ROMA, giovedì, 16 novembre 2006 (ZENIT.org).- Al termine dell’Incontro interreligioso internazionale per i giovani, che si è svolto ad Assisi dal 4 all’8 novembre, è stato lanciato da parte dei giovani partecipanti un appello di speranza e di impegno concreto per un mondo di armonia e di pace.

L'Incontro è stato organizzato dal Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, per commemorare il XX anniversario della Giornata di preghiera per la Pace del 27 ottobre 1986 indetta da Papa Giovanni Paolo II.

L’obiettivo era quello di creare una occasione di riflessione e scambio di idee per aiutare le giovani generazioni a essere strumenti di dialogo, di pace e di speranza per il mondo, e allo stesso tempo trasmettere loro lo “spirito di Assisi” che è incentrato soprattutto sulla preghiera per la pace, secondo le diverse tradizioni religiose.

Per l’occasione, sono stati invitati un centinaio di giovani di tutto il mondo: la metà appartenenti alle denominazioni cristiane e il resto alle altre tradizioni religiose.

All’invito rivolto dal Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, hanno risposto 45 giovani di differenti religioni provenienti da 29 nazioni: hindu, taoisti, buddisti, jainisti, ebrei, musulmani, zoroastriani, sikh, baha’i, tenrikyo e brama.

I rappresentanti del cristianesimo erano così formati: 35 cattolici e 16 rappresentanti di altre Chiese e comunità cristiane.

Il “Messaggio dei giovani ai giovani” è stato redatto da 7 partecipanti al Meeting rappresentanti di sette diverse confessioni religiose.

Nel testo in inglese diffuso al termine dell’Incontro si legge: “Noi giovani rappresentiamo una nuova generazione e una nuova speranza. Accettiamo la responsabilità di continuare il dialogo iniziato qui ad Assisi, ci impegniamo a lavorare per la giustizia, ad essere strumenti di pace nella nostra patria e in ogni angolo della terra”.

Nel Messaggio i giovani scrivono inoltre di essere venuti ad Assisi, “chiamati da circa 30 nazioni e in rappresentanza di 13 tradizioni religiose” e di avere riportato in questa città “la fiamma di pace accesa dai nostri leader spirituali 20 anni fa in questo stesso sacro luogo”.

L’incontro, avvenuto con onestà e sincerità, in un clima di dialogo genuino, ha voluto consolidare i legami di fraternità che uniscono tutti come fratelli e sorelle: “Abbiamo condiviso e imparato la cultura e la professione religiosa gli uni degli altri, non per minimizzare o ignorare le nostre differenze, ma per crescere nel rispetto reciproco, nella stima e nella comprensione”.

“Abbiamo pregato secondo le nostre rispettive tradizioni religiose, implorando da Dio il prezioso dono della pace (…) Siamo andati pellegrini al luogo della conversione di San Francesco d’Assisi, 800 anni fa, quando Dio disse a Francesco ‘Va, ricostruisci la mia casa’. Allo stesso modo oggi, nello spirito delle nostre rispettive religioni, noi giovani sentiamo la chiamata ad ‘andare, a ricostruire il nostro mondo’, che è troppo spesso lacerato dalla violenza e dalla guerra”, continua il Messaggio.

I giovani lanciano quindi un appello a tutti a ricercare la pace nella profondità dei cuori: “Ci sforziamo di seguire il sentiero della pace guidati dai precetti delle nostre rispettive tradizioni religiose”.

“Nello ‘spirito di Assisi’ e con una sola voce, facciamo eco alle parole del grande ambasciatore di pace, il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, e gridiamo ‘Mai più la violenza! Mai più la guerra! Mai più il terrorismo! Nel nome di Dio, ogni religione possa portare sulla terra giustizia e pace, perdono e vita, amore!’”.

“Noi giovani rappresentiamo una nuova generazione e una nuova speranza. Siamo decisi a tornare nelle nostre famiglie e comunità per essere sostenitori della comprensione e del rispetto multireligioso e multiculturale”.

“Accettiamo la responsabilità di continuare il dialogo iniziato qui ad Assisi, ci impegniamo a lavorare a tempo pieno per la giustizia e ad essere strumenti di pace nella nostra patria e in ogni angolo della terra”, concludono infine.