati per la ricerca.

John Smeaton, direttore nazionale della Society for the Protection of Unborn Children, ha definito “disastrosa” questa autorizzazione, in un comunicato stampa del 17 gennaio.

“Si sta creando una categoria di esseri subumani, per essere usata come materia prima a beneficio di altri membri della famiglia umana; di fatto si tratta di una nuova classe di schiavi”, ha dichiarato.

Forti proteste contro la creazione di ibridi animal-umani sono state espresse dai vescovi della Scozia, nel dibattito sul Human Fertilization and Embryology Bill.

In una lettera pastorale, scritta a gennaio dall’arcivescovo Mario Conti, Presidente della Joint Bioethics Committee, a nome degli arcivescovi e vescovi della Scozia, ha richiamato l’attenzione sui danni arrecati alla dignità umana da questo processo.

L’arcivescovo Conti ha riconosciuto il desiderio di aiutare le persone malate, “ma non si dovrebbe mai cercare di fare del bene facendo del male”, ha osservato.

Un altro prelato scozzese, il vescovo Philip Tartaglia, ha pronunciato, il 20 gennaio, un’omelia in cui ha criticato la creazione degli ibridi animal-umani. Monsignor Tartaglia, nella St. Mirin’s Cathedral della diocesi di Paisley, ha lamentato i continui attacchi delle istituzioni contro la vita umana non nata. Definendo la proposta una “impresa perversa” ha detto che la Chiesa non è contraria alla scienza, avendo questa molto da dare per migliorare il mondo.

“Ma la scienza è capace anche di distruggere l’umanità e il mondo se essa non è guidata da una sapienza superiore e da decisioni di coscienza ben informate di uomini e donne di buona volontà e di fede”, ha aggiunto monsignor Tartaglia.

Due genitori sono necessari

Anche la proposta di eliminare l’obbligo di tenere conto dell’esigenza dei bambini ad avere un padre è stata oggetto di forti censure. La baronessa Ruth Deech, presidente della Human Fertilization and Embryology Authority dal 1994 al 2002, ha formulato le sue critiche.

In un articolo d’opinione pubblicato dal quotidiano Times il 17 gennaio, la baronessa Deech ha osservato che l’obbligo di considerare la necessità di un padre verrebbe sostituito dalla proposta normativa con la “valutazione della necessità di un tutoraggio di sostegno”.

La Baronessa ha definito questa modifica “inaccettabile e inadeguata”, perché difficile da interpretare e perché non in grado di salvaguardare il benessere del bambino. “Buona parte della ricerca ha dimostrato che la figura del padre contribuisce sostanzialmente allo sviluppo di un bambino e che quando essa viene a mancare i bambini ne ris
entono negativamente”, ha osservato.

“Vorremmo tutti vedere donne realizzate nel loro desiderio di diventare madre, ma non possiamo trascurare il contributo che l’altra metà del genere umano apporta allo sviluppo della generazione successiva”, ha proseguito.

“Nel cuore della famiglia c’è quello straordinario legame fra padre, madre e figli”, ha osservato l’arcivescovo Vincent Nichols, in un articolo d’opinione pubblicato sul quotidiano Telegraph del 23 dicembre.

La normativa proposta rimuove l’obbligo di qualsiasi riconoscimento della necessità di un padre nell’ambito della nascita di un figlio, ha osservato. “Eppure la paternità va ben oltre la mera donazione dello sperma. Essa implica la donazione di tutto un complesso di elementi vitali, la cui influenza non può essere trascurata”.

“Il futuro della nostra società passa attraverso la famiglia”, ha concluso l’arcivescovo Nichols. Un futuro veramente lugubre se nelle prossime settimane la Camera dei Comuni dovesse approvare le proposte del Governo.

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ZENIT Staff

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