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Cari amici,
è una gioia speciale per me accogliere i partecipanti alla 18ª Assemblea Generale di Caritas Internationalis. Saluto in particolare il Dottor Denis Viénot e il Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, Arcivescovo Paul Josef Cordes, ringraziandoli per le cordiali parole che hanno appena pronunciato.
Desidero, inoltre, inviare i miei migliori auspici oranti al nuovo Presidente della Confederazione, il Cardinale Rodríguez Maradiaga. Siete tutti giunti a Roma in questi giorni per un momento significativo nella vita della Confederazione, affinché le vostre organizzazioni membro possano riflettere, in un’atmosfera di comunione fraterna, sulle sfide che vi si presentano attualmente. Inoltre, avete compiuto passi importanti, plasmando il vostro futuro immediato eleggendo i maggiori funzionari di Caritas Internationalis. Ho fiducia nel fatto che le vostre deliberazioni in questi giorni siano state un grande beneficio per voi, personalmente, per l’opera delle vostre organizzazioni membro in tutto il mondo e per quanti servite.
Prima di tutto, datemi l’opportunità di ringraziarvi per la testimonianza eccezionale che la vostra Confederazione ha reso al mondo, fin dalla creazione della prima Caritas Internazionalis in Germania più di un secolo fa. Da allora, c’è stata una grande proliferazione di organizzazioni con questo nome, a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, che si sono riunite, grazie all’iniziativa della Santa Sede, nella Confederazione Caritas Internazionalis, che oggi annovera più di 150 organizzazioni nazionali. È stato a motivo del carattere pubblico della vostra attività caritativa, radicata nell’amore del Signore, che il mio predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II, ha conferito personalità giuridica canonica pubblica a Caritas Internationalis mediante la Lettera Pontificia Durante l’Ultima Cena del 16 settembre 2004. Questo status suggella l’appartenenza ecclesiale della vostra organizzazione, conferendole una missione speciale in seno alla Chiesa. Significa che la vostra Confederazione non opera semplicemente a nome della Chiesa, ma è veramente parte della Chiesa, intimamente impegnata nello scambio di doni che ha luogo a così tanti livelli della vita ecclesiale. Quale segno di supporto della Santa Sede alla vostra opera, Caritas Internationalis ha visto realizzato il proprio desiderio di essere accompagnata e guidata dal Pontificio Consiglio Cor Unum.
Dunque, qual è la missione particolare della vostra Confederazione? Quale aspetto del compito della Chiesa riguarda voi e le vostre organizzazioni? Siete chiamati, per mezzo dell’attività caritativa che intraprendete, ad assistere la missione della Chiesa che consiste nel diffondere nel mondo l’amore di Dio che è stato “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Rm, 5, 5). Il concetto stesso di caritas ci porta nel cuore del cristianesimo, nel cuore di Cristo, da cui sgorgano “fiumi di acqua viva” (Gv 7, 38). Nell’opera delle organizzazioni caritative come le vostre, vediamo i frutti dell’amore di Cristo. Ho sviluppato questo tema nella mia Enciclica Deus Caritas Est, che vi raccomando ancora una volta quale riflessione sul significato teologico delle vostre azioni nel mondo. L’amore deve essere compreso alla luce di Dio che è caritas: Dio che ha amato tanto il mondo da dare il suo Figlio (cfr Gv 3, 16). In tal modo, osserviamo che l’amore trova la sua maggiore realizzazione nel dono di sé. Questo è ciò che Caritas Internationalis cerca di ottenere nel mondo. Il cuore della Caritas è l’amore sacrificale di Cristo e ogni forma di carità individuale e organizzata nella Chiesa deve sempre trovare il suo punto di riferimento in Lui, fonte di carità. Questa visione teologica ha implicazioni pratiche per l’opera delle organizzazioni caritative e oggi desidero sottolinearne due.
La prima è che ogni atto di solidarietà dovrebbe essere ispirato dall’esperienza personale di fede che porta alla scoperta che Dio è Amore. Chi lavora per la Caritas è chiamato a rendere testimonianza di tale amore di fronte al mondo. La carità cristiana supera la nostra naturale capacità di amare: è una virtù teologica, come ci insegna san Paolo nel famoso inno alla carità (Cfr 1 Cor 13). Quindi ciò sfida il donatore a porre l’assistenza umanitaria nel contesto di una testimonianza personale di fede che poi diviene una parte del dono offerto ai poveri. Solo quando l’attività caritatevole assume la forma del dono di sé di Cristo, diviene un gesto veramente degno della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio. La carità vissuta promuove la crescita nella santità, secondo l’esempio di molti servitori dei poveri che la Chiesa ha elevato agli onori degli altari.
La seconda implicazione consegue direttamente dalla prima. L’amore di Dio è offerto a tutti, quindi lo scopo della carità della Chiesa è anche universale, e include, in tal modo, un impegno alla giustizia sociale. Tuttavia, cambiare le strutture sociali ingiuste non è sufficiente per garantire la felicità della persona umana. Inoltre, come ho detto recentemente ai Vescovi riuniti ad Aparecida, in Brasile, il lavoro politico “non è competenza immediata della Chiesa” (Discorso alla V Conferenza Generale dei Vescovi dell’America Latina e dei Caraibi, 13 maggio 2007).
Piuttosto, le grandi sfide che si presentano nel mondo attuale quali la globalizzazione, gli abusi dei diritti umani, strutture sociali ingiuste, non si possono affrontare e superare senza concentrare l’attenzione sulle necessità più profonde della persona umana: la promozione della dignità umana, il benessere e, in definitiva, la salvezza eterna.
Ho fiducia nel fatto che l’opera di Caritas Internationalis si ispiri ai principi che ho appena evidenziato. In tutto il mondo esistono innumerevoli uomini e donne il cui cuore è colmo di gioia e gratitudine per il servizio che rendete loro. Desidero incoraggiare tutti voi a perseverare nella vostra missione speciale di diffondere l’amore di Cristo che è venuto affinché tutti possano avere la vita in abbondanza. Raccomandando tutti voi all’intercessione di Maria, Madre della Chiesa e sono lieto di impartire la mia Benedizione Apostolica.
[© Copyright 2007 – Libreria Editrice Vaticana]