Democrazia, tolleranza e pace: obiettivi comuni di UE e Santa Sede

Intervista all’Ambasciatore Luis Miguel Leitão Ritto

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Di Antonio Gaspari

BRUXELLES, lunedì, 10 dicembre 2007 (ZENIT.org).- Seppure improntati sul rispetto e la stima reciproci i rapporti tra la Santa Sede e l’Unione Europea sono caratterizzati da molti punti di vista differenti.

In particolare, le preoccupazioni della Santa Sede riguardano il mancato riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa, il finanziamento a progetti di ricerca su cellule staminali embrionali, una certa tendenza a riconoscere forme diverse di famiglia, e la spinta verso leggi che favoriscono l’aborto e l’eutanasia.

Per cercare di capire in che modo la Commissione Europea intenda risolvere alcuni punti di attrito, ZENIT ha intervistato Luis Miguel Leitão Ritto, primo capo della delegazione della Commissione delle Comunità europee presso la Santa Sede.

Leitão Ritto, portoghese, 62 anni, dal 2004 è a Roma come Rappresentante permanente delle Comunità europee presso la Fao.

Quando sono iniziati formalmente i rapporti tra la delegazione della Commissione Europea e la Santa Sede?

Ritto: I rapporti tra la Santa Sede e la Comunità Europea sono iniziati nel 1970. Col passare degli anni si sono intensificati, basandosi soprattutto sul rispetto e la comprensione reciproci.

E’, infatti, nell’anno 1970 che la Santa Sede nomina un Nunzio Apostolico presso la Commissione Europea. All’inizio, la Commissione Europea sceglie di gestire i rapporti con la Santa Sede da Bruxelles, sia per limitare le spese che per la relativa vicinanza con Roma.

Nel 2006, la Commissione Europea decide di nominare un Rappresentante della Commissione Europea sul posto, non solo per dare piena reciprocità ai rapporti con la Santa Sede ma anche perché questi nel frattempo si sono intensificati e rafforzati e dunque dovevano essere seguiti più da vicino.

Per questa ragione, il Rappresentante della Commissione Europea presso le Organizzazioni delle Nazioni Unite in Roma è stato scelto come il primo Ambasciatore della Commissione Europea presso la Santa Sede. Attualmente, dunque, sono io in carica.

E’ vero che i rapporti tra la Santa Sede e l’Unione Europea non sono sempre stati buoni, come per esempio nel caso del non riconoscimento delle radici cristiane nel futuro Trattato dell’Unione Europea?

Ritto: Non sono d’accordo. I rapporti tra la Santa Sede e l’Unione Europea sono sempre stati buoni come lo dimostra il rispetto e la comprensione reciproci. Ovviamente non siamo d’accordo su tutto, ma questo non ha impedito né alla Santa Sede, né all’Unione Europea di intrattenere in ogni caso un cordiale e vantaggioso dialogo su tutti gli argomenti di interesse comune.

Infatti, apprezziamo molto l’apporto che non è mai mancato da parte della Santa Sede nel nostro grande sforzo di costruire un’Europa basata sulla pace, la democrazia e i valori comuni, senza guerre ed intolleranze. E siamo estremamente grati per il supporto che prima Papa Giovanni Paolo II e poi Papa Benedetto XVI hanno dato alla costruzione dell’Europa di oggi.

Concordo invece sul fatto che non è stato data abbastanza importanza alle radici cristiane nel futuro Trattato dell’Europa, come invece era stato fortemente richiesto dalla Santa Sede e da parte delle organizzazioni cristiane.

Bisogna comunque notare che, nell’introduzione, è scritto che l’Unione Europea trae “la sua ispirazione dall’eredità culturale, religiosa e umana dell’Europa. E’ proprio da questo punto che hanno avuto origine i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili delle persone: la libertà, la democrazia e l’uguaglianza di fronte alla legge”.

Questa è una dichiarazione forte che giustamente riconosce le nostre origini religiose, culturali e umane che devono essere prese in considerazione nel momento in cui si valuta il Trattato, che prevede esplicitamente un dialogo con le Chiese e con le organizzazioni religiose. Inoltre la Carta dei Diritti Fondamentali salvaguardia la libertà di religione nel Trattato.

La promozione nella UE della legislazione in favore degli aborti, dei divorzi, dei matrimoni gay e dei piani di ricerca per utilizzare cellule staminali embrionali crea non poche difficoltà nei rapporti tra Santa Sede e Commissione Europea. Qual è il suo parere in proposito?

Ritto: Queste domande si riferiscono a temi che non ricadono sotto la responsabilità dell’Unione Europea. L’UE è costituita da paesi democratici che hanno il diritto di emanare leggi, in accordo con la loro Costituzione e in linea con la Carta dei Diritti Fondamentali ed il principio della non-discriminazione.

Le posso assicurare che i paesi membri dell’UE stanno seguendo con grande attenzione la situazione demografica in Europa e stanno prendendo le misure necessarie a riguardo. Esiste una volontà comune di voler creare una società più a misura delle famiglie. A tale proposito, a parte gli incentivi fiscali, questi provvedimenti includono soluzioni che privilegiano la possibilità di conciliare il lavoro con la famiglia garantendo, per esempio, il diritto della madre lavoratrice e varando delle normative che prevedano congedi di maternità e paternità.

