Benedetto XVI presenta la legge naturale come fondamento della democrazia

Difesa necessaria dalle ideologie e dal relativismo

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 5 ottobre 2007 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha rivolto un appello a tutte le coscienze per riscoprire nella legge naturale il fondamento della convivenza democratica ed evitare così che gli umori delle maggioranze o dei più forti diventino il criterio del bene o del male.

In un’udienza ai membri della Commissione Teologica Internazionale, che riunisce alcuni dei migliori teologi di tutti i continenti, il Papa ha voluto affrontare questo venerdì la chiave di quello che considera l’antidoto al “relativismo etico”.

La legge naturale è, secondo quanto ha spiegato il Papa, quella “norma scritta dal Creatore nel cuore dell’uomo” che gli permette di distinguere il bene dal male.

Oggi, ha riconosciuto, in parte a causa di “fattori di ordine culturale e ideologico, la società civile e secolare si trova in una situazione di smarrimento e di confusione: si è perduta l’evidenza originaria dei fondamenti dell’essere umano e del suo agire etico e la dottrina della legge morale naturale si scontra con altre concezioni che ne sono la diretta negazione”.

“Tutto ciò ha enormi e gravi conseguenze nell’ordine civile e sociale – ha spiegato –. Presso non pochi pensatori sembra oggi dominare una concezione positivista del diritto”.

“Secondo costoro, l’umanità, o la società, o di fatto la maggioranza dei cittadini, diventa la fonte ultima della legge civile”, ha constatato.

“Il problema che si pone non è quindi la ricerca del bene, ma quella del potere, o piuttosto dell’equilibrio dei poteri”.

“Alla radice di questa tendenza vi è il relativismo etico, in cui alcuni vedono addirittura una delle condizioni principali della democrazia, perché il relativismo garantirebbe la tolleranza e il rispetto reciproco delle persone”.

“Ma se fosse così, la maggioranza di un momento diventerebbe l’ultima fonte del diritto. La storia dimostra con grande chiarezza che le maggioranze possono sbagliare”.

“La vera razionalità non è garantita dal consenso di un gran numero, ma solo dalla trasparenza della ragione umana alla Ragione creatrice e dall’ascolto comune di questa Fonte della nostra razionalità”, ha proseguito il Papa.

“Quando sono in gioco le esigenze fondamentali della dignità della persona umana, della sua vita, dell’istituzione familiare, dell’equità dell’ordinamento sociale, cioè i diritti fondamentali dell’uomo, nessuna legge fatta dagli uomini può sovvertire la norma scritta dal Creatore nel cuore dell’uomo, senza che la società stessa venga drammaticamente colpita in ciò che costituisce la sua base irrinunciabile”, ha avvertito.

La legge naturale diventa così “la vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità, e difeso da ogni manipolazione ideologica e da ogni arbitrio e sopruso del più forte”.

“Nessuno può sottrarsi a questo richiamo – ha osservato –. Se per un tragico oscuramento della coscienza collettiva, lo scetticismo e il relativismo etico giungessero a cancellare i principi fondamentali della legge morale naturale, lo stesso ordinamento democratico sarebbe ferito radicalmente nelle sue fondamenta”.

“Contro questo oscuramento, che è crisi della civiltà umana, prima ancora che cristiana, occorre mobilitare tutte le coscienze degli uomini di buona volontà, laici o anche appartenenti a religioni diverse dal Cristianesimo, perché insieme e in modo fattivo si impegnino a creare, nella cultura e nella società civile e politica, le condizioni necessarie per una piena consapevolezza del valore inalienabile della legge morale naturale”.

“Dal rispetto di essa infatti dipende l’avanzamento dei singoli e della società sulla strada dell’autentico progresso in conformità con la retta ragione, che è partecipazione alla Ragione eterna di Dio”, ha concluso il Papa.

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ZENIT Staff

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