CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 17 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI in occasione dell’Udienza generale svoltasi mercoledì mattina nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel suo intervento in lingua italiana, il Papa ha parlato della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani che nella maggior parte dei Paesi si celebra tradizionalmente dal 18 al 25 gennaio.
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Cari fratelli e sorelle!
Ha inizio domani la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che concluderò personalmente nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il prossimo 25 gennaio, con la celebrazione dei Vespri, a cui sono invitati anche i rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali di Roma. I giorni dal 18 al 25 gennaio, e in altre parti del mondo, la settimana attorno alla Pentecoste – sono un tempo forte di impegno e di preghiera da parte di tutti i cristiani, i quali possono avvalersi dei sussidi elaborati congiuntamente dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e dalla Commissione “Fede e Costituzione” del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Ho potuto avvertire quanto sia sentito il desiderio dell’unità negli incontri che ho avuto con vari rappresentanti di Chiese e Comunità ecclesiali lungo questi anni e, in modo molto commovente, nella recente visita al Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, ad Istanbul in Turchia. Su queste ed altre esperienze, che hanno dilatato il mio cuore alla speranza, tornerò più lungamente mercoledì prossimo.
Il cammino dell’unità resta certamente lungo e non facile; occorre tuttavia non scoraggiarsi e continuare a percorrerlo contando in primo luogo sul sicuro sostegno di Colui che, prima di partire per il cielo, ha promesso ai suoi: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (M! 28,20). L’unità è dono di Dio e frutto dell’azione del suo Spirito. Per questo è importante pregare. Più ci avviciniamo a Cristo convertendoci al suo amore, più ci avviciniamo anche gli uni agli altri. In alcuni Paesi, tra cui l’Italia, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani viene fatta precedere dalla Giornata di riflessione ebraico-cristiana, che si celebra proprio quest’oggi, 17 gennaio. Da ormai quasi due decenni la Conferenza Episcopale italiana dedica questa Giornata all’ebraismo con lo scopo di promuoverne la conoscenza e la stima e per incrementare il rapporto di reciproca amicizia tra la comunità cristiana e quella ebraica, rapporto che si è sviluppato positivamente dopo il Concilio Vaticano II e dopo la storica visita del Servo di Dio Giovanni Paolo II alla Sinagoga Maggiore di Roma. Anche l’amicizia ebraico-cristiana, per crescere ed essere fruttuosa, deve fondarsi sulla preghiera. Invito pertanto tutti a rivolgere quest’ oggi un’insistente invocazione al Signore perché ebrei e cristiani si rispettino, si stimino e collaborino insieme per la giustizia e la pace nel mondo.
Quest’anno il tema biblico proposto alla comune riflessione e preghiera in questa “Settimana” è: “Fa sentire i sordi e fa parlare i muti” (Me 7, 31-37). Sono parole tratte dal Vangelo di Marco e si riferiscono alla guarigione di un sordomuto da parte di Gesù. In questa breve pericope, l’evangelista narra che il Signore, dopo aver posto le dita negli orecchi e dopo aver toccato con la saliva la lingua del sordomuto, operò il miracolo dicendo: “Effatà” che significa “Apriti!”. Riacquistato l’udito e riavuto il dono della parola, quell’uomo suscitò l’ammirazione degli altri raccontando quanto gli era capitato. Ogni cristiano, spiritualmente sordo e muto a causa del peccato originale, con il Battesimo riceve il dono del Signore che mette le sue dita sulla sua faccia, e così, tramite la grazie del Battesimo, diventa capace di ascoltare la parola di Dio e di proclamarla ai fratelli. Anzi, a partire da quel momento è suo compito maturare nella conoscenza e nell’amore di Cristo così da poter annunziare e testimoniare efficacemente il Vangelo.
Questo tema, mettendo in luce due aspetti della missione di ogni comunità cristiana l’annuncio del Vangelo e la testimonianza della carità – sottolinea anche quanto sia importante tradurre il messaggio di Cristo in concrete iniziative di solidarietà. Ciò favorisce il cammino dell’unità, perché si può dire che ogni sollievo, pur piccolo, che i cristiani recano insieme alla sofferenza del prossimo, contribuisce a rendere più visibile anche la loro comunione e la loro fedeltà al comando del Signore. La preghiera per l’unità dei cristiani non può tuttavia limitarsi a una settimana all’anno. L’invocazione corale al Signore perché sia Egli a realizzare, nei tempi e nei modi a Lui solo noti, la piena unità di tutti i suoi discepoli deve estendersi ad ogni giorno dell’anno. Inoltre l’armonia di intenti nella diaconia per alleviare le sofferenze dell’uomo, la ricerca della verità del messaggio di Cristo, la conversione e la penitenza, sono tappe obbligate attraverso le quali ogni cristiano degno di questo nome deve unirsi al fratello per implorare il dono dell’unità e della comunione. Vi esorto, dunque, a trascorrere questi giorni in un clima di orante ascolto dello Spirito di Dio, perché si compiano significativi passi sulla via della comunione piena e perfetta fra tutti i discepoli di Cristo. Ce l’ottenga la Vergine Maria, che invochiamo come Madre della Chiesa e sostegno di tutti i cristiani, sostegno del nostro cammino verso Cristo.
ù[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto con affetto i Vescovi della Conferenza Episcopale Campana, venuti a Roma per la Visita ad limina Apostolorum. Saluto, inoltre, i rappresentanti delle Polizie Locali, assicurando un orante ricordo per ciascuno di loro, chiamato a servire generosamente le rispettive comunità cittadine.
Il mio deferente saluto va poi ai Funzionari del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica Italiana, accompagnati dal Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri. Cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza e vi esorto a proseguire con rinnovato spirito di servizio il vostro delicato compito, che vi pone a contatto con eminenti personalità di tutto il mondo. Desidero manifestare a ciascuno la mia viva riconoscenza per la costante e cordiale collaborazione con i competenti Organismi della Santa Sede. Penso, con speciale gratitudine, al generoso e solerte impegno da voi profuso in occasione dei funerali del compianto Papa Giovanni Paolo II, come anche nel contesto dell ‘inizio del mio Ministero in questa Sede Apostolica. Su tutti voi invoco copiosi doni e ricompense celesti.
Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria liturgica di sant’Antonio Abate, insigne padre del monachesimo, maestro di vita spirituale e modello sublime di vita cristiana. Il suo esempio aiuti voi, cari giovani, a seguire Cristo senza compromessi; sostenga voi, cari malati, nei momenti di sconforto e di prova; e stimoli voi, sposi novelli, a non trascurare la preghiera nella vita di ogni giorno.
[© Copyright 2006 – Libreria Editrice Vaticana]