In linea con questi principi, vorrei sottolineare che l’UE e i suoi paesi membri, hanno approvato le decisioni adottate al Cairo nel 1994, durante la Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite sulla Popolazione e lo Sviluppo (ICPD), considerandole parte integrante della loro politica.

La Conferenza Mondiale sulle Donne, tenutasi nel 1995 a Beijing, ha riconosciuto che il “Consenso del Cairo” era una spinta importante per l’emancipazione e l’acquisizione dei diritti della donna.

Il “Consenso del Cairo” è stata una vittoria per la dignità umana e ha finalmente ammesso lo stretto legame tra lo sviluppo di un paese e la crescita della popolazione. Infatti, l’accordo riconosce l’importanza del controllo delle nascite da parte della donna, e la necessità di avere un sistema sanitario che include la pianificazione delle nascite e la diminuzione della mortalità infantile e materna.

E’ assolutamente falso che i paesi membri della UE “promuovano l’aborto e la fecondazione artificiale”! Questo non è corretto. Lei ha il diritto, come tutti, di criticare la legislazione applicata dai paesi membri della UE, ma si deve riconoscere che questa legislazione rappresenta un sincero tentativo di aiutare i cittadini ad affrontare situazioni difficili.

Infatti, l’UE aspira ad una giusta società che si preoccupi dei suoi cittadini e tutte le sue leggi sono state votate e adottate dopo lunghi e attenti dibattiti. Per favore, si ricordi anche che tutti i paesi dell’UE sono legati non solo alla democrazia, ma anche al rispetto della legge e dei diritti umani.

Nella UE, un aborto avviene ogni 25 secondi e un divorzio ogni 30 secondi. Nei paesi dove l’aborto è stato liberalizzato, sono in aumento continuo: 140.000 ogni anno per l’Italia, 90.000 in Spagna e 400.000 in Gran Bretagna. Nei paesi dove l’aborto non è stato liberalizzato, come la Polonia, ci sono stati solo poche decine di aborti nel 2005. Perché allora l’UE sta spingendo la Polonia a liberalizzare l’aborto?

Ritto: Ancora una volta, questa domanda non è di competenza dell’Unione Europa. In ogni modo, penso di aver risposto a questa domanda con la risposta precedente. Comunque, è importante vedere cosa ha fatto l’UE negli ultimi 50 anni nel campo sociale, umano e dei diritti umani nel rispetto della legge ed anche nell’impegno profuso per proteggere (ad esempio) le donne, i bambini, gli anziani e altri gruppi di persone deboli.

L’UE non è solo la democrazia più grande nel mondo (con una popolazione di circa 500 milioni di individui), ma è anche un’Europa di valori. Noi siamo fieri del nostro sviluppo sociale e del fatto che l’UE si è evoluta verso un alto livello d
i civilizzazione, riconosciuto in tutto il mondo. La nostra lotta contro la pena capitale è prova di tutto questo.

Quali sono le aree di possibile incremento di collaborazione tra la Commissione Europea e la Santa Sede?

Ritto: L’UE e la Santa Sede condividono molti valori comuni, soprattutto quelli che riguardano i diritti umani e la dignità dell’essere umano. Dunque, questa è un’area in cui potrebbero potenziare la loro cooperazione, soprattutto cercando di aiutare a promuovere la democrazia, la tolleranza e la pace nel mondo.

Tra l’altro, usando le loro esperienze passate, potrebbero lavorare insieme in favore della riconciliazione dei popoli promuovendo il reciproco rispetto, tenendo presente le diverse culture e religioni, come abbiamo già fatto nell’UE.

Noi dobbiamo aiutare a stabilire un mondo di tolleranza in cui tutte le persone, indipendentemente dalle loro credenze, lingua e tradizione lavorino e vivano insieme in armonia e rispetto. Un’altra area di collaborazione è quella che ha luogo nei fora internazionali, soprattutto a livello delle Nazioni Unite (NU).

Sia l’UE che la Santa Sede difendono il sistema multilaterale delle NU e il loro impegno per la lotta contro la povertà, la malattia, la fame nel mondo e il raggiungimento dei Millenium Development Goals (MDG), dando importanza soprattutto all’educazione e alla salute. I paesi membri delle NU avevano precedentemente annunciato l’impegno a eliminare la fame nel mondo entro il 2000. La scadenza è stata poi spostata al 2015.

Inoltre, vorrei sottolineare che la Campagna del Giubileo 2000 per ridurre l’indebitamento, promossa dalla Santa Sede è stata poi successivamente sostenuta dalla UE con la generosa eliminazione del debito accumulato negli ultimi 6 anni dai paesi più poveri, tramite degli accordi bilaterali e multilaterali.

Infine, mi fa piacere informarla che abbiamo già un alto livello di cooperazione con la CARITAS, il CISDE e con delle ONG cattoliche ed anche con altre reti che sono coinvolte in progetti di sviluppo.

 

 

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ZENIT Staff

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