Discorso del Presidente della Repubblica Italiana in visita ufficiale al Papa

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 20 novembre 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napoletano ricevuto lunedì in Vaticano da Benedetto XVI.

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Santità,

è con intensa emozione personale che Le rendo omaggio, in questa solenne occasione, a nome dello Stato e del popolo italiano. Ispira il mio omaggio la consapevolezza profonda dell’alta missione universale della Chiesa cattolica e del prezioso servizio che essa offre alla Nazione. E’ una consapevolezza che si nutre dell’attenzione e del rispetto per il Suo magistero, per le Sue parole di sapienza e di fede, per i messaggi da Lei costantemente rivolti ai problemi del mondo d’oggi e ai grandi temi della condizione e del destino dell’uomo.

Ci toccano e ci confortano i Suoi messaggi di pace, appelli risoluti e limpidi come da ultimo quello da Lei lanciato perché cessi la violenza che ancora dilania la vicina e cara terra del Medio Oriente. Ci colpisce la forza della Sua denuncia del flagello della fame nelle regioni più povere del pianeta e della Sua invocazione di un più equo e sostenibile modello di sviluppo globale. Siamo convinti che molto possa fare per la causa della pace e della giustizia nel mondo l’Europa unita, parlando con una sola voce e riconoscendosi in grandi valori condivisi, che riflettono il ruolo storico e la sempre viva lezione ideale del Cristianesimo.

Senza rinunciare o venir meno a quei valori, l’Europa esprime – dinanzi a nuove, inquietanti sfide e minacce – la sua peculiare vocazione al dialogo tra storie, culture e religioni diverse. In Italia, l’armonia dei rapporti tra Stato e Chiesa è stata e resta garantita dal principio laico di distinzione sancito nel dettato costituzionale e insieme dall’impegno, proclamato negli Accordi di modifica del Concordato, alla “reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e per il bene del Paese”. In ciò ci guidano i principi della nostra Carta fondamentale, che ha tra i suoi cardini la dignità e il pieno sviluppo della persona umana e coniuga con il riconoscimento della libertà religiosa l’assunzione dei Patti già sottoscritti con la Chiesa Cattolica.

Crediamo profondamente nell’importanza di questa collaborazione, guardando alla tradizione di vicinanza, aiuto e solidarietà verso i bisognosi e i sofferenti che è propria della Chiesa – e per essa della Caritas, del volontariato cattolico, delle Parrocchie – e guardando anche a una comune missione educativa là dove sia ferito e lacerato il tessuto della coesione sociale, il senso delle istituzioni e della legalità, il costume civico, l’ordine morale. Conosciamo e apprezziamo, più in generale, la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso.

Ci sono, certo, scelte che appartengono alla sfera di decisioni dello Stato, alla responsabilità e all’autonomia della politica. Ma avvertiamo come esigenza pressante ed essenziale il richiamo a quel fondamento etico della politica, che fa tutt’uno col patrimonio della civiltà occidentale e si colloca tra “gli autentici valori della cultura del nostro tempo”. Mai dovrebbe la politica spogliarsi della sua componente ideale e spirituale, della parte etica e umanamente rispettabile della sua natura.

Ispirare a questa concezione più alta l’esercizio della politica, darvi nuovo e più profondo respiro, significa anche, oggi in Italia, tendere a rasserenare il clima dei rapporti politici e istituzionali, perseguire sempre il bene comune, pur nella dialettica e nel libero confronto delle idee e delle posizioni. Un clima più disteso, uno sforzo maggiore di ascolto e di dialogo, potrà favorire la ricerca di soluzioni valide, ponderate, non partigiane per gli stessi, complessi problemi del sostegno alla famiglia, della tutela della vita, della libertà dell’educazione, che suscitano l’attenzione e le preoccupazioni della Chiesa e del suo Pastore.

Il nostro principale assillo è rinsaldare l’unità della Nazione e la coesione della società italiana : per tale compito sappiamo di poter contare, Santità, sulla Sua speciale sensibilità e sollecitudine, e di ciò Le sono grato, nel giorno di questa per me così calorosa e incoraggiante accoglienza, a conclusione del quale Le esprimo ancora un sentito omaggio e l’augurio più vivo per la Sua missione.

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ZENIT Staff

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