Discorso di Benedetto XVI ai presuli dei Paesi del Nord dell'Africa in visita “ad limina”

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 11 giugno 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere in udienza, sabato 9 giugno, i Vescovi della Conferenza Episcopale Regionale del Nord dell’Africa (C.E.R.N.A.), giunti a Roma per la visita “ad limina Apostolorum”.

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Cari Fratelli nell’Episcopato,

Sono lieto di accogliervi, Pastori della Chiesa cattolica nei Paesi del Nord dell’Africa. Compiendo la vostra visita ad limina, venite presso le tombe degli Apostoli per ravvivare la vostra fede e per confermare i vincoli delle vostre Chiese locali con il Successore di Pietro e con la Chiesa universale. Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza Episcopale, Monsignor Vincent Landel, Arcivescovo di Rabat, per le sue parole, che esprimono la diversità degli impegni della Chiesa nei vostri Paesi e l’amore delle vostre comunità per la terra in cui risiedono. Tornando alle vostre Diocesi, trasmettete i sentimenti affettuosi del Papa ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli, in particolare a coloro che vincoli più stretti uniscono al vostro Paese. Saluto anche cordialmente ognuno dei popoli in mezzo ai quali vivete. Che Dio li benedica e li aiuti a progredire nei loro sforzi per edificare una società sempre più fraterna e più giusta!

La diversità delle situazioni umane ed ecclesiali dei vostri Paesi non è un ostacolo alla fraternità che avete a cuore di vivere nella vostra Conferenza Episcopale, trovandovi un sostegno apprezzabile per il vostro ministero, in particolare nelle prove che hanno segnato alcune delle vostre Chiese locali. La vostra unità è una testimonianza veritiera resa all’insegnamento del Signore: “siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21). Con i sacerdoti delle vostre Diocesi, che devono confrontarsi con situazioni che richiedono spesso un grande senso ecclesiale e profonde convinzioni spirituali, come anche un’attenzione costante alle nuove chiamate dello Spirito, assicurate coraggiosamente il servizio al popolo che vi è stato affidato. Che il Signore, che vi accompagna ogni giorno, sia la forza e la gioia del vostro ministero!

L’incontro fraterno degli uomini e delle donne in mezzo ai quali vivete è uno dei temi che desiderate sviluppare per esprimere la missione della Chiesa nella vostra regione. In questa prospettiva, vi incoraggio vivamente a guidare i fedeli verso un autentico incontro con il Signore, che li conduca all’incontro con i loro fratelli e le loro sorelle, Lui che è già misteriosamente presente nel cuore di ognuno e nella ricerca da parte di ogni uomo della verità e della felicità (cfr Ad gentes, n. 11). In tal modo, come ha vissuto intensamente Padre Charles de Foucauld, che le vostre Chiese diocesane hanno avuto la gioia di vedere beatificato qualche mese fa, che l’Eucaristia possa essere al centro della vita delle vostre comunità! In effetti, nella celebrazione di questo grande mistero e nell’adorazione eucaristica, che sono atti di incontro personale con il Signore, matura un’accoglienza profonda e autentica di quell’aspetto della missione che consiste nell’infrangere le barriere fra il Signore e noi, e anche le barriere che ci separano gli uni dagli altri.

Nel corso dei primi secoli, le comunità cristiane della vostra regione hanno contribuito a creare ponti fra le rive del Mediterraneo. Ancora oggi, San Cipriano, Sant’Agostino e tanti altri testimoni della fede restano punti di riferimento spirituale, intellettuale e culturale inconfutabili. Attualmente, i membri delle vostre comunità presentano una grande diversità, sia per la loro origine sia per la durata e i motivi della loro presenza nel Maghreb. Danno così un’immagine dell’universalità della Chiesa, il cui messaggio evangelico si rivolge a tutte le nazioni. Desidero salutare qui, in particolare, i giovani cristiani dell’Africa subsahariana che studiano nei vostri Paesi. Che la solidarietà che esiste fra di essi, con il sostegno fraterno dei loro accompagnatori, li aiuti a rendere testimonianza generosamente della loro fede di discepoli di Cristo fra i loro fratelli. Il vigore e l’autenticità della testimonianza ecclesiale dei fedeli delle vostre Diocesi, in famiglia, nei posti di lavoro, di studio o di abitazione, esigono che i Pastori siano vicini alle loro preoccupazioni e che offrano loro l’aiuto spirituale necessario. Ciò farà anche sì che prendano coscienza del significato ecclesiale della loro presenza nella società, assumendo le responsabilità che corrispondono loro nella comunità.

