Antonio Rosmini, dall' “Indice dei libri proibiti" alla beatificazione

ROMA, martedì, 13 novembre 2007 (ZENIT.org).- Si concluderà domenica prossima, 18 novembre, il lungo iter che ha portato alla beatificazione di Antonio Rosmini. La celebrazione verrà ospitata dalla città di Novara, nella cui diocesi – precisamente a Stresa – Rosmini, nato a Rovereto (Trento) nel 1797, morì nel 1855. 

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La causa per la beatificazione di Antonio Rosmini è stata avviata il 1° luglio 1997, dopo una lunga preparazione iniziata l’anno stesso della morte del futuro beato.

Nel 1882 ebbe inizio la raccolta di testimonianze utili per la causa, ma il processo non venne aperto. In quel periodo, infatti, il Sant’Uffizio stava compiendo un’analisi delle opere di Rosmini, culminata nel 1887 con la condanna Post obitum (pubblicata soltanto il 7 luglio 1888) di 40 proposizioni rosminiane ritenute erronee.

In particolare fu il volume Delle cinque piaghe della Santa Chiesa a finire nell’Indice dei libri proibiti nel 1849 (insieme a La costituzione civile secondo la giustizia sociale), per poi essere prosciolata nel 1854 dalla stessa Congregazione dell’Indice con il decreto Dimittantur.

Nell’opera Rosmini faceva una lucida disamina dei mali che affliggevano la Chiesa cattolica già nella prima metà del XIX secolo: “la divisione del popolo dal clero nel pubblico culto”; “la insufficiente educazione del clero”; “la disunione dei vescovi”; “la nomina dei vescovi abbandonata al potere del clero”; e “la servitù dei beni ecclesiastici”.

Tuttavia le prime contestazioni al pensiero rosminiano risalgono già all’epoca del Trattato della coscienza morale, pubblicato nel 1840 e nel quale il sacerdote aveva tentato di esprimere con le categorie della filosofia moderna concetti quali “peccato” o “colpa” suscitando dei sospetti tra alcuni membri della Compagnia di Gesù dell’epoca, che scrissero contro di lui dei libelli diffamatori.

Nella turbolenta stagione del 1848 erano state poi le riflessioni politico-ecclesiastiche di Rosmini e il suo entusiamo per le nascenti democrazie liberali a catalizzare l’attenzione e a destare timori fra coloro che vedevano nella dottrina di Rosmini il pericolo per uno stravolgimento del dogma cattolico e il tentativo di introdurre la democrazia nella Chiesa.

Neppure la scomparsa nel 1855 del filosofo di Rovereto pose fine alle polemiche sulla sua opera, tanto che lo scontro tra sostenitori e detrattori tornò a inasprirsi fino a indicare nel pensiero rosminiano un’altrernativa pericolosa rispetto alla neoscolastica tomista e ad additare la Teosofia come un sistema imbevuto di panteismo e confusione dell’ordine naturale col soprannaturale.

Nel 1928, padre Bernardino Balsari, il Superiore Generale dell’Istituto della Carità, fondato da Rosmini, ritenne opportuno provare a dare inizio alla causa. Ricorreva quell’anno il centenario della fondazione dell’Istituto, si erano verificate guarigioni miracolose ricondotte all’intercessione del futuro beato e non si volevano perdere le testimonianze di chi lo aveva conosciuto.

Anche questa volta, tuttavia, il processo si arrestò. In alcuni ambienti vaticani, infatti, non si voleva rischiare di riaccendere le antiche polemiche suscitate dal pensiero di Rosmini, motivo che fu alla base del rifiuto a procedere all’inizio di una causa anche nel 1947.

Nel 1962 Papa Giovanni XXIII incontrò il Superiore Generale dell’Istituto della Carità, padre Giovanni Gaddo, e si disse interessato all’apertura della causa di beatificazione, ma rimandò la questione al termine del Concilio Vaticano II. Come si sa, tuttavia, Papa Roncalli morì prima di vederne la fine, e la causa di Antonio Rosmini venne nuovamente abbandonata.

Di fronte a una nuova apertura agli inizi degli anni Settanta, nel 1974 venne nominata una Commissione presso la Congregazione per la Dottrina della fede per studiare la questione rosminiana. I lavori durarono fino alla metà del 1976, ma non portarono a un risultato positivo per la decisione del dicastero di non pronunciarsi in modo definitivo a causa della disparità di giudizio dei consultori. Gli studiosi vennero invece invitati ad approfondire meglio Rosmini per trovare un’interpretazione che permettesse di sollevare la censura.

Nel 1990 il Superiore Generale, padre Giovanni Zantedeschi, inviò alla Congregazione per la Dottrina della Fede la documentazione relativa a nuovi elementi di valutazione per precisare l’esatta posizione di Rosmini circa le “quaranta proposizioni” condannate nel 1887.

Dopo un esame con esito positivo, nel 1994 è stato permesso di stilare la Declaratio con il permesso a procedere alla causa di beatificazione, del 19 febbraio.

Il 1° luglio 1997 si è costituito il Tribunale diocesano per il processo informativo sulla fama di santità di Antonio Rosmini, conclusosi nel 1998, quando tutta la documentazione venne inviata alla Congregazione per le Cause dei Santi. Successivamente venne nominato Postulatore padre Claudio Massimiliano Papa.

A riabilitarne la figura fu anche Giovanni Paolo II, che nella sua Enciclica “Fides et ratio” lo cita tra “i grandi teologi cristiani, che si segnalarono anche come grandi filosofi”.

Il 1° luglio 2001, nel 146° anniversario della morte di Antonio Rosmini, “L’Osservatore Romano” ha quindi pubblicato una Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede in cui si affermava che le quaranta proposizioni condannate nel 1887 erano state riabilitate.

Il documento era firmato dall’allora Prefetto della Congregazione, il Cardinale Joseph Ratzinger, che, una volta diventato Papa, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare – il 26 giugno 2006 – il decreto di esercizio eroico delle virtù testimoniate da Antonio Rosmini, e il 1° giugno 2007 il decreto sul miracolo avvenuto per intercessione del venerabile.

Il lungo iter della beatificazione di Antonio Rosmini si concluderà domenica prossima, quando la diocesi di Novara potrà festeggiare l’iscrizione nell’albo dei beati di questa grande figura che ha donato alla Chiesa due Congregazioni, l’Istituto della Carità – ramo maschile – e le Suore della Provvidenza, oggi presenti nei cinque continenti.

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ZENIT Staff

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