A 5 anni dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Toronto (Parte I)

Intervista a Padre Thomas Rosica

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TORONTO, giovedì, 23 agosto 2007 (ZENIT.org).- La Giornata Mondiale della Gioventù del 2002 ha innescato un periodo di risveglio nella Chiesa in Canada, ha affermato padre Thomas Rosica, Direttore nazionale dell’evento che si è svolto a Toronto cinque anni or sono.

Intervistato da ZENIT sulla commemorazione del quinto anniversario della XVII Giornata Mondiale della Gioventù, padre Rosica ha parlato degli effetti che l’evento ha prodotto in Canada e nella Chiesa.

Padre Rosica, sacerdote basiliano, è Direttore del Salt and Light Media Foundation and Catholic Television Network, con sede a Toronto, che egli stesso ha fondato nel 2003.

La Giornata Mondiale della Gioventù di Toronto si è svolta cinque anni fa. Quali sono gli effetti più profondi che questo evento ha prodotto per la Chiesa in Canada?

Padre Rosica: La Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) del 2002 è stata un formidabile catalizzatore grazie al quale molte cose si sono potute verificare in e per il Canada.

Possiamo parlare della GMG come un qualcosa del passato, che ha illuminato le ombre, la monotonia e la fatica della nostra vita in un preciso e splendido momento della storia nel 2002.

Rispetto ad un mondo in cui facevano da sfondo il terrore e la paura, il collasso economico e gli scandali nella Chiesa, la GMG ha proposto una visione alternativa, di una bellezza imponente.

La GMG del 2002 ha risvegliato la popolazione e la Chiesa in Canada.

La Chiesa cattolica si è ritrovata viva e giovane durante quei giorni gloriosi del luglio 2002, e la Chiesa continua ad essere viva e giovane anche oggi.

La GMG del 2002 ha anche provocato un terremoto mediatico in Canada. Due momenti dei discorsi del Santo Padre mi sono rimasti impressi nella memoria.

Il primo, alla cerimonia di arrivo a Toronto di Giovanni Paolo II, all’inizio della GMG del 2002, il Santo Padre ha pronunciato queste parole profetiche di fronte ai rappresentanti delle nazioni e alla gente del Canada, presso l’Aeroporto internazionale Pearson il 23 luglio 2002:

“I canadesi sono eredi di un umanesimo straordinariamente ricco, grazie alla fusione di molti elementi culturali diversi”.

“In un mondo di grandi tensioni etiche e sociali, e di confusione sullo scopo stesso della vita, i canadesi hanno un tesoro incomparabile da offrire come loro contributo. Essi devono, però, preservare ciò che è profondo, buono e valido nella loro eredità”.

Poi, il sabato sera del 27 luglio 2002, sulla pista di un aeroporto in una ex base militare a Toronto, Downsview Park, Giovanni Paolo II ha posto alcuni interrogativi profondi alla folla di più di 600.000 giovani radunati per la grande vigilia della GMG del 2002:

“La domanda che si impone è drammatica: su quali fondamenta bisogna costruire la nuova epoca storica che emerge dalle grandi trasformazioni del secolo XX?”.

“Sarà sufficiente scommettere sulla rivoluzione tecnologica in corso, che sembra essere regolata unicamente da criteri di produttività e di efficienza, senza un riferimento alla dimensione religiosa dell’uomo e senza un discernimento etico universalmente condiviso?”.

“E’ giusto accontentarsi di risposte provvisorie ai problemi di fondo e lasciare che la vita resti in balia di pulsioni istintive, di sensazioni effimere, di entusiasmi passeggeri?”.

E cosa è successo nel nostro Paese negli ultimi cinque anni? Una delle crisi più gravi dei nostri tempi è quella che riguarda il matrimonio e la famiglia.

I canadesi devono riflettere attentamente sulle conseguenze sociali derivanti da una ridefinizione del istituto del matrimonio, esaminando tutte le conseguenze che potrebbero derivare da una società che non assicura più un ruolo preminente e un valore fondamentale all’unione a vita tra un uomo e una donna nel matrimonio.

La famiglia è la pietra angolare della società ed è l’ambiente più idoneo in cui accogliere e crescere i figli.

Non dimenticherò mai la visione di Giovanni Paolo II che scende dalla scaletta dell’aereo che lo ha portato a Toronto e, alla fine della GMG, che sale sull’aereo che l’avrebbe portato in Guatemala.

Giovanni Paolo II ci ha insegnato, nel corso del suo pontificato, che ciascuno di noi è destinato anche alla sofferenza, persino il Vicario di Cristo. E lui, piuttosto che nascondere le sue infermità, come solitamente fanno le personalità pubbliche, ha voluto che il mondo intero vedesse ciò che stava attraversando.

In una cultura ossessionata dal mito della gioventù, la gente cerca costantemente di combattere o negare i segni del tempo, della vecchiaia, della malattia, egli ci ha ricordato che la vecchiaia e la sofferenza fanno parte della vita naturale dell’essere umano.

Mentre gli anziani e i malati vengono così facilmente scaricati nelle case di cura e spesso dimenticati, il Papa ha ricordato in modo puntuale e poderoso che i nostri genitori e progenitori, i malati, i disabili e i malati terminali sono portatori di un grande valore.

La nostra realtà canadese si fonda effettivamente su una visione trascendente, basata sulla Rivelazione cristiana, che ci ha consentito di edificare una società libera, democratica e solidale, riconosciuta in tutto il mondo come paladina dei diritti umani e della dignità umana.

Ma noi saremo in grado di continuare ad offrire questo tesoro all’umanità e alla storia solo se preserveremo ciò che è profondo, buono e valido c’è nel nostro patrimonio nazionale.

Dobbiamo tutelare la dignità di ogni vita umana, dai suoi primi momenti di esistenza, fino alla sua morte naturale. E dobbiamo celebrare la dignità e la sacralità del matrimonio tra un uomo e una donna, e promuovere e amare la famiglia.

[Venerdì, la seconda parte dell’intervista]

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ZENIT Staff

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