“El Visitante”, voce della Chiesa in Porto Rico e tra gli ispanici degli Stati Uniti

Intervista al suo Direttore, José Ortiz Valladares

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TEGUCIGALPA, venerdì, 5 ottobre 2007 (ZENIT.org).- Una rivista aiuta i cattolici di Porto Rico e molti ispanici degli Stati Uniti a vedere il mondo con gli occhi del Vangelo.

Si tratta di “El Visitante”, settimanale cattolico pubblicato dalla Conferenza Episcopale di Porto Rico dal 1975 con una tiratura di 54.000 copie.

Nel contesto della X Riunione della Rete Informatica della Chiesa in America Latina, ZENIT ha intervistato il suo direttore, José Ortiz Valladares.

Qual è, secondo lei, la differenza tra un giornalista cattolico e uno che non lo è?

José Ortiz Valladares: La differenza tra un giornalista cattolico e un altro giornalista è che quello cattolico ha una luce speciale, vede le cose da un prisma molto più ampio, con uno spiccato senso di ciò che è la dignità umana e di quello che è il bene comune.

Qual è la missione che deve svolgere una rivista cattolica?

José Ortiz Valladares: Una rivista cattolica ha una triplice missione: in primo luogo, riflettere gli avvenimenti della Chiesa; quindi difendere in modo tematico l’istituzione della famiglia e l’educazione; in terzo luogo, dare una copertura informativa partendo dalla fede a tutte le notizie di tipo economico, sociale e politico, soprattutto a quelle che mettono in discussione la legge naturale e ovviamente a quelle che vanno contro la fede.

Che influenza ha “El Visitante” a Porto Rico?

José Ortiz Valladares: Nei sette anni da che dirigo la rivista, abbiamo influito in modo decisivo su questioni pubbliche come, ad esempio, la nomina della procuratrice della donna: un nostro articolo ha impedito che ci fosse l’unanimità sulla proposta, perché alcune delle sue posizioni erano a favore dell’aborto.

Attualmente, i nostri articoli sulle conseguenze dell’inserimento di una bozza dello stato di famiglia nel Codice Civile hanno fornito un altro punto di vista alla quasi totalità della stampa secolare, che era favorevole a unioni diverse dalla famiglia tradizionale.

Lei ha molti lettori ispanici negli Stati Uniti e conosce questa comunità. Spesso vengono presentati come il futuro della Chiesa nel Paese. Allo stesso tempo, si constata che spesso passano a far parte di altre denominazioni cristiane, alcune delle quali sette. Gli ispanici sono una falsa speranza?

José Ortiz Valladares: Credo che ci sia di tutto. Ci sono persone che già arrivano dai rispettivi Paesi con una convinzione cristiana molto forte e la prima cosa che fanno è andare a cercare la parrocchia più vicina. Soprattutto le prime generazioni. Le seconde e le terze generazioni possono aderire ad altre denominazioni cristiane. La Chiesa cattolica a livello della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti ha compiuto un enorme sforzo di pastorale degli ispanici.

Sono quindi una speranza per la Chiesa negli Stati Uniti e per la Chiesa universale?

José Ortiz Valladares: C’è senz’altro un “revival”, un desiderio di recuperare manifestazioni esterne della fede e della cultura, come le processioni o le feste tradizionali delle varie comunità negli Stati Uniti: i Peruviani, gli Honduregni, i Portoricani, i Messicani. E’ una speranza. Dall’altro lato, queste manifestazioni di fede e cultura sono generalmente benviste dalle altre persone e comunità degli Stati Uniti. Di fatto, in generale, nella Chiesa tutti ci sentiamo accolti.

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ZENIT Staff

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