E’ morto un prete santo!

Unanime reazione alla scomparsa di don Oreste Benzi

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ROMA, venerdì, 2 novembre 2007 (ZENIT.org).- La scomparsa di don Oreste Benzi, fondatore della Comunità papa Giovanni XXIII, ha suscitato reazioni commosse in tutto il mondo.

Monsignor Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro e prossimo Cardinale, in una intervista pubblicata dal quotidiano on-line “Petrus” ha detto di don Oreste: “E’ stato un amico e un vero Santo”.

Il presule ha raccontato di quella volta che in occasione del Gran Giubileo del 2000 Don Benzi andò a Loreto, dove Comastri era Arcivescovo, portandogli 100 prostitute che aveva salvato dalla strada: “Tutte e 100 le ragazze passarono oltre due ore in preghiera nella cappella del Pomarancio e decisero di cambiare vita. Don Benzi ed io piangevamo di commozione”.

Secondo l’Arciprete della Basilica di San Pietro, don Oreste Benzi era “un capolavoro di sacerdote, un uomo di Dio. Era una Eucarestia vivente. Quando l’ho visto per l’ultima volta, avevo capito che non poteva dar altro, si era consumato al servizio di tutti. Quando si congedò da me, mi disse: ci rivediamo o qui in Vaticano a lassù nel cielo”.

“Ma la cosa più bella – ha concluso monsignor Comastri – sono le lacrime che stanno versando per lui le prostitute che ha salvato dalla “schiavitù e dalla strada. La Madonna gliene sarà grata. Don Oreste ci mancherà davvero molto”.

Don Flavio Peloso, Direttore generale dell’Opera Don Orione, in un messaggio inviato alla Comunità Giovanni XXXIII ha rilevato che don Oreste veniva definito da confratelli e laici “un Don Orione vivente”.

“Il suo impegno sociale aveva una sicura e inesauribile fonte nella vita spirituale che lo portava a conformarsi a Gesù non solo nell”azione ma ancor più nei sentimenti”, ha ricordato don Flavio.

Salvatore Martinez, Presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito (RnS), ha commentato che don Benzi è da annoverare “tra i testimoni dello Spirito del ‘900”: “un vero prete capace di dare al ministero sacerdotale quella dignità che viene dall’incontro feriale con i piccoli, i poveri, quelli che sono ricordati come gli ‘ultimi’ del Regno che nella sua vita erano i ‘primi’.

Il Presidente del RnS ha raccontato di aver sperimentato in molte circostanze “questa sua predilezione verso tutto ciò che egli considerava le schiavitù del nostro tempo. Più volte, anche nell’ultimo viaggio che abbiamo fatto insieme, mi disse: ‘Aiutiamoci a liberare gli schiavi’. Credo che sia un grande messaggio per questo nostro terzo millennio, che eredita come triste deficit e debito d’amore tante schiavitù morali, politiche, umane”.

“La sua memoria – ha concluso Martinez – rimarrà viva nell’impegno di questi cosiddetti ‘ex’ che ora lo piangono, ma che sono tornati pienamente alla vita e che sapranno trasmettere questo deposito d’amore, questa eredità d’amore così luminosa che, ripeto, annovera don Oreste fra i grandi campioni della carità, fra i grandi testimoni della fede carismatica dei giorni nostri”.

Il Comune di Rimini ha dichiarato il lutto cittadino per la scomparsa di don Oreste Benzi, con l’esposizione della bandiera comunale listata a lutto nella giornata di svolgimento delle esequie funebri.

Il Sindaco di Rimini Alberto Ravaioli ha sottolineato che “ogni singolo istante della vita della vita di don Oreste Benzi è stato un invito al coraggio. Soprattutto il coraggio della fede che si fa quotidianamente pratica, azione nella realtà”.

“In pochi – ha continuato il Sindaco – come lui hanno saputo infondere serena passione alla parola evangelica a riecheggiare la sua originaria forza ‘scandalosa’. Perché don Oreste Benzi è stato un uomo di chiesa costantemente e volontariamente dalla parte del non conveniente; che, per una società fatua, è in sostanza il più debole, la persona che soffre non solo a migliaia di chilometri di distanza ma dietro quell’angolo a cui i nostri occhi sono ogni giorno assuefatti”.

Per Ravaioli “don Oreste è l’umanità a cui tutto il mondo tende, l’esempio ascoltato da capi di governo e istituzioni, il sacerdote che testimonia Dio là dove non è opportuno andare, la santità che ‘si sporca le mani’ con il secolo e i suoi moderni strumenti di comunicazione”.

Stefano Vitali, uno dei principali collaboratori di don Oreste, suo portavoce e oggi assessore comunale a Rimini ha ricordato: “Ho visto pochissime persone al mondo trattare allo stesso modo un capo di stato e un barbone come faceva Don Benzi”.

“Aveva una grandissima capacità di far crescere le persone che aveva attorno a lui, responsabilizzandole, per questo sono sicuro che la comunita’ continuera’ anche dopo di lui”, ha aggiunto.

Mario Palmaro, Presidente del Comitato “Verità e Vita”, ha ricordato che “il costante e indefettibile impegno di don Oreste nella difesa di tutti i più deboli ed emarginati, ma sempre con particolare amore alla vita nascente, resta nella storia dei pro-life un luminoso esempio di coraggio e di verità”.

“D’ora in poi tutti coloro che lottano per la difesa della vita, dal concepimento naturale alla morte naturale, hanno un protettore in più: poichè i santi vengono riconosciuti prima dal popolo e poi ufficialmente dalla Chiesa, noi lo pregheremo per darci sostegno nella battaglia contro la dominante ‘cultura di morte’”, ha concluso Palmaro.

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ZENIT Staff

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