ROMA, domenica, 17, giugno 2007 (ZENIT.org).- Il 12 giugno scorso è stato presentato a Roma il restauro della Cappella di San Silvestro, il primo importante passo per riportare agli antichi splendori il prestigioso ciclo pittorico Sistino presente nel complesso della “Scala Santa”.
Alla conferenza stampa di presentazione – organizzata dall’associazione “Amici della Scala Santa” – sono intervenuti tra gli altri il Presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra, e il Direttore dei Musei Vaticani, Francesco Buranelli, i quali hanno illustrato l’esito dei lavori sugli affreschi ed hanno presentato la riapertura parziale, lo stesso giorno, della Scala Santa di S. Giovanni in Laterano.
Il Santuario della Scala Santa vide il suo sviluppo a San Giovanni in Laterano, nel luogo dell’antico Patriarchium, dopo la conversione di Costantino al Cristianesimo nel IV sec. e la donazione del suo palazzo principale come episcopato.
Fu poi Sisto V a decidere di far demolire fra il 1585 ed il 1590 questo antico edificio posto sull’angolo di Piazza San Giovanni, realizzando un imponente progetto architettonico ideato da Domenico Fontana e corredato da un ciclo di affreschi e decorazioni per rimarcare l’importanza devozionale ed artistica del Sancta Sanctorum, la prima cappella papale nel Medioevo, contenente la preziosa tavola con l’immagine del Cristo Acheropita.
Secondo la tradizione, inoltre, nel Santuario è ospitata la scala del palazzo del console Pilato a Gerusalemme, che Gesù avrebbe percorso per giungere al cospetto dell’autorità romana e che oggi viene percorsa dai fedeli in preghiera in ginocchio per l’espiazione di colpe o l’invocazione di grazie.
Il progetto è stato curato dal gruppo di restauro di Roma “Studio 3 Restauro Opere d’Arte” e finanziato dalla Getty Foundation, in collaborazione con i Musei Vaticani e i Padri Passionisti, alla cui Congregazione Papa Pio IX affidò nell’Ottocento la custodia del Pontificio Santuario della Scala Santa e che hanno recentemente promosso un recupero generale.
Il ciclo Sistino di affreschi del Santuario, terminato nel 1590, e che rimane l’ultima grande opera del Cinquecento romano, ancora in grave stato di degrado, venne eseguito da Cesare Nebbia e Giovanni Guerra, mentre la sua realizzazione in soli due anni si deve alla collaborazione di un folto gruppo di artisti, tra cui il fiammingo Paul Bril, che contribuì ad introdurre nella cultura pittorica romana dell’epoca il genere della pittura di paesaggio in ambiente sacro.
Dopo un piano completo di indagini preliminari eseguito a partire dal 2002 su tutte le superfici dipinte degli ambienti Sistini, è emersa una priorità di intervento sulla Cappella di San Silvestro, che, dopo tredici mesi di lavoro di restauro sulla decorazione delle pareti, sul portale marmoreo e sugli stucchi, è finalmente tornata al suo originario splendore.
Nel corso dei secoli, infatti, le polveri e il nero fumo prodotto dall’illuminazione a candele si erano stratificati scurendo e nascondendo i dipinti alla vista.
Inoltre, durante i precedenti interventi di restauro, nell’800, erano stati applicati come “ravvivanti” delle colle e degli oli, che avevano inizialmente dato un effetto di verniciatura, di splendore, ma che poi si erano anneriti e, inglobando il fumo nero delle candele, avevano reso totalmente illeggibili alcune parti.
La visione complessiva dei dipinti era per di più fortemente viziata da una serie di ridipinture (da riferirsi ai secoli XVIII-XIX) realizzate con un pigmento a base di piombo, la biacca, utilizzato per ridare dei colpi di luce alle figure e che ha finito per ossidarsi.
Successivamente, alla fine degli anni ’80, inizi ’90, un gruppo di storici decise di cimentarsi nello studio della pittura della Roma pontificia del Cinquecento.
Il professor Alessandro Zuccari, Ordinario di Storia dell’Arte Moderna all’Università “La Sapienza” di Roma, intervenendo alla conferenza ha detto che: “Sisto V ha commissionato una tale quantità di affreschi, da rendere difficoltosa la ricerca e lo studio di migliaia e migliaia di metri quadrati d’affreschi di cui si ha la documentazione di carattere generale. Una cronologia piuttosto definita ma riguardo a procedure adottate e alla presenza dei pittori si sapeva molto poco”.
Oggi molto è stato fatto in merito, anzi, la straordinarietà di questo restauro sta nel fatto di essere riusciti a restituire le tonalità originali di un lavoro che si pensava cancellato irrimediabilmente e che è quindi da considerarsi inedito
“Quando ho visto i paesaggi di Bril completamente offuscati ho temuto che fossero andati persi per sempre – ha aggiunto il professor Zuccari – . A fine lavori sono rimasto invece colpito: erano emersi paesaggi straordinari anche perché fatti in un contesto culturale molto particolare e complesso: è infatti il momento in cui il paesaggio comincia ad assumere un’autonomia rappresentativa”.
E’ anche il momento in cui comincia ad affermarsi la natura morta, caratteristica della pittura rinascimentale, “che anche in questa cappella, per così dire secondaria, emerge in tutta la sua smagliante brillantezza e uso questo termine così semplice ed efficace perché Sisto V pur essendo un personaggio molto severo amava invece una pittura policroma, gioiosa”, ha spiegato.
Nel recupero, pressoché totale, degli affreschi della Cappella dedicata a S. Silvestro, va menzionato anche il ritratto di Papa Sisto V nelle vesti del santo, che, in base alle narrazioni, sarebbe stato il primo Pontefice a risiedere presso la Cattedrale di San Giovanni in Laterano, in quella che fino al 1309 rimase la residenza ufficiale dei Papi.
I lavori sono stati completati dagli interventi sul Coro ligneo, grazie al contributo della Selex Communication, e sull’assetto decorativo della Cappellina dell’Addolorata, con il finanziamento della Provincia di Roma.
A questo proposito il Presidente della Provincia di Roma Gasbarra ha affermato che “questo intervento di restauro è un tassello fondamentale di un progetto complessivo di recupero architettonico, che permetterà ai pellegrini di poter guardare sotto una nuova luce i grandi tesori d’arte conservati nel Santuario, e nel contempo a Roma di entrare nel circuito delle città mariane”.
Padre Constantino Pablo Lorenzo, Rettore del Santuario della Scala Santa, ha detto che “la cappella è il luogo più importante nella vita del santuario; per i religiosi della comunità è un luogo di preghiera. Qui, tre volte al giorno, noi ci incontriamo per la recita della liturgia delle ore”.
Ora che sono finiti i lavori dovrà invece essere decisa la sua destinazione: mantenere la funzione che ha avuto per i Passionisti fino ad oggi, tutelare i lavori fatti ma al tempo stesso permettere ai fedeli di ammirare una tale opera d’arte.