Dopo lo tsunami, una diocesi indiana insegna non solo a ricevere, ma anche a dare

KÖNIGSTEIN, mercoledì, 10 maggio 2006 (ZENIT.org).- “Dopo il disastro dello tsunami che ha colpito duramente la mia diocesi, la cultura è passata dal ‘dare’ al ‘ricevere’. E’ per questo che la Chiesa deve aiutare la gente a recuperare il suo spirito di comunità”, ha affermato monsignor Leon Augustine Tharmaraj, Vescovo di Kottar, nello Stato indiano sud-orientale del Tamil Nadu, durante la sua visita ad “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) il 9 maggio.

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“Finora, circa 300 nuove case sono state consegnate a gente rimasta senza casa a causa dello tsunami – principalmente cattolici che vivono vicino alla spiaggia –, ma devono essere ricostruite ancora circa 1.400 case – e anche molti degli edifici ecclesiastici che sono stati distrutti o gravemente danneggiati dal disastro”.

Il Vescovo ha lodato la “cooperazione buona e vicina” tra le autorità governative e la Chiesa: “Ciò che ora conta di più è che la gente recuperi i mezzi per guadagnarsi i mezzi di sostentamento. Qui l’impegno sociale della Chiesa è fondamentale, soprattutto nel settore dell’educazione”.

Interpellato sul dialogo interreligioso e le vocazioni, monsignor Tharmaraj ha affermato: “Abbiamo rapporti molto buoni con i musulmani e gli induisti, tranne alcuni gruppi fondamentalisti. E Dio ci ha benedetto con molte vocazioni, tanto che attualmente circa 150 sacerdoti della diocesi stanno lavorando nel nord dell’India e due missionari in Brasile”.

Secondo il presule, la diocesi di Kottar, che ha più di 1,7 milioni di abitanti, ha circa 500.000 cattolici e 262 sacerdoti diocesani, mentre 70 seminaristi maggiori si stanno preparando al sacerdozio.

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ZENIT Staff

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