Arcivescovo Celli: per comunicare occorre una “identità cristiana matura”

Messaggio del Presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali

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ROMA-LOJA (ECUADOR), mercoledì, 17 ottobre 2007 (ZENIT.org).- Monsignor Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, crede che “sia necessario mantenere un’identità cristiana matura nella nostra forma di comunicare e di cercare la Verità”.

Lo ha affermato attraverso un videomessaggio durante l’inaugurazione del III Congresso Latinoamericano e Caraibico di Comunicazione, “Comunicazione Cittadinanza e Valori”, in svolgimento dal 15 al 19 ottobre a Loja, in Ecuador.

“Il progresso tecnologico non comporta necessariamente il progresso spirituale”, ha avvertito l’Arcivescovo, “e non possiamo negare che i cambiamenti della scienza e della tecnologia abbiano generato nuove problematiche che dobbiamo affrontare con obiettività e con un senso cristiano della vita”.

Per monsignor Celli, che occupa da quest’estate la presidenza del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, “le nuove forme di povertà, di esclusione e di emarginazione dell’ecosistema comunicativo in cui ci troviamo ci interpellano a dare risposte a come essere comunicatori oggi”.

Riferendosi all’America, ha detto che “il Continente della Speranza continua ad essere flagellato dallo scandalo della povertà e dell’esclusione sociale, che esigono azioni di vera promozione umana da parte di quanti hanno avuto più opportunità nella vita”.

“Come comunicatori, siamo tutti chiamati a cercare e a difendere la Verità che dà dignità alla persona umana, che difende la vita, che promuove la solidarietà, la carità, che restituisce lo spazio per far sentire la propria voce a quelli la cui voce non era ascoltata”, ha riconosciuto nel suo messaggio.

“Nei nostri media non possono trovare spazio parole sconce, né l’indebita intrusione nell’intimità personale degli altri, né l’insulto o la diffamazione, e meno che mai la calunnia”, ha ricordato.

Dall’altro lato, “non bisogna confondere il buonumore e l’allegria, caratteristiche dei popoli di questo continente, con una comunicazione che usi toni frivoli e superficiali e ignori la profondità del mistero presente in ogni persona umana”.

“Una comunicazione che promuova la buona cittadinanza implica, ad esempio, una rinnovata cavalleria negli uomini che, superati antichi schemi di machismo, si mettano con coraggio al servizio dei settori più indifesi della società”, ha affermato.

“Per le donne, cittadinanza significa un esercizio maturo e pieno della loro presenza in tutti gli ambiti della vita sociale, apportando i loro carismi e il ‘genio femminile’ tanto valorizzato da Papa Giovanni Paolo II”, ha aggiunto.

Claudio Maria Celli ha infine ricordato alcune sfide che ha condiviso con i membri della Rete Informatica della Chiesa in America Latina durante il X incontro svoltosi a Tegucigalpa (Honduras) a settembre: la sfida dell’inculturazione del Vangelo nella società dell’informazione, quella dell’armonizzazione tra le varie e innumerevoli iniziative ecclesiali, quella della formazione per non essere “analfabeti mediatici”, quella del senso, dell’informazione e la sfida dell’inclusione.

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ZENIT Staff

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