Beatificato Zeffirino Namuncurá, salesiano e figlio del popolo mapuche

In una celebrazione presieduta dal Cardinal Bertone in Argentina

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CHIMPAY (RÍO NEGRO, ARGENTINA), lunedì, 12 novembre 2007 (ZENIT.org).- Il Cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato e inviato papale, ha proclamato questa domenica beato Zeffirino Namuncurá a Chimpay, Río Negro, località natale del giovane salesiano.

La cerimonia aveva come motto “Zeffirino, figlio di Dio, fratello di tutti”. La festa religiosa del beato – nato nel 1886 e morto a Roma nel 1905 – sarà il 26 agosto, giorno della sua nascita.

La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal Cardinal Bertone e concelebrata dall’Arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina, il Cardinale Jorge Bergoglio, e da una cinquantina di Vescovi. Hanno assistito anche il Rettor Maggiore dell’Ordine dei Salesiani, Pascual Chávez Villanueva, e il vicepresidente dell’Argentina, Daniel Scioli.

Dopo la richiesta formale di beatificazione da parte del Vescovo di Viedma, monsignor Esteban Laxague, Hermelinda Painequeo, insieme a Aparicio Millapi, ha fatto lo stesso nella lingua indigena del popolo mapuche, al quale apparteneva il beato.

“E’ la prima volta che si svolge una beatificazione non in una grande città, ma in un paese piccolo, ma grandissimo per questa folla di amici di Zeffirino”, ha sottolineato il Cardinal Bertone nella sua omelia.

Il porporato ha detto che questa beatificazione “significa ricordare e apprezzare nel profondo le antiche tradizioni del popolo mapuche, coraggioso e indomito”.

“Allo stesso tempo – ha aggiunto – ci aiuta a scoprire la fecondità del Vangelo che non distrugge mai i valori autentici esistenti in una cultura, ma li assume, li purifica e li perfeziona”.

Nella preghiera dei fedeli ci sono state invocazioni in mapuche, quechua e guaraní, chiedendo il rispetto dei popoli indigeni. Nell’offertorio sono stati consegnati frutti della terra patagonica.

Al termine della Messa, il Rettor Maggiore dei Salesiani ha letto il testo della benedizione apostolica di Benedetto XVI e ha ringraziato il primate argentino per aver insistito affinché la celebrazione si svolgesse in Patagonia, perché “era la terra dei sogni di Don Bosco e di Zeffirino Namuncurá”.

Tra i fedeli – circa 200.000 secondo fonti religiose – c’erano numerosi mapuche con i loro abiti tradizionali e anche Valeria Varela, una 33enne che ha ricevuto il miracolo che ha aperto le porte alla beatificazione di Zeffirino.

Sposatasi nel 1998 con l’africano Joseph Koua, Valeria, originaria di Bialet Massé (Córdoba), dopo tre mesi era rimasta incinta, ma aveva abortito spontaneamente. Nell’ottobre 2000 le è stato diagnosticato un carcinoma all’utero che avrebbe potuto portare a metastasi in pochi giorni, motivo per il quale doveva iniziare subito la chemioterapia.

Era venerdì, e avrebbe dovuto iniziare il trattamento il lunedì successivo. Quella notte, ha raccontato, trovò una rivista su Zefferino Namuncurá, con il quale si identificò per via della giovane età, e gli chiese di aiutarla.

Il lunedì, compiendo le analisi necessarie per iniziare la cura, i medici videro che non c’era più alcun tumore. Il cancro era scomparso del tutto e oggi Valeria è madre di tre bambine.

La questione è stata studiata per quattro anni a Córdoba. La Congregazione per le Cause dei Santi ha affermato che la guarigione è inspiegabile dal punto di vista clinico.

La sessione del 15 maggio della Congregazione ha approvato all’unanimità il miracolo attribuito all’intercessione del Servo di Dio, e il 6 luglio Benedetto XVI ha firmato il relativo decreto.

Presiedendo nei giorni scorsi il Te Deum per la beatificazione di Zeffirino, il Cardinal Bertone ha esortato i Vescovi argentini ad essere “guide ferme e padri solleciti del gregge affidato alle loro cure pastorali, custodendo la sana dottrina e promuovendo instancabilmente opere di giustizia e carità”.

Ricordando la missione specifica del Vescovo, ha sottolineato in particolare la preghiera e l’impegno a “dare nuovo vigore alla comunione ecclesiale e a conservarla, in primo luogo, tra voi stessi e anche tra le vostre comunità diocesane”.

Sono inoltre necessarie, ha aggiunto, “un’azione catechetica e un’educazione cristiana che formino un laicato solido e convinto”, e che la Chiesa “non sia percepita come una semplice organizzazione umanitaria, ma nella sua realtà più autentica, come famiglia di Dio animata dall’amore di Cristo, il cui obiettivo è far giungere a ogni uomo e a ogni donna il messaggio della salvezza”.

Il Cardinale ha quindi esortato i presuli a “camminare con la fiducia riposta in Dio, fedeli alla loro missione di insegnare al popolo fedele con la parola e con l’esempio di vita”, e ha chiesto alla Madonna, “alla quale il popolo argentino si rivolge con filiale devozione”, di “sostenerci e guidarci nel nostro ministero pastorale”.

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ZENIT Staff

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