Benedetto XVI: precarietà e questione antropologica, le sfide in Italia

Nel Messaggio per la 45ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

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PISTOIA/CITTA’ DEL VATICANO, giovedì 18 ottobre 2007 (ZENIT.org).- La precarietà lavorativa dei giovani e la questione antropologica sono le principali sfide che l’Italia si trova a dover affrontare, ha detto Benedetto XVI nel messaggio alla 45ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, apertasi questo giovedì nella Cattedrale di Pistoia.

L’evento, che serve a ricordare i cento anni della prima edizione svoltasi a Pistoia nel 1907 per iniziativa di Giuseppe Toniolo, vedrà la partecipazione di oltre mille delegati provenienti da tutta Italia che rifletteranno sul tema: “Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano”.

Nel suo messaggio il Papa ha posto l’accento sulla precarietà lavorativa dei giovani che “non permette di costruire una loro famiglia” con il risultato che “lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso”.

Il Papa ha dunque invitato i cattolici a “cogliere con consapevolezza la grande opportunità che offrono queste sfide e reagire non con un rinunciatario ripiegamento su se stessi, ma, al contrario con un rinnovato dinamismo, aprendosi con fiducia a nuovi rapporti e non trascurando nessuna delle energie capaci di contribuire alla crescita culturale e morale dell’Italia”.

Da parte sua, ha sottolineato, la Chiesa è pronta a dare il proprio contributo, perché se “da una parte riconosce di non essere un agente politico, dall’altra non può esimersi dall’interessarsi del bene dell’intera comunità civile”, formando “nelle classi politiche e imprenditoriali un genuino spirito di verità e di onestà, volto alla ricerca del bene comune e non del profitto personale”.

Riprendendo il discorso pronunciato al Convegno Ecclesiale di Verona, il Pontefice ha ribadito che “agire in ambito politico per costruire un ordine giusto nella società italiana non è compito immediato della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici”.

E in tal senso, essi si devono dedicare “con generosità e coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo”.

“Come cittadini dello Stato – ha ribadito Benedetto XVI – tocca ai cattolici laici partecipare in prima persona alla vita pubblica e, nel rispetto delle legittime autonomie, cooperare a configurare rettamente la vita sociale, insieme con tutti gli altri cittadini, secondo le competenze di ognuno e sotto la propria autonoma responsabilità”.

Non manca poi, il riferimento alle minacce alla “vita umana” e alla “famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.

“La cronaca quotidiana – ha avvertito Benedetto XVI – mostra che la società del nostro tempo ha di fronte molteplici emergenze etiche e sociali in grado di minare la sua stabilità e di compromettere seriamente il suo futuro”.

“Particolarmente attuale – ha detto il Papa – è la questione antropologica, che abbraccia il rispetto della vita umana e l’attenzione da prestare alle esigenze della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.

“Come è stato più volte ribadito – conclude il Pontefice – non si tratta di valori e principi solo ‘cattolici’, ma di valori umani comuni da difendere e tutelare, come la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato”.

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ZENIT Staff

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