Etiopia: nonostante la siccità e la malnutrizione, il bisogno più urgente è l’istruzione

Avverte il Vescovo di Emdeber

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KÖNIGSTEIN, martedì, 23 maggio 2006 (ZENIT.org).- In Etiopia, “la promozione sanitaria e umana è fondamentale per il processo di sviluppo”, ma “la necessità più urgente è l’istruzione di base”.

E’ la constatazione che ha fatto il Vescovo Abune Musie Ghebreghiorghis, OFM Cap – dell’eparchia cattolica di Emdeber – per tutto il Paese del Corno d’Africa, così come per la sua circoscrizione (appartenente all’Arcidiocesi di Addis Abeba).

Il presule, di 56 anni, ha approfittato della sua visita ad “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) per sottolineare questa carenza in un Paese in cui i cattolici “rappresentano solo una piccolissima minoranza, circa lo 0,7%” sugli oltre 65 milioni di abitanti.

“Emdeber ha circa 3 milioni di abitanti, e solo 24.000 sono cattolici. Nonostante questo, mi azzardo ad affermare che il 90% dell’opera sociale viene svolta dai cattolici. Poco tempo fa ho fondato una scuola tecnica per trasmettere competenze che permettano agli alunni di guadagnarsi da vivere”, ha raccontato il presule.

Un mese fa, l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione e la Cultura), attraverso un rapporto pubblicato al termine di una ricerca realizzata a livello mondiale dal suo Istituto di Statistica (riguardante le necessità da oggi al 2015), ha avvertito che in Etiopia si deve raddoppiare il numero degli insegnanti affinché ogni bambino possa avere l’istruzione di base.

Lo studio – del quale si è fatto eco il dicastero missionario attraverso il suo organo informativo “Fides” – ha anche osservato che, in generale, nei Paesi in cui c’è carenza di insegnanti il personale docente è a sua volta meno qualificato.

L’Etiopia è anche uno dei Paesi più afflitti dal problema della siccità.

Un rapporto dell’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) – citato da “Avvenire” all’inizio del mese – ha situato la Nazione accanto a quelle che soffrono i livelli più alti di denutrizione infantile.

Nonostante questo, il Vescovo Ghebreghiorghis non ha esitato ad individuare nell’educazione di base la necessità più urgente del suo Paese.

In Etiopia prevalgono i musulmani (45%-50%) e gli ortodossi (35%-40%).

“La Chiesa cattolica è sempre aperta al dialogo ecumenico e interreligioso. A livello ufficiale, tuttavia, non ci sono molti contatti con gli ortodossi”, ha affermato il presule etiope secondo quanto raccolto da ACS.

“Attualmente, la coesistenza con la comunità musulmana è pacifica. Il numero di moschee, soprattutto finanziate dall’estero, non smette di crescere nel Paese, ma non si registra un atteggiamento ostile nei confronti dei cristiani”, ha aggiunto.

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ZENIT Staff

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