TORONTO, venerdì, 24 agosto 2007 (ZENIT.org).- La Giornata Mondiale della Gioventù di Torono ha fornito “lenti bibliche, attraverso le quali poter comprendere il profondo senso di quel luglio 2002 per la Chiesa in Canada”, ha detto padre Thomas Rosica.

Il sacerdote, che è stato Direttore nazionale di quell'evento, ha confessato a ZENIT di pregare affinché “i giovani possano trovare nella Chiesa in Canada una roccia, un rifugio, un porto, una casa e una possibilità di trascorre la vita al servizio della Chiesa dei nostri tempi”.

La prima parte dell'intervista è stata pubblicata il 23 agosto.

Il Canada un tempo aveva una cultura cattolica brillante. Lei ha potuto constatare un ritorno ad una maggiore partecipazione alla vita della Chiesa, ai sacramenti, ecc., negli anni successivi alla Giornata Mondiale della Gioventù?

Padre Rosica: Le Giornate Mondiali della Gioventù non sono una panacea o una facile soluzione ai problemi e alle sfide dei nostri tempi. Piuttosto esse offrono un nuovo quadro e nuove lenti attraverso le quali vedere la Chiesa e il mondo, al fine di costruire il nostro futuro.

Una cosa è diventata chiara dopo la GMG del 2002: ci siamo resi conto di avere molto lavoro da fare per raggiungere i giovani sparsi in questo vasto territorio.

Il luglio del 2002 non è stato per noi un traguardo o la realizzazione di una sorta di impresa eroica; è stato piuttosto l’inizio di una nuova avventura di fede e di speranza per l’intera Chiesa canadese.

Alla nostra GMG 2002 in Canada, Giovanni Paolo II ha rivolto un forte appello all’impegno, indirizzato all’intera Chiesa canadese.

Ai suoi giovani amici ha detto: “Numerose e allettanti sono le proposte che vi sollecitano da ogni parte: molti vi parlano di una gioia che si può ottenere con il denaro, con il successo, con il potere. Soprattutto vi dicono di una gioia che coincide con il piacere superficiale ed effimero dei sensi".

La chiamata alternativa è quella di Gesù: “Egli vi chiama ad essere sale e luce del mondo, a scegliere la bontà, a vivere nella giustizia, a diventare strumenti di amore e di pace". La scelta è stata dura, piena di abnegazione, una scelta di vita e irrevocable.

È stata tra “il bene e il male, tra la luce e le tenebre, tra la vita e la morte."

Nessuna scorciatoia e nessun compromesso era possibile per Giovanni Paolo II; solo chiarezza. E questo è ciò che i giovani cercano oggi: non risposte facili, ma la chiarezza evangelica.

La Chiesa è chiamata ad offrire opportunità solide per i giovani e per la pastorale giovanile che siano in grado di essere incisive come contenuti, come visione, come comunità e come speranza.

Molte persone mi hanno riferito che la GMG 2002 ha insegnato loro a indossare le lenti bibliche, attraverso le quali poter comprendere il profondo senso di quel luglio 2002 per la Chiesa in Canada.

Da un punto di vista prettamente personale, quando ripenso al grande evento della Giornata Mondiale della Gioventù del 2002 e ricordo le sue caratteristiche reali, un’immagine domina nella mia mente: quella della violenza e della ferocia del vento e della tempesta che si è abbattuta su Downsview Park quella domenica mattina del 28 luglio 2002.

È stata per me e per molte altre persone come il vento della Pentecoste di cui abbiamo letto nel Nuovo Testamento.

Eppure, nonostante il vento e la tempesta, le nazioni della terra – almeno 172 Paesi erano radunati insieme in quel campo – si sono ritrovate e avvicinate reciprocamente attorno al successore di Pietro quella mattina di luglio di cinque anni fa.

È stato quel vento che aveva condotto la Croce della GMG da una costa all’altra, attraverso l’intero Canada “a mari usque ad mare”. Quell’estate e in particolare quella mattina del 28 luglio 2002 la Chiesa in Canada è rinata sulla riva del lago Ontario.

Il Canada è spesso descritto, sulla scena internazionale, come una delle società più politicamente corrette e tolleranti del mondo.

Alcuni vanno fieri di questa fama che riguarda il nostro Paese. Altri, me compreso, non necessariamente vedono questa descrizione come un qualcosa di assolutamente positivo.

Non vi è nulla di politicamente corretto nel predicare e vivere il Vangelo, nell’essere sale e luce in una cultura che ha perso il sapore del Vangelo e ha cercato di spegnere la luce di Cristo.

In realtà, il messaggio del Vangelo è talvolta del tutto politicamente scorretto, secondo la visione e lo stile di vita del mondo! Il Vangelo di Gesù Cristo deve essere proclamato con coraggio e sfrontatezza, e questa è una delle grandi lezioni emerse dalla Giornata Mondiale della Gioventù del 2002.

Una sfrontatezza che non è oppressione, che non è scortesia, che non si vanta, che non è mai irrispettosa, che non ostenta mai i doni ricevuti, ma in cui lo Spirito è stato riversato con grande abbondanza su di noi come individui e come comunità di fede. La Chiesa ha il dovere di annunciare e di proclamare Gesù Cristo in modo franco, non apologetico e convinto; con grande gioia.

Ai primi di luglio, mentre ero in visita a Roma, mi sono soffermato lungamente nella cripta della Basilica di San Pietro, ai piedi della tomba di Giovanni Paolo II, il grande sognatore e padre delle Giornate Mondiali della Gioventù.

Ogni giorno ho chiesto al Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II di pregare per noi e intercedere per noi, e specialmente per i giovani che hanno trovato in lui un padre, un nonno, un maestro e un amico esigente che li ha amati.

Che quei giovani possano trovare nella Chiesa in Canada una roccia, un rifugio, un porto, una casa e una possibilità di trascorre la vita al servizio della Chiesa dei nostri tempi – una Chiesa che è “viva e giovane”, come l’ha descritta Papa Benedetto all’innaugurazione del suo Ministero petrino nel 2005.