Discorso di Benedetto XVI ai Vescovi del Canada Atlantico in visita “ad limina Apostolorum”

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 22 maggio 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato sabato scorso da Benedetto XVI nel ricevere in udienza i Vescovi della Conferenza Episcopale del Canada Atlantico, giunti in Roma per la quinquennale visita “ad limina Apostolorum”.

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Cari Fratelli Vescovi,

1. “Grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro” (1 Tm 1, 2). Con affetto fraterno vi porgo il benvenuto, Vescovi di New Brunswick, Newfoundland, Nova Scotia e Prince Edward Island. Ringrazio il Vescovo Lahey per i gentili sentimenti espressi a nome vostro. Li ricambio cordialmente e assicuro delle mie preghiere voi e quanti sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale. La vostra visita ad limina Apostolorum è un’opportunità per rendere grazie a Dio per l’opera di quanti hanno predicato instancabilmente il Vangelo in tutto il vostro Paese. È anche un’occasione per rafforzare nella fede, nella speranza e nella carità i vostri vincoli di comunione con il Vescovo di Roma e per affermare il vostro impegno a rendere il volto di Cristo sempre più visibile in seno alla Chiesa e alla società, attraverso la coerente testimonianza del Vangelo, che è Gesù Cristo stesso.

2. Il Canada possiede un fiero retaggio permeato da una ricca diversità sociale. Al centro dell’anima culturale della nazione c’è l’incommensurabile dono di fede di Cristo che è stato ricevuto e celebrato nei secoli con profonda gioia dalle popolazioni della vostra terra. Come molti Paesi, tuttavia, anche il Canada soffre oggi per gli effetti diffusi del secolarismo. Il tentativo di promuovere una visione dell’umanità che prescinda dall’ordine trascendente di Dio e sia indifferente alla luce invitante di Cristo, allontana dalla portata degli uomini e delle donne comuni l’esperienza della speranza autentica. Uno dei sintomi più gravi di questa mentalità, chiaramente evidente nella vostra regione, è il crollo del tasso di natalità. Questa testimonianza inquietante di incertezza e di paura, pur non essendo sempre conscia, è in forte contrasto con l’esperienza definitiva di amore autentico che per sua natura è caratterizzata dalla fiducia, cerca il bene dell’amato e guarda all’eterno (cfr Deus caritas est, n. 6).

Di fronte ai numerosi mali sociali e alle ambiguità morali che seguono la scia di una ideologia secolarista, i canadesi si aspettano da voi che siate uomini di speranza, che predichiate e insegniate con passione lo splendore della verità di Cristo, che dissolve le tenebre e illumina la via per rinnovare la vita ecclesiale e civile, educando le coscienze e insegnando la dignità autentica della persona e della società umana. Soprattutto nei distretti che subiscono le conseguenze dolorose del declino economico, come la disoccupazione e l’emigrazione indesiderata, i responsabili ecclesiali recano molti frutti quando, nella loro sollecitudine per il bene comune, cercano con generosità di sostenere le autorità civili nel compito di promuovere la rigenerazione della comunità. A questo proposito, osservo con soddisfazione il successo delle celebrazioni dell’anniversario svoltesi lo scorso anno nell’Arcidiocesi di Saint John’s e caratterizzate da uno spirito di cooperazione con le varie autorità civili. Queste iniziative esprimono il riconoscimento del bisogno di forza spirituale al centro della società. Infatti, “in nessun modo è possibile separare la risposta ai bisogni materiali e sociali degli uomini dal soddisfacimento delle profonde necessità del loro cuore” (Messaggio Papale per la Quaresima 2006).

3. Cari Fratelli, i vostri rapporti evidenziano la serietà con cui state rispondendo all’esigenza di rinnovamento pastorale. Mi rendo conto che, a causa dell’invecchiamento del clero e dell’isolamento di molte comunità, le sfide sono imponenti. Tuttavia, se la Chiesa deve placare la sete che gli uomini e le donne hanno di verità e di valori autentici sui quali edificare la propria vita, non bisogna lesinare alcuno sforzo nel trovare iniziative pastorali efficaci per far conoscere Gesù. Quindi è molto importante che i programmi catechetici e di educazione religiosa che state attuando continuino ad approfondire la comprensione dei fedeli e l’amore di nostro Signore e della Sua Chiesa e risveglino in essi lo zelo per la testimonianza cristiana che è radicata nel Sacramento del Battesimo. A questo proposito, occorre prestare particolare attenzione per garantire che il rapporto intrinseco fra il Magistero della Chiesa, la fede dell’individuo e la testimonianza nella vita pubblica sia preservato e promosso. Solo così possiamo sperare di superare il divario debilitante tra il Vangelo e la cultura (cfr Evangelii nuntiandi, n. 20).

