“Disputatio” alla maniera medievale sulla formazione sacerdotale

Presso la Pontificia Università San Tommaso “Angelicum” di Roma

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Di Miriam Díez i Bosch

ROMA, lunedì, 17 dicembre 2007 (ZENIT.org).- Discutere temi attuali controversi usando la tecnica medievale della “Quaestio Disputatae”. Sarà il metodo che verrà adottato questo lunedì a Roma da due professori per trattare il tema della formazione dei sacerdoti del domani, con il titolo “Più claustro o più oratorio?”.

La quinta sessione delle “Quaestiones disputatae” inizierà alle 16.00 di lunedì 17 dicembre nell’Aula 11 della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma.

Manlio Asta, docente di Epistemologia e di Pastorale Scolastica presso la Pontificia Università Lateranense, e Aureliano Pacciolla, docente di Psicologia della Personalità alla LUMSA (Libera Università Maria Ss. Assunta) di Roma, saranno i professori che affronteranno pubblicamente la questione in questa attività promossa dall’istituto diretto dalla professoressa laica Maria Margherita Rossi.

La metodologia della disputa risale al Medioevo e si basa sul metodo dialettico di tesi e obiezioni, ma i temi affrontati non sono quelli che preoccupavano i teologi di allora, quanto il mondo di oggi, come l’evangelizzazione attraverso i mezzi di comunicazione o la formazione sacerdotale.

La Rossi, presidente dell’Istituto San Tommaso e organizzatrice della “Disputatio”, ha rivelato a ZENIT che l’insegnamento aristotelico-tomista non deve essere solo astratto, e che la “Quaestio” è un buon momento per mettere in pratica il metodo “vivo, aperto e rigoroso” che si insegna in questa università pontificia dei Domenicani a Roma.

Maria Margherita Rossi ha spiegato che “la disputatio è l’atto che riassume l’attività dell’intellettuale nell’Europa medievale, perché fa parte del compito del magister, vale a dire esercizio, atto accademico e tecnica di ricerca”.

San Tommaso era noto per le sue dispute pubbliche su qualsiasi tema e di fatto usò questo stile per la sua Summa Theologiae, in cui il materiale è organizzato in 2669 dispute brevi con 10.000 obiezioni e risposte.

Maria Margherita Rossi crede che la forza di questo metodo dialettico, che fa “un uso intelligente delle fonti della teologia” e sa navigare nella “razionalità intrinseca delle argomentazioni”, è decisamente necessaria in un terreno culturale “ostile” in cui sembra che la teologia soffra di “afasia o incapacità di incidenza”.

La professoressa compie un’osservazione statistica “assolutamente benevola” e rivela di trovare molti più conferenzieri per “temi tradizionali” che non “pionieri” disposti a “mettersi alla prova” con questo metodo che richiede il controllo della coerenza logica e sistematica.

Il tema scelto per questo dibattito è la formazione dei sacerdoti.

Il professor Francesco Compagnoni, docente di Teologia Morale dell’Angelicum, ha riconosciuto a ZENIT che il tema è diventato un problema complesso, perché anni fa le linee educative dei seminari erano “tradizionalmente chiare e accettate dal popolo cristiano”, ma oggi sono diventate “meno evidenti” e i fedeli sono un po’ “disorientati” su come dovrebbe essere la formazione del sacerdote.

Per Compagnoni, i fedeli sentono “la pressione incessante dei mezzi di comunicazione”: da un lato “vorrebbero che per essere credibili i sacerdoti si comportassero come cittadini comuni, dall’altro reclamano un’altissima spiritualità unita a virtù eroiche”.

Secondo il professore, non si deve confondere la maturità psicologica con la santità: “La Chiesa cattolica, fedele a una tradizione centenaria, vuole che i suoi sacerdoti siano persone virtuose ma non estranee al mondo in cui vivono, che siano personalità psicologicamente mature senza confondere maturità psicologica e santità cristiana”.

Padre Compagnoni sostiene che “le comunità di laici cristiani devono contribuire allo sforzo che fa la Chiesa di preparare futuri sacerdoti e devono sostenerli senza lasciarli soli di fronte a una società post-cristiana”, perché “l’attenzione spirituale e la santità dei pastori sono un dono troppo importante per lasciarlo solo alle attenzioni del clero”.

L’Istituto San Tommaso propone il genere della “disputa” da cinque anni, da una parte come omaggio al dottore Angelico (nome legato alla figura di San Tommaso d’Aquino), dall’altra perché è “un prezioso strumento che può aiutare nella soluzione di alcuni dilemmi del nostro tempo”, spiega la professoressa Rossi.

L’Istituto San Tommaso dell’Università San Tommaso propone questo metodo di ricerca della verità attraverso la discussione nel tempo di Avvento e di Quaresima.

[Traduzione di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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