Essere buoni cristiani è essere buoni cittadini (e pagare le tasse), spiega il Papa

Presentando la figura di San Massimo, Vescovo di Torino

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 30 ottobre 2007 (ZENIT.org).- Per Benedetto XVI la fede cristiana non allontana dai compiti temporali; al contrario, rafforza l’impegno civico, che implica, tra le altre cose, il pagamento delle tasse.

Lo ha spiegato questo mercoledì ai più di 30.000 pellegrini che hanno partecipato all’udienza generale, ai quali ha presentato sotto una forte pioggia la figura di San Massimo, Vescovo di Torino tra la fine del IV e l’inizio del V secolo.

In un momento in cui crollava la civiltà classica, ha spiegato il Papa, “Massimo non solo si adopera per rinfocolare nei fedeli l’amore tradizionale verso la patria cittadina, ma proclama anche il preciso dovere di far fronte agli oneri fiscali, per quanto gravosi e sgraditi essi possano apparire”.

“E’ evidente che il contesto storico, culturale e sociale è oggi profondamente diverso”, ha riconosciuto il Papa.

“A parte le mutate condizioni, restano sempre validi i doveri del credente verso la sua città e la sua patria. L’intreccio degli impegni dell’‘onesto cittadino’ con quelli del ‘buon cristiano’ non è affatto tramontato”, ha osservato.

Con il suo insegnamento, il Vescovo di Roma ha voluto sottolineare la dottrina del Concilio Vaticano II nella costituzione pastorale “Gaudium et spes”, che presenta come “uno dei più importanti aspetti dell’unità di vita del cristiano” “la coerenza tra fede e comportamento, tra Vangelo e cultura”.

“Sbagliano coloro che, sapendo che qui noi non abbiamo una cittadinanza stabile – avvertiva il Concilio –, ma che cerchiamo quella futura, pensano di potere per questo trascurare i propri doveri terreni, e non riflettono che invece proprio la fede li obbliga ancora di più a compierli, secondo la vocazione di ciascuno”.

Il Papa ha concluso auspicando che “sempre di più i fedeli siano desiderosi di esplicare tutte le loro attività terrene, unificando gli sforzi umani, domestici, professionali, scientifici e tecnici in una sola sintesi vitale insieme con i beni religiosi”.

In questo modo, ha spiegato, non solo si coopera con la “gloria di Dio”, ma anche con il “bene dell’umanità”.

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ZENIT Staff

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