“Fidesco”, giovani impegnati in progetti di evangelizzazione e sviluppo

Intervista al suo Presidente, Jean-Luc Moens, nuovo membro di “Cor Unum”

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ROMA, lunedì, 25 giugno 2007 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha di recente nominato Jean-Luc Moens come membro del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, l’organismo per le opere di carità del Vaticano.

Nato nel 1951 a Leopoldville, nell’attuale Repubblica Democratica del Congo, di nazionalità belga, sposato e padre di sette figli, è stato chiamato dal Papa a ricoprire questo incarico, in quanto Presidente di “Fidesco”, un’istituzione sorta in seno alla Comunità Emmanuel nel 1997 per l’evangelizzazione e la promozione dei progetti di sviluppo.

Delegato per gli affari esteri della Comunità Emmanuel, Moens è autore di vari libri sull’evangelizzazione. L’ultimo, che sarà pubblicato a settembre del 2007, si intitola “L’imitazione di Gesù Cristo missionario” (Ed. Emmanuel).

In questa intervista spiega ai lettori di ZENIT che, per il cristiano, l’aiuto allo sviluppo è legato alla missione e la missione all’aiuto.

Ci può spiegare la visione e la missione di Fidesco?

Moens: Fidesco è la Federazione internazionale per lo sviluppo economico e sociale attraverso la cooperazione.

È una organizzazione non governativa fondata dalla Comunità Emmanuel nel 1981. Attualmente opera in Francia, Belgio, Germania, Austria, Paesi Bassi, Polonia, Stati Uniti, Australia, Ruanda e Congo.

Fidesco è specializzata nell’inviare volontari nell’ambito di progetti di sviluppo e di aiuto ai bisognosi, in diversi settori quali educazione, agricoltura, insegnamento, amministrazione, edilizia, salute, ecc.

I volontari che lavorano con Fidesco sono giovani cattolici motivati dalla fede per aiutare i poveri. È per questo che si chiama Fidesco: fides-co, collaborare nella fede.

Fidesco è un esempio di come la missione cristiana coinvolge l’intera persona, sia nella sua dimensione spirituale, sia negli aspetti materiali.

Da che è stata creata, Fidesco ha inviato più di 1.000 giovani in più di 40 Paesi diversi.

Attualmente disponiamo di 120 volontari inviati in loco e di circa 60 che si stanno preparando per partire a settembre.

Ci può descrivere il profilo di un volontario Fidesco?

Moens: Fidesco propone un impegno di uno o due anni a servizio dei poveri, seguendo tre orientamenti generali:

1) Contribuire con la propria competenza professionale ai progetti della Chiesa nel campo dello sviluppo, dell’istruzione e della carità, nelle regioni più svantaggiate;

2) Essere un testimone di Cristo. Fidesco in effetti è nata da una richiesta dei vescovi dell’Africa di avere volontari con conoscenze tecniche e in grado di portare avanti i loro progetti di sviluppo, e allo stesso tempo capaci di dare un’autentica testimonianza cristiana;

3) Fare esperienza di un’avventura indimenticabile, poiché Fidesco è anche una scuola di vita.

Inizialmente, i giovani volontari di Fidesco partono con l’intenzione di dare, ma in effetti essi scoprono che ricevono ben più di quanto danno.

Ciascuno di loro torna a casa trasformato, arricchito dal contatto con gli altri. Per tutti è motivo di una vera maturazione.

Per poter vivere questa esperienza, Fidesco propone un tempo di discernimento e di apprendimento prima della partenza.

Diamo poi anche un seguito ai nostri volontari al loro rientro per aiutarli nella loro transizione lavorativa. Un processo che normalmente giunge a buon fine poiché le aziende apprezzano i giovani che hanno dedicato del tempo per un ideale umanitario.

La sua nomina al Pontificio Consiglio, considerato il suo status di laico, rappresenta un nuovo segnale dell’attenzione della Chiesa verso i laici?

Moens: Per quanto riguarda la mia nomina, credo che sarebbe più opportuno chiedere a qualcuno più autorevole di me. In ogni caso, credo che la nomina di diversi laici al Pontificio Consiglio Cor Unum sia un segnale significativo.

Esso conferma la necessità per i cristiani di impegnarsi in modo sempre più dinamico nel campo del volontariato. Quanto Benedetto XVI apprezzi questa dimensione della testimonianza cristiana è ben noto.

Da un punto di vista più generale, si può dire che l’apertura della Chiesa ai laici non è una novità.

Dopo il Concilio Vaticano II, il Sinodo sui laici del 1987 e la meravigliosa Esortazione apostolica “Christifideles Laici” di Giovanni Paolo II, è evidente che il ruolo del laicato nella Chiesa viene apprezzato e incoraggiato sempre di più, soprattutto nell’ambito dell’evangelizzazione.

In tutta la Chiesa è diventato sempre più chiaro che anche questo apostolato è un compito che deve essere portato avanti dai laici. In questo senso, Fidesco ne rappresenta un esempio.

L’impegno dei laici non significa che questi entrano in competizione con i religiosi, ma – anzi – che sono tra loro complementari. E questo porta i suoi frutti anche in termini di vocazioni al sacerdozio!

Sono rimasto veramente colpito quando ho scoperto che i nuovi movimenti e le nuove comunità, in cui i laici svolgono un ruolo importante, sono anche gli ambiti in cui nascono molte vocazioni al sacerdozio.

Non dobbiamo dimenticare che ogni prete ha iniziato il suo cammino come laico!

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ZENIT Staff

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