Sostenendo la loro fede con la celebrazione dei Sacramenti e con una salda formazione cristiana, e anche con la ricerca di uno sguardo evangelico sulle realtà sociali, culturali e religiose del Paese, conferite loro gli strumenti per vivere coraggiosamente le situazioni spesso difficili che incontrano nell’esistenza quotidiana e nel lavoro. La qualità spirituale delle comunità cristiane, fondata sulla certezza che il Signore è sempre presente e che opera in esse e attraverso di esse, è essenziale per permettere loro di rendere conto della speranza che le anima. Unite ai loro Pastori, in un clima di carità fraterna, che siano veramente luoghi in cui si vive la comunione, come manifestazione dell’amore di Dio per tutti gli uomini.
In questa prospettiva, il dialogo interreligioso ha un posto importante nella pastorale delle vostre Diocesi.

Come ho già avuto occasione di sottolineare, “abbiamo assolutamente bisogno d’un dialogo autentico tra le religioni e tra le culture, un dialogo in grado di aiutarci a superare insieme tutte le tensioni in uno spirito di proficua intesa” (Discorso ad Ambasciatori di Paesi a maggioranza musulmana, 25 settembre 2006). Mi rallegro dunque nel constatare che, mediante iniziative di dialogo e luoghi di incontro, come i centri di studio e le biblioteche, siete risolutamente impegnati nello sviluppo e nell’approfondimento dei rapporti di stima e di rispetto esistenti fra cristiani e musulmani, al fine di promuovere la riconciliazione, la giustizia e la pace. D’altro canto, nella condivisione della vita quotidiana cristiani e musulmani possono trovare la base principale per una migliore conoscenza reciproca. Attraverso una partecipazione fraterna alle gioie e ai dolori gli uni degli altri, in particolare nei momenti più significativi dell’esistenza, e anche attraverso molteplici collaborazioni negli ambiti della salute, dell’educazione, della cultura, o nel servizio ai più umili, mostrate un’autentica solidarietà, che rafforza i vincoli di fiducia e di amicizia fra le persone, le famiglie e le comunità.

Fra le questioni importanti che la vostra regione deve affrontare, l’emigrazione di persone provenienti dall’Africa subsahariana, che tentano di varcare il Mediterraneo per entrare in Europa alla ricerca di una vita migliore, deve suscitare a sua volta collaborazioni, al servizio della giustizia e della pace. La situazione di queste persone, particolarmente preoccupante e a volte drammatica, non può non interpellare le coscienze. L’aiuto generoso che le vostre Chiese diocesane offrono loro è un contributo al riconoscimento della loro dignità e una testimonianza resa al Signore. Auspico vivamente che i Paesi coinvolti da queste migrazioni cerchino mezzi efficaci per permettere a tutti di nutrire la speranza di costruire un futuro per se stessi e per la propria famiglia, e che la dignità di ogni persona venga sempre rispettata.
Desidero altresì sottolineare l’importanza della vita consacrata nelle vostre Diocesi.

Il disinteressato dono di sé dei religiosi e delle religiose nel loro servizio alla popolazione, senza distinzione di origine né di credenza, è apprezzato da tutti. Questa vita completamente donata, nel distacco da sé e nella libertà interiore, è prima di tutto la testimonianza di un’appartenenza radicale a Dio, che suscita l’ardente desiderio di andare verso il prossimo, e in forma privilegiata verso i più bisognosi. Questa appartenenza a Cristo assume un significato ancora più radicale nella testimonianza dei monaci e delle monache, che desidero salutare e incoraggiare in modo particolare. La loro vita di preghiera e di contemplazione è una grazia per tutta la Chiesa nella vostra regione. La loro fedeltà discreta alla popolazione che li accoglie,
come ha dimostrato l’esempio incredibile della comunità di Tibhirine, è un segno eloquente dell’amore di Dio, che desiderano manifestare a tutti.

La collaborazione sempre più vasta delle vostre Diocesi con le Chiese del Medio Oriente e dell’Africa, è una testimonianza di grande valore per la vostra regione, che è un punto d’incontro fra l’Africa, l’Europa e il mondo arabo. Lo sviluppo di queste relazioni è anche una messa in opera effettiva della solidarietà della Chiesa in Africa e in Medio Oriente, nella sua preoccupazione apostolica nei confronti della vostra regione. L’accoglienza di sacerdoti e di religiose, che avete cura di formare in vista di situazioni ecclesiali a volte molto diverse da quelle dei loro Paesi di origine, è per voi un sostegno pastorale prezioso e per tutti un’apertura alla dimensione universale della missione.

Cari fratelli nell’Episcopato, vi incoraggio calorosamente nel vostro ministero al servizio dei popoli della vostra regione. Sull’esempio del Beato Charles de Foucauld, che i cristiani dei vostri Paesi siano testimoni credibili della fraternità universale che Cristo ha insegnato ai suoi discepoli! Affido le vostre comunità alla protezione materna di Notre Dame d’Afrique, e di tutto cuore imparto a voi, ai vostri sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli delle vostre Diocesi, un’affettuosa Benedizione Apostolica.

[© Copyright 2007 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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