Chiarimento dei Vescovi del Venezuela sul “socialismo” di Chávez

Nel documento finale della loro Assemblea Plenaria

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CARACAS, martedì, 16 gennaio 2007 (ZENIT.org).- La Conferenza Episcopale del Venezuela (CEV) ha avvertito che il socialismo marxista promosso dal Presidente Hugo Chávez per il Paese “è servito da base per i regimi” dell’Europa dell’est nel secolo scorso.

In un’esortazione sorta dalla sua Assemblea Plenaria, datata il 13 gennaio, la Conferenza Episcopale si è riferita alle parole pronunciate dal Presidente rieletto il 10 gennaio scorso, iniziando il suo terzo mandato con la decisione esplicita di creare un socialismo venezuelano, citando Marx e Lenin.

Nel documento finale, i Vescovi venezuelani affermano che “inizia una nuova tappa nella storia politica del Paese non solo per la rielezione presidenziale, ma anche per la proposta di un nuovo modello politico-sociale chiamato ‘Socialismo del XXI secolo’”.

“La sua base ideologica è la dottrina classica marxista-leninista degli ultimi due secoli, adattata al nostro ambiente e sostenuta da un’interpretazione degli scritti di Simón Bolívar e di altri pensatori del passato, cercando di basarsi sulle esperienze socio-politiche ed economiche di Paesi socialisti, sia asiatici ed europei che latinoamericani”, spiegano i presuli.

“Il socialismo non è un’ideologia omogenea – prosegue il documento –, ma ha varie espressioni, da quelle più collettiviste e impositive fino alle più pluraliste, democratiche e rispettose della proprietà privata”.

“Tutte loro, in principio, sono opposte al capitalismo, ma, al di là di una definizione, che deriva da un’interpretazione fatta con maggiore o minore ampiezza, la cosa più importante e urgente è dare una risposta immediata e concreta, nella partecipazione e nella libertà, ai problemi della gente, come la povertà, la disoccupazione e l’insicurezza, che impediscono la convivenza e mantengono un’ombra di dubbio e incertezza sul benessere pieno per le generazioni attuali e future”, spiegano.

“Ciò che in definitiva interessa tutti – aggiungono i presuli venezuelani – è che la proposta politica di governare sia ‘una via di trasformazione del Paese aperta alla trascendenza e alla religione, promotrice dell’inclusione di tutti i Venezuelani sulla via del dialogo e della convinzione, che riaffermi i diritti inalienabili dell’uomo già consacrati nella Costituzione del ’99 e, in particolare, lontana sia dal capitalismo selvaggio che dall’ideologia marxista, i cui risultati sono stati negativi nei Paesi in cui sono stati applicati”.

”Qualunque sia il regime politico – sostengono –, deve avere come centro la persona umana e i suoi diritti, deve promuovere i valori democratici, dei quali uno molto importante è la preservazione della proprietà privata e della sua funzione sociale”.

I Vescovi segnalano, all’inizio del nuovo anno, alcuni aspetti particolarmente rilevanti che contribuiranno senza dubbio al consolidamento della vita democratica: la riforma costituzionale “deve essere in consonanza con il pluralismo politico e il principio di progressività dei diritti umani consacrati negli articoli 2 e 19 dell’attuale Costituzione Nazionale”.

“L’Assemblea Nazionale deve tener conto e assumere il pluralismo politico e ideologico esistente nel Paese e che è stato sottolineato nelle recenti elezioni presidenziali”, considerano.

Di fronte alla serie di cambiamenti e situazioni nuove che nascono rapidamente nello scenario nazionale, l’episcopato venezuelano indica che “ci sono situazioni sulle quali noi Vescovi non possiamo tacere e verità su cui continueremo a insistere, come la centralità della persona; i diritti umani; il pluralismo politico di fronte al pensiero unico e l’esclusione per ragioni ideologiche o per qualsiasi altro motivo; l’educazione pluralista, aperta alla trascendenza e alla religione; la lotta contro la povertà, la disoccupazione, l’insicurezza giuridica e sociale e la violenza; la libertà d’espressione e il diritto all’informazione; una risposta positiva alla situazione subumana dei nostri fratelli privati della libertà e a quella di quanti si sentono perseguitati”.

I Vescovi affermano di sentirsi specialmente chiamati a promuovere “il rafforzamento del sistema democratico, sostenuto da valori etici e da una ricerca sincera del bene comune e della pace; lo sviluppo sostenibile, basato su una cultura del lavoro come fonte di realizzazione personale, di promozione della creatività e del benessere familiare; un’istruzione che vada al di là della scuola e che sia un asse trasversale in tutti gli ambiti della vita”.

I presuli concludono affermando che “tra le difficoltà e i problemi che viviamo non c’è spazio per la delusione o il disincanto. E’ il momento della speranza”.

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ZENIT Staff

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