CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 11 ottobre 2006 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha indicato ai giovani l’esempio di Giovanni XXIII per la sua “dedizione” a Cristo e alla Chiesa.
Al termine dell’Udienza generale di questo mercoledì, il Papa ha salutato in italiano i giovani, i malati e gli sposi novelli.
“Oggi la liturgia ricorda il beato Giovanni XXIII, venerato mio predecessore, che servì con esemplare dedizione Cristo e la Chiesa, adoperandosi con costante sollecitudine per la salvezza delle anime”, ha spiegato.
“La sua protezione sostenga voi, cari giovani, nello sforzo di quotidiana fedeltà a Cristo; incoraggi voi, cari ammalati, a non perdere la fiducia nell’ora della prova e della sofferenza; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra famiglia una scuola di crescita nell’amore di Dio e dei fratelli”, ha aggiunto.
Nel martirologio romano, la festa liturgica del beato Giovanni XXIII ricorre il 3 giugno, data della sua morte, nel 1963. A Roma, però, lo si ricorda anche nell’anniversario della prima sessione – pubblica – del Concilio Vaticano II, l’11 ottobre 1962.
Il Concilio era stato annunciato da Giovanni XXIII dalla basilica di San Paolo fuori le Mura il 25 gennaio 1959 e convocato con la costituzione apostolica “Humanae salutis” del 25 dicembre 1961.
Nel corso della cerimonia di beatificazione di Giovanni XXIII, in piazza San Pietro, il 3 settembre 2000, Papa Giovanni Paolo II ha sottolineato nell’omelia la bontà di questo figlio di contadini, originario della provincia di Bergamo, che “colpì il mondo per l’affabilità del tratto, da cui traspariva la singolare bontà dell’animo”.
Il Papa ricordava anche “l’immagine di un volto sorridente e di due braccia spalancate in un abbraccio al mondo intero”. “Quante persone sono restate conquistate dalla semplicità del suo animo, congiunta ad un’ampia esperienza di uomini e di cose!”.
Papa Giovanni, aggiungeva, aveva portato una “ventata di novità”: “nuovo era lo stile nel parlare e nell’agire, nuova la carica di simpatia con cui egli avvicinava le persone comuni e i potenti della terra”.
Il Concilio ecumenico Vaticano II ha aperto “una nuova pagina nella storia della Chiesa: i cristiani si sentirono chiamati ad annunciare il Vangelo con rinnovato coraggio e con più vigile attenzione ai ‘segni’ dei tempi. Il Concilio fu davvero un’intuizione profetica di questo anziano Pontefice che inaugurò, pur tra non poche difficoltà, una stagione di speranza per i cristiani e per l’umanità”, concludeva Giovanni Paolo II.
Papa Benedetto XVI, dal canto suo, ha parlato del Concilio Vaticano II e della sua eredità ricevendo i membri della Curia romana il 22 dicembre 2005 in occasione del tradizionale scambio di auguri di fine anno.
“Il passo fatto dal Concilio verso l’età moderna, che in modo assai impreciso è stato presentato come ‘apertura verso il mondo’, appartiene in definitiva al perenne problema del rapporto tra fede e ragione, che si ripresenta in sempre nuove forme”, ha detto. “Così possiamo oggi con gratitudine volgere il nostro sguardo al Concilio Vaticano II: se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa”.