CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 22 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Questo sabato Benedetto XVI ha inviato un telegramma di cordoglio per le vittime del disastro aereo avvenuto nella notte di giovedì scorso a circa 20 chilometri da Košice, in Slovacchia, dove il velivolo, proveniente da Pristina, sarebbe dovuto atterrare.
L’aereo sul quale viaggiavano giovani militari del contingente slovacco della Forza multinazionale di pace nel Kosovo (Kfor) è precipitato nel Nord-Est dell’Ungheria nei pressi del confine con la Slovacchia.
Nel messaggio fatto pervenire dal Santo Padre all’Ordinario Militare di Slovacchia, monsignor František Rábek, tramite il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, il Papa ha espresso la propria “affettuosa vicinanza” ai familiari e ai colleghi delle vittime.
Dopo aver affidato le vittime alla “materna intercessione” di Maria, il Santo Padre ha quindi invocato il “celeste conforto” e la “cristiana speranza” per “quanto hanno subito [una] così sofferta prova”.
A bordo del velivolo si trovavano quarantatrè persone. Di tutto l’equipaggio solamente una persona è sopravvissuta ed è stata tratta in salva. Tuttavia, ora versa in gravi condizioni.
Stando a quanto affermato da alcuni testimoni, l’aereo volava a bassa quota prima di precipitare e incendiarsi all’impatto con il suolo, nonostante l’atterraggio di fortuna tentato dal pilota.
Le autorità slovacche hanno confermato che l’aereo trasportava militari della forza di pace, che venivano rimpatriati dal Kosovo per un normale turno di avvicendamento.
Il Kosovo, provincia serba abitata in maggioranza da albanesi, è amministrata da una Missione delle Nazioni Unite dal giugno 1999, quando si sono conclusi i bombardamenti dell’Alleanza Atlantica per costringere le forze serbe a ritirarsi.
Nella provincia è dispiegata una Forza di pace multinazionale di circa 17.000 uomini guidata dalla Nato. Il contingente slovacco dello Kfor ammonta a circa cento soldati e avrebbe dovuto essere portato a centotrentacinque a partire da febbraio.