Una particolare importanza rivestono i nostri catechisti. Hanno abbracciato con grande coraggio l’ardente desiderio che fu di san Paolo: trasmettere “anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto” (1 Cor 15, 3). L’insegnamento della fede non può essere ridotto a mera trasmissione di “cose” o di parole o anche di un insieme di verità astratte. La tradizione della Chiesa è viva! È l’attualizzazione permanente della presenza attiva del Signore Gesù in mezzo al suo popolo, realizzata dallo Spirito Santo ed espressa nella Chiesa in ogni generazione. In questo senso è come un fiume vivo che ci unisce alle origini, che sono sempre presenti, e ci conduce alle porte dell’eternità (cfr Catechesi durante l’Udienza Generale, 26 aprile 2006). Attraverso di voi, prendo atto del buon servizio svolto dai catechisti nelle vostre Diocesi e li incoraggio nel loro dovere e privilegio di far conoscere lo straordinario “sì” di Dio all’umanità (cfr 2 Cor 1, 20). Inoltre, faccio appello direttamente ai giovani delle vostre Diocesi affinché raccolgano la gratificante sfida del servizio catechetico e partecipino alla soddisfazione di trasmettere la fede. Il loro esempio di testimonianza cristiana a chi è più giovane di loro rafforzerà la loro fede, portando agli altri la gioia che scaturisce dal significato dello scopo e del senso nella vita rivelati da Dio.

4. Nel vostro piano di rinnovamento pastorale dovete affrontare il delicato compito della riorganizzazione delle parrocchie e anche delle Diocesi. Ciò non si può realizzare mai in modo appropriato ricorrendo ai semplici modelli sociali di ristrutturazione. Senza Cristo, non possiamo fare nulla (cfr Gv 15, 5). La preghiera ci radica nella verità, ricordandoci incessantemente il primato di Cristo e, in unione con Lui, il primato della vita interiore e della santità. Le parrocchie sono dunque, a giusto titolo, considerate prima di tutto case e scuole di comunione. Di conseguenza, la riorganizzazione delle parrocchie è fondamentalmente un esercizio di rinnovamento spirituale. Ciò esige una promozione pastorale della santità, affinché i fedeli si mantengano attenti alla volontà di Dio, del Quale condividiamo la vita vera, divenendo partecipi della natura divina (cfr Dei Verbum, n. 2). Una simile santità, o una simile comunione intima attraverso Cristo e nello Spirito, è rafforzata, fra le altre cose, da una pedagogia autentica della preghiera, da un’introduzione alla vita dei Santi e alle molteplici forme di spiritualità che abbelliscono e stimolano la vita della Chiesa, da una partecipazione regolare al Sacramento della Riconciliazione e da una catechesi convincente sulla domenica come “il giorno della fede”, “un giorno irrinunciabile”, “il giorno della speranza cristiana” (cfr Dies Domini, nn. 29-30; 38).

Sono certo che una riscoperta di Gesù Cristo, Verbo fatto carne, nostro Salvatore, porterà a una riscoperta dell’identità personale, sociale e culturale dei fedeli. Lungi dal confondere la diversità e la complementarità dei carismi e delle funzioni dei ministri ordinati e dei fedeli laici, un’identità cattolica rafforzata ravviverà la passione per l’evangelizzazione, che è propria della vocazione di ogni credente e della natura della Chiesa (cfr Istruzione Il presbitero, pastore e guida della comunità parrocchiale, nn. 23-24).

5. Nella chiamata universale alla santità (cfr 1Ts 4, 3) si trova la particolare vocazione alla quale Dio chiama ogni individuo. A questo riguardo, vi incoraggio a rimanere vigili nel vostro
dovere di promuovere una cultura della vocazione. Le vostre relazioni testimoniano come amministrate i sacerdoti, che lavorano con grande generosità per la missione della Chiesa e per il bene delle persone che servono. Prego affinché il loro cammino quotidiano di conversione e di amore generoso risvegli nei giovani uomini il desiderio di rispondere alla chiamata di Dio all’umile ministero sacerdotale nella Sua Chiesa.

Inoltre, avete sottolineato, a giusto titolo, l’ottimo contributo delle religiose e dei religiosi alla missione della Chiesa. Questo profondo apprezzamento della vita consacrata è giustamente accompagnato dalla vostra preoccupazione per la diminuzione delle vocazioni religiose nel vostro Paese. Occorre nuova chiarezza per articolare lo speciale contributo dei religiosi alla vita della Chiesa: una missione per rendere l’amore di Cristo presente in mezzo agli uomini (cfr Istruzione Ripartire da Cristo: un rinnovato impegno della vita consacrata nel terzo millennio, n. 5). Tale chiarezza darà vita a un nuovo kairos, con i religiosi che ribadiscono fiduciosi la loro vocazione e, sotto la guida dello Spirito Santo, propongono di nuovo ai giovani l’ideale della consacrazione e della missione. Ancora una volta assicuro i sacerdoti religiosi, i religiosi e le religiose della testimonianza vitale che essi offrono mettendosi senza riserve nelle mani di Cristo e della Chiesa, come forte e chiara proclamazione della presenza di Dio in un modo comprensibile ai nostri contemporanei (cfr Omelia in occasione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata, 2 febbraio 2006).

6. Cari Fratelli, con affetto e gratitudine fraterna vi offro queste riflessioni e vi assicuro delle mie preghiere mentre cercate di guidare le greggi che vi sono state affidate. Uniti nella vostra proclamazione della Buona Novella di Gesù Cristo, procedete ora nella speranza! Con questi sentimenti vi affido alla protezione di Maria, Madre della Chiesa, e all’intercessione di san Giuseppe, suo casto sposo. A voi e ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e ai fedeli laici delle vostre Diocesi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

[Traduzione dell’originale inglese e francese distribuita dalla Santa Sede, © Copyright 2006